Didattica a distanza e alunni disabili, come aiutare le famiglie?

Didattica a distanza e alunni disabili, insegnante di sostegno

A child in a medical mask during a coronavirus pandemic

Si discute tanto di didattica a distanza, DAD o DID, ma nessuno parla di come essa influisce sugli alunni disabili, sull’insegnante di sostegno e sulle loro famiglie


Da quasi un anno la realtà scolastica è stata rivoluzionata dalla didattica a distanza: alunni, famiglie, insegnanti (di sostegno e non) e soprattutto disabili hanno dovuto fare i conti con la tecnologia. Quest’ultima, sempre ritenuta alla portata di tutti, si è rivelata un mondo pieno di difficoltà suprattutto per chi soffre di disturbi specifici dell’apprendimento, disabilità a livello fisico o cognitivo e per chi presenta bisogni educativi speciali.





La didattica a distanza è ancora al centro dei dibattiti, ma non si parla di come viene affrontata dagli alunni disabili. Cosa è cambiato per loro, trovandosi privati del supporto dell’insegnante di sostegno? Di certo, l’insegnante di sostegno continua a mantenere un costante dialogo con il proprio alunno e la famiglia tramite gli strumenti virtuali. Tuttavia, lo studente, abituato ad essere seguito da questa figura professionale fianco a fianco, è messo di fronte a difficoltà significative. Quali vantaggi può fornire la tecnologia in questo contesto?

Strumenti tecnologici a favore degli alunni svantaggiati

L’autismo

Per gli studenti con disturbi dello spettro autistico, la tecnologia può essere uno strumento efficace per migliorare lo sviluppo cognitivo, linguistico e sociale. Non a caso, l’insegnante di sostegno si serve di numerosi strumenti digitali e materiali audiovisivi. Nel caso della didattica a distanza, essi garantiscono un valido aiuto soprattutto per le famiglie degli alunni disabili. I materiali audiovisivi ben selezionati insieme all’insegnante aiutano a stimolare l’attenzione sfruttando un punto di forza degli autistici: le abilità visive. Inoltre, hanno un’infinita ripetibilità e rimangono invariati. A tal proposito, infatti, gli alunni con questo deficit percepiscono meglio una sintesi vocale con una cadenza stabile, che non viene modificata da agenti esterni come gli stati d’animo.





Anche gli strumenti digitali come i software per PC rappresentano un valido aiuto. Per esempio, il software GECO aiuta ad imparare tramite la combinazione di parole, immagini, mappe e suoni. Aiuta a lavorare sulla sfera emotiva attraverso schemi o storie sociali volte al riconoscimento delle emozioni proprie ed altrui. Oppure, attraverso compiti di realtà, aiuta a sviluppare l’autonomia e le capacità cognitive e comunicative.

Gli alunni non verbali

Gli studenti affetti da patologie che precludono la comunicazione verbale possono sicuramente servirsi della tecnologia per interagire con gli altri. In questo caso, l’insegnante di sostegno usa un metodo molto efficace: la CAA. È l’acronimo di Comunicazione Aumentativa Alternativa e consiste nell’affiancare le parole a simboli o pittogrammi che le rappresentano. Questo metodo può essere utilizzato anche in didattica a distanza direttamente dalle famiglie degli alunni verbalmente disabili. Infatti, esistono vari software open source fondati sulla CAA. Uno di questi è Araword: un word processor che permette di scrivere contemporaneamente testo e pittogrammi. A questo viene aggiunta una sintesi vocale grazie alla quale si può leggere ciò che si scrive.




I Disturbi specifici dell’apprendimento e i Bisogni Educativi Speciali

I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) comprendono: dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia. In questo caso, la didattica a distanza può rivelarsi davvero complessa. Anche qui la tecnologia corre in aiuto. Infatti, gli alunni possono servirsi di programmi di videoscrittura con correttore ortografico, la sintesi vocale, i libri digitali, le risorse audio (file audio digitali, audiolibri), il registratore, i programmi di videoscrittura con correttore ortografico, la calcolatrice (anche vocale), i software per mappe mentali e concettuali, i dizionari digitali, il diario informatico.

Le stesse dinamiche si rivelano utili anche per coloro che presentano Bisogni Educativi Speciali (BES). Tra i BES sono classificati coloro che provengono da ambienti socio-economici,  linguistici e culturali svantaggiati, gli alunni stranieri e gli ADHD (alunni con disturbo da deficit di attenzione/iperattività). Anche per loro la didattica a distanza è stata svantaggiosa, anche se, sia i DSA, che i BES non sono considerati alunni disabili.

La didattica a distanza come strategia inclusiva per gli alunni disabili

In questo periodo in cui i rapporti sociali devono limitarsi ad una videoconferenza, il tema dell’inclusione scolastica dovrebbe essere trattato con maggior importanza. La stessa didattica a distanza, in questo contesto, dovrebbe diventare mezzo di inclusione per gli alunni disabili sfruttandone tutte le opportunità. Ciò può essere incentivato sviluppando le giuste competenze in ambito tecnologico e rafforzando il dialogo tra famiglia e insegnanti.

Silvia Zingale

Exit mobile version