La catastrofe in Yemen è ciò che si cela dietro la maschera saudita. A pochi km dal Mondiale in Qatar è in corso una crisi umanitaria senza precedenti
Nel 2022 la penisola araba è al centro dell’attenzione mediatica. Il pubblico internazionale gode della visione del Mondiale in Qatar in cui, persino uno Stato controverso, come l’Arabia Saudita, è riuscito a far parlare di sé, regalando 26 Rolls-Royce alla rosa della sua nazionale per la storica vittoria contro l’Argentina.
Oltre le apparenze delle auto di lusso e modernità, l’Arabia Saudita è un attore internazionale capace di esercitare soft power pur di nascondere la sua natura di regime autoritario creatosi con i ricavi economici della vendita del greggio. Le Rolls-Royce e i progetti futuristici come The Line Neom sono una facciata per i governi occidentali. infatti, dietro la maschera saudita si cela l’artefice della catastrofe in Yemen.
La famiglia Saud
La famiglia Saud è la famiglia reale dell’Arabia Saudita, è una delle più ricche e potenti famiglie al mondo. Attualmente, il re è Salmān bin ʿAbd al-ʿAzīz Āl Saʿūd, che ha assunto il trono nel 2015. La famiglia ha una vasta influenza in tutto il mondo, e ha stretti legami con vari governi occidentali, tra cui gli Stati Uniti di cui è un prezioso cliente. Il reale governatore del paese è in realtà il principe ereditario Moḥammad bin Salmān Āl Saʿūd. La famiglia ha una ricca storia di espansione e di successo, e il loro patrimonio complessivo è presumibilmente sconosciuto.
Gran parte della ricchezza accumulata dalla famiglia saudita proviene dalla vendita di petrolio. L’Arabia Saudita, infatti, è uno dei più grandi produttori di petrolio. La monarchia saudita governa uno dei principali paesi esportatori di petrolio al mondo. Le esportazioni di petrolio sono destinate principalmente ai mercati d’oltremare, come USA, Unione Europea, Cina e Giappone. Il petrolio costituisce così il principale asset economico del paese. Grazie al quale, la monarchia assoluta saudita è riuscita a diventare il più grande compratore di armi a livello mondiale.
Dalla guerra civile all’intervento saudita in Yemen
Il conflitto in Yemen ha le sue radici nella primavera araba del 2011. La transizione politica causata dalle proteste avrebbe dovuto portare stabilità nel Paese ma da allora la situazione in Yemen è precipitata.
I combattimenti sono iniziati nel 2014 quando i ribelli sciiti Houthi hanno preso il controllo della provincia di Saada e delle aree limitrofe nello Yemen del nord. Approfittando dell’instabilità politica del paese, gli Houthi hanno continuato la loro avanzata arrivando a prendere la capitale Sanaa.
Ciò costrinse l’Arabia Saudita e altri stati – per lo più arabi sunniti – sostenuti dalla comunità internazionale – a lanciare attacchi aerei contro gli Houthi e a schierarsi attivamente contro le ingerenze Iraniane (da sempre paese canaglia sostenitore dei gruppi sciiti in tutto il Medio Oriente). L’obiettivo dichiarato era quello di ripristinare il governo da loro ritenuto legittimo e ormai fuggito in esilio. Il conflitto si è intensificato drammaticamente dopo l’intervento saudita.
La guerra in Yemen e la crisi umanitaria che ne è derivata hanno determinato nel Paese una situazione drammatica. Save the Children riporta oltre 20.000 vittime civili tra marzo 2015 e marzo 2021. In una decade di instabilità e di guerra continua, più di 4 milioni di persone in Yemen, tra cui più di 2,4 milioni di bambini, sono stati forzati a lasciare le loro case, diventando sfollati o profughi di guerra.
L’aumento delle vittime è da attribuire direttamente ai bombardamenti sauditi e alle ingerenze iraniane. La crisi umanitaria in Yemen è stata aggravata dalla pandemia di COVID-19 e dalla recente guerra tra Russia e Ucraina, che ha ulteriormente messo a dura prova un già fragile paese. A riguardo, bisogna parlare apertamente di catastrofe in Yemen dopo l’intervento saudita.
Arabia Saudita ed Iran: la guerra fredda in Medio Oriente all’origione della catastrofe in Yemen
Entrambe le parti sono coinvolte in una guerra silenziosa per il predominio geopolitico nel Medio Oriente. Alimentando l’intolleranza religiosa tra gruppi sciiti e sunniti i due schieramenti finanziano gruppi armati spesso anche legati al terrorismo. L’Arabia Saudita e l’Iran sono due potenze regionali in competizione che rappresentano due ramificazioni diverse dell’Islam: l’Arabia Saudita è una monarchia assoluta di stampo sunnita, mentre l’Iran è una teocrazia islamica sciita.
Le tensioni tra l’Arabia Saudita e l’Iran sono aumentate negli ultimi anni. La crescente rivalità è stata alimentata da una serie di questioni che vanno dalla politica regionale alla religione e all’economia.
Una delle principali ragioni del conflitto è la disputa per il controllo della regione del Medio Oriente. L’Arabia Saudita sostiene principalmente regimi sunniti nella regione, mentre l’Iran sostiene principalmente movimenti sciiti. Questo scontro si riflette anche nelle guerre regionali, come in Yemen. In cui coalizione dell’Arabia Saudita ha condotto numerosi attacchi aerei contro le forze ribelli Houthi, causando decine di vittime tra i civili. L’Iran, al contempo, ha fornito armi e sostegno militare ai ribelli Houthi arrivando a fornire anche i famigerati droni Shaed per testarli su un campo di battaglia di guerra asimmetrica.
In questo conflitto dalle tante sfaccettature gli sconfitti restano gli innocenti, vittime della violenza per il dominio in Medio Oriente.