Il Conservatorio Bellini di Catania, fondato dai gesuiti nel ‘500 e il più grande di tutti rischia di chiudere insieme ad altri 18 italiani per assenza di fondi.
Sono 19 i conservatori non statali che oggi rischiano la chiusura. Il Pergolesi di Ancona ha già chiuso; i conservatori di Taranto, Bergamo, Livorno, Lucca e altri rimasti senza i fondi stanziati per la cultura seguono a ruota.
Il cruccio e disagio di queste strutture per la formazione musical è legata alla loro non avvenuta statalizzazione. I conservatori rientrano ancora nei bilanci delle provincie regionali.
Le quali, però, ormai in via di transizione e chiusura, non hanno più i fondi per mantenerli. Sono i Comuni e le Regioni a sobbarcarsi il peso dei loro finanziamenti e ormai non riescono più.
Sono stati richiesti, per sanare l’emergenza, 5,5 milioni di euro dagli enti locali che purtroppo non sono arrivati. Era stato ideato un disegno di legge, il quale non è partito.
La ministra Fedeli oggi riporta alla luce, in Senato, la questione dei sotto-finanziamenti, sperando in uno sblocco.
Giulio Cesare Ricci, discografico e coordinatore di questi diciannove conservatori, dichiara:
Ho visto la commissione Cultura del Senato approvare un buon disegno di legge e poi rimetterlo nel cassetto per mancanza di fondi. A che serve sostenere la promozione dello sviluppo della cultura se poi si negano risorse per il sistema dell’alta formazione musicale? E, in realtà, non servono molti soldi. Il conservatorio non statale di Ancona ha già chiuso, altri potrebbero seguirne il destino. Sono finanziati dagli Enti locali e dalle tasse degli studenti, ma le famiglie non riescono più a sostenere il costo.
La Fcl Cgil segue già da tempo la questione e ribadisce che è fondamentale evitare la chiusura per preservare l’importanza dell'”esperienza straordinaria” che sono i Conservatori e per garantire uno studio efficiente a tutti gli studenti.
Sono molti i giovani musicisti che perseguono e maturano la volontà di studiare musica per potersi garantire un futuro con qualcosa che rispecchi la loro passione.
Quale sarà invece il futuro di queste strutture didattiche?
Gea Di Bella