Concludo l’anno riportando una Reuters di ieri che annuncia un’ottima notizia in materia di conservazione ambientale e in particolare di difesa degli animali, che arriva dalla Cina, il gigante asiatico vieterà il commercio dell’avorio a partire dal prossimo anno, a fine 2017 il divieto sarà totale ma già entro il 31 marzo molte fabbriche che utilizzano avorio dovranno restituire le licenze.
Regolamentare non basta
Ho parlato di licenze, si perché ormai da molti anni, in praticamente tutto il mondo, si è affermato il principio che il commercio dell’avorio debba essere controllato o ci ritroveremo senza elefanti, il problema però è che dove c’è un grande mercato dell’avorio legale è facile far scomparire nella massa anche quello di provenienza illecita, cioè dal bracconaggio.
Sarebbe quasi inutile raccontare che chi si occupa di difesa degli animali stia esultando, Alex Hofford di WildAid dice che è la migliore notizia di tutto il 2016.
Gli altri grandi mercati precedono o seguono la Cina
I tre maggiori mercati mondiali per l’avorio sono la Cina, Hong Kong e gli USA, gli Stati Uniti hanno preceduto di poco la Cina annunciando un bando totale entrato in vigore a giugno, invece Hong Kong l’ha annunciato per fine 2021 ma gli attivisti stanno cercando di fare pressione per far accelerare l’entrata in vigore del bando.
Ma cosa succederà per chi già detiene avorio?
Si sa che le autorità Cinesi non sono tenere, da loro un divieto è un divieto e conviene non trasgredire, chi possiede oggetti in avorio di cui può dimostrare la provenienza legale potrà chiedere una certificazione che permetterà di continuare ad esporli in mostre e musei.
E per la vendita? Aste di oggetti di avorio antichi saranno ancora permesse ma sotto stretta sorveglianza e il governo cinese si impegnerà anche nel formare le forze di polizia.
Purtroppo finché una cosa si potrà fare da qualche parte si continuerà a fare, Hofford sostiene che alcuni intagliatori cinesi che lavoravano l’avorio hanno spostato il loro business in Laos e Myanmar per cercare di aggirare il divieto cinese, ma questo non deve guastare la festa per l’ottima notizia.
Roberto Todini