E’ ancora ufficioso, ma pare che il Governo sia intenzionato a fare dietrofront sulle restrizioni. Ha senso, con 900 morti al giorno?
Se il governo fosse una canzone, potrebbe essere “Come si cambia”, che continua dicendo “Per non morire”. E’ un balletto interessante quello che stiamo vedendo in questi giorni: alcuni lo potrebbero definire “dinamico”, altri, meno clementi, potrebbero azzardare uno “scoordinato”. Ormai il copione lo conosciamo: la bozza sulle nuove misure viene diramata ai giornali, così l’opinione pubblica ha tempo di esporsi e il Governo di farsi un’idea della reazione. Poi arriva il DPCM, presentato baldanzosamente in una conferenza stampa con domande già preparate e accuratamente selezionate. Se poi, per caso, l’analisi del sentiment degli utenti ancora non manifesta quell’esplosione di entusiasmo che Rocco Casalino si attende, beh, allora bisogna cambiare il decreto. E’ il solito pendolo che oscilla tra gestione del contagio e gestione del consenso.
Dalle discoteche al cenone
E’ successo con le aperture di quest’estate, è successo con le richiusure lente e graduali di questo autunno. Ora succederà di nuovo con il Natale: prima il Governo promette una stretta, le persone, legittimamente, si lamentano, aizzate e strumentalizzate dall’opposizione, e il Governo si riadatta. I dati sono flessibili, evidentemente. Si possono leggere come fa comodo al Governo: tre giorni prima gli stessi numeri ci obbligano a chiudere, oggi, invece, si pensa che Natale, Santo Stefano e Capodanno a visitare i parenti, tutto sommato, non possono poi peggiorare la situazione. Che l’Italia abbia Comuni molto grandi e comuni formati da quattro vie al massimo, si sapeva anche prima. Se nello scrivere una norma, questo dettaglio non ha sfiorato gli autori, beh, c’è un problema di cui la pandemia è solo la cornice.
Un Governo diviso
A onor del vero, bisogna dire che il Governo è diviso sul punto. Il ministro della Salute Roberto Speranza sarebbe a capo del gruppo dei prudenti, perché “l’epidemia ha ancora numeri troppo alti per abbassare la guardia“. Di tutt’altra opinione invece il ministro degli Esteri Di Maio, che in un delirio di onnipotenza manifestato via web ha twittato un misericordioso “Permettiamo ai cittadini” di spostarsi tra i piccoli comuni. Favorevole anche Italia Viva e Coldiretti, per permettere alle strutture come gli agriturismi di avere qualche guadagno in più. Dall’intervento di Conte a Bruxelles, pare che sarà il Parlamento a decidere sul punto, attraverso l’adozione di un provvedimento legislativo ad hoc.
Dietrofront sulle restrizioni: il balletto natalizio
Qui, ad ogni modo, non si entra nel merito delle misure, ma si guarda al metodo. Siamo di fronte a un Governo che, nel migliore dei casi, è troppo influenzabile dalle pressioni dell’opposizione e dell’opinione pubblica. E allora la deduzione è una: si prende una decisione, già sapendo che potrà essere modificata, che tanto poi vediamo. Oppure, e questo è lo scenario peggiore, siamo governati da un gruppo di persone che, nemmeno di fronte ai dati e neanche con il supporto di una task force di studiosi e professionisti, riesce ad avere una visione d’insieme e una lungimiranza che permettano di non cambiare le carte in tavola ogni tre giorni.
Un Governo sensibile o troppo malleabile?
Nel primo caso, già vi sento, care le mie bimbe di Conte. Potreste venire a dirmi che il Governo è sensibile, che ascolta le opposizioni, che si fa carico delle richieste dei cittadini. A questo proposito, però, si fa largo nella mia mente l’immagine di un’Angela Merkel che rivolge ai suoi connazionali un appello ad accettare le restrizioni ancora più rigide in vista delle festività. I tedeschi, attenzione, sono 83 milioni: per la cancelliera 600 morti al giorno non sono accettabili. In Italia siamo 60 milioni: i morti di ieri, tanto per dire, sono stati 887. Siamo il secondo Paese, dopo gli Stati Uniti, in cui la cifra di morti è più alta, in assoluto, senza guardare al numero di abitanti. Siamo davvero così assuefatti all’idea della morte e della disfatta, che quasi 900 morti nemmeno ci sfiorano?
Il senso del limite chilometrico
Il problema, al di là della geometria del Governo che nei prossimi giorni dovrà armarsi di righello e definirci quindi il concetto di Comune limitrofo, se corrisponderà al concetto di geograficamente confinante o, più semplicemente, ci sarà un limite chilometrico da rispettare. Poi, però, arriverà, il Salvini di turno che aizzerà le folle con un bel post dal titolo “Incredibile, questa nonnina lasciata sola al Natale per soli 800 metri di distanza”. E allora, a quel punto, il Governo cosa farà?Straccerà il DPCM e punterà sul buonsenso? Specialmente di coloro che aspettano ogni santo decreto per trovare il cavillo e riuscire a farsi i fatti propri?
Una mancanza di lungimiranza non più scusabile
Nel secondo caso, invece, emerge tutta la scarsità di lungimiranza del Governo. Manca una visione d’insieme che riesca a prevedere i comportamenti delle persone: come quando a marzo era stato annunciato il lockdown per il giorno dopo e la gente era corsa ai treni in fuga dalla Lombardia, con l’obiettivo di riabbracciare la nonna, residente in un villaggio di cinquanta anime, fino a quel momento Covid free. In quel caso, l’azione del Governo era scusabile: bisognava fare presto, agendo in fretta e puntando sul buonsenso. Ora non è marzo e il buonsenso si è visto che funziona poco.
Non è il contenuto, ma il metodo
Che si festeggi Capodanno, Natale, l’Epifania insieme, a questo punto, è quasi irrilevante, anche se si respira una certa preoccupazione per quel che succederà da qui al 7 gennaio, bisogna dirlo. Il problema sta tutto nel criterio e nel metodo: è come se il Governo, minato anche nella sua stabilità da tutte le altre polemiche economiche sul tavolo, avesse pensato di allentare le norme, visto che è Natale e la gente è stanca. Come se il Governo avesse i dati, ma facesse dir loro quel che è comodo alle persone, per non sentirle lamentarsi. Manca, alla fine della fiera, un po’ di coraggio unito a un po’ di coerenza. L’Italia è un paese con 14 milioni di over 65, che, con tutta probabilità, nei prossimi giorni potranno riunirsi a figli e nipoti che abitano in città, mangiando insieme allo stesso tavolo. Poi a Santo Stefano, altri figli e altri nipoti. E via così, fino all’Epifania. Auguri a loro e auguri a noi.
Elisa Ghidini