Noi l’abbiamo intervistato riguardo quanto accaduto ed ecco cosa ci ha risposto:
Ho letto alcuni articoli e ho ascoltato quanto da lei detto a Radio Capital. Vive a Cracovia da 11 anni, com’è stato ambientarsi lì? Ha detto che, negli ultimi tempi, c’è diffidenza verso gli stranieri, secondo lei, come mai? E come percepisce questo cambiamento?
Sì, da 11 anni e non ho mai rimpianto questa scelta. Ho avuto la fortuna di trasferirmi in Polonia negli anni euforici del sogno Europa. Nell’ ultimo anno le cose sono cambiate. La retorica anti-immigrati e quella di essere il baluardo della difesa della cristianità in Europa ha reso la vita complicata anche a noi stranieri che siamo perfettamente integrati.
Tra l’altro i nazionalismi e gli estremismi stanno prendendo piede un po’ ovunque in Europa. In Francia, a seguito dei diversi attentati avvenuti tra il 2016 ed il 2017, c’era una vera e propria psicosi. Così come in Italia, i recenti fatti di cronaca hanno fatto emergere un allarmante ritorno di tendenze e simpatie fasciste. Tutto è iniziato con l’omicidio di Pamela, poi c’è stata la strage di Macerata, dopo gli attacchi a Casa Pound e Forza Nuova (gesti anch’essi ‘fascisti’).
E, proprio qualche giorno fa, la morte di Idy Diene e la rivolta dei senegalesi a Firenze. In tutto ciò, c’è la possibilità che il futuro premier sia Salvini, che sulla retorica anti-immigrati ci ha costruito un’intera campagna elettorale. Non solo, ha fatto di frasi come “Prima gli italiani” e “L’Italia agli italiani” i suoi slogan, i suoi ‘cavalli di battaglia’. Ed ora, proprio un italiano (immigrato all’estero e integrato lì da oltre un decennio) si ritrova ad affrontare frasi come “Ad Auschwitz solo polacchi” che è un po’ l’equivalente dei motti citati sopra. E’ davvero paradossale e, ironia della sorte, proprio una persona che ha studiato storia e lavora in ambito culturale è vittima di quest’episodio.
Ed ad Auschwitz. Mah sì.
Esatto, cosa ancora più grave. Non bastavano le numerose morti avvenute poco più di 70 anni fa lì, ora la storia sembra ripetersi, proprio in quello che è divenuto un luogo simbolo delle discriminazioni, dell’odio razziale e che, nel frattempo, è stato trasformato in un ‘museo della memoria’.
Ma quanto successo, anche se lo ha ferito, non fermerà Diego Audero, che alla nostra domanda:
Continuerà comunque a lavorare lì?
Risponde:
Certo. Questa è casa mia. Non lascio che un paio di imbecilli me lo impediscano.
Quanto avvenuto a questo giovane connazionale dovrebbe spingerci a riflettere sull’attuale situazione politica e sociale dell’Italia.
In fondo, anche noi, se ci spostiamo, siamo stranieri e siamo visti e trattati come ‘diversi’ (succedeva ai tempi in cui migliaia di italiani partivano alla volta dell’America, eppura sembra che in molti l’abbiano dimenticato). Cos’avrebbe da dire uno come Salvini riguardo un italiano trattato da straniero (tenendo conto di come lui tratta gli stranieri in Italia)? Purtroppo la risposta a questa domanda non può darcela né Diego Audero (che ringraziamo per la sua disponibilità ed il tempo dedicatoci), né possiamo darvela noi, ma è un quesito che non possiamo fare a meno di porci.
Carmen Morello