La rivoluzionaria dichiarazione Schuman, primo passo verso l’Unione Europea

Signature of the Paris Treaty creating the ECSC - CECA on April 18, 1951

Il 9 maggio 1950 – mentre i venti minacciosi della guerra fredda imperversavano sulla scena internazionale già da tre anni e  il mondo correva spedito verso un decennio di crisi diplomatiche e gravi escalation militari – nel Salone dell’Orologio del Quai d’Orsay di Parigi, l’allora ministro degli esteri del governo de Gaulle Robert Schuman rendeva pubblica per la prima volta  una dichiarazione che avrebbe segnato il futuro del vecchio continente dando avvio a quel delicato processo di integrazione economica, culturale e successivamente anche politica, che sarà determinante per la costruzione della futura Unione Europea.

Chi era Robert Schuman

Nato in Lussemburgo nel 1886 da padre tedesco e madre lussemburghese, Jean-Baptiste, Nicolas, Robert Schuman è stato a tutti gli effetti un uomo di frontiera. Schuman trascorse la sua infanzia in Lussemburgo per spostarsi successivamente in Germania dove completò gli studi secondari laureandosi in giurisprudenza. Nel 1912 aprì uno studio legale a Metz, città nella quale ottenne anche la cittadinanza francese con la fine della Prima guerra mondiale.

Schuman iniziò  la carriera politica dopo l’armistizio del 1918  come consigliere comunale della città di Metz.  Nel 1940 divenne sottosegretario per i rifugiati, votando a favore della concessione dei pieni poteri al maresciallo Pétain. La sua attività politica a supporto dei rifugiati lo portò a spostarsi dal sud della Francia a Metz, dove raggiunse i propri cittadini scacciati dalle loro case dagli occupanti tedeschi per essere integrati immediatamente nel reich. Proprio a Metz venne incriminato e arrestato dalla Gestapo riuscendo ad evadere soltanto nel 1942.

Nel 1946, dopo la sconfitta della Germania, Schuman venne rieletto al Parlamento francese ricoprendo ruoli determinanti nelle istituzioni. Nello stesso anno fu nominato Ministro delle finanze e nel 1947 divenne presidente del consiglio rimanendo in carica fino al luglio del ’48. Dopo la presidenza assunse la carica di Ministro degli Esteri diventando uno dei protagonisti nei negoziati che portarono alla creazione del Consiglio d’Europa, della NATO e della CECA. Il 19 marzo 1958 fu eletto primo presidente dell’Assemblea Parlamentare Europea (APE), l’organo politico che più rappresenta la volontà dei popoli europei nell’unione.

Il contesto storico della Dichiarazione Schuman e le difficili relazioni tra Francia e Germania

Sul piano politico ed istituzionale, la dichiarazione Schuman rappresenta la prima vera manifestazione di volontà da parte degli Stati  europei nel voler avviare una cooperazione internazionale per superare gli strascichi lasciati dalla Seconda guerra mondiale.

In quegli anni, termini come federazione e unione circolavano già nell’ambiente diplomatico europeo ma l’ideale europeista era soltanto una vaga aspirazione.  Nel 1947 anche Winston Churchill aveva pronunciato un discorso di stampo filoeuropeista in cui auspicava il superamento delle rivalità tra Francia e Germania senza, però, avanzare proposte concrete sul piano economico e men che meno politico.

Negli anni della Guerra fredda il rafforzamento del blocco occidentale non era tra le priorità delle cancellerie europee, le quali si limitarono a fondare nel 1949 il Consiglio d’Europa, un organo consultivo che sin dalla sua costituzione ha operato per assicurare il diritto dell’uomo e della democrazia parlamentare senza intaccare in alcun modo la sovranità degli stati membri.

La dichiarazione Schuman aveva, quindi, l’ambizioso obiettivo di provare a stabilizzare le difficili relazioni franco-tedesche impedendo in questo modo il proliferare di quelle tensioni che avevano provocato nell’arco di poco più di trent’anni due guerre mondiali. In particolare, era necessario risolvere la questione delle miniere della Ruhr, poste sotto il controllo dell’Autorité Internationale de la Ruhr,  organo creato appositamente per ripartire tra gli Stati europei le materie prime tedesche necessarie alla ricostruzione postbellica.

Il tandem Monnet-Schuman

9 Maggio 1950 – Dichiarazione Schuman | Massime dal Passato

Il principale ispiratore della nuova visione europeista racchiusa nella dichiarazione Schuman fu il politico e consulente economico Jean Monnet – responsabile in quegli anni del commissariato generale per il piano francese di modernizzazione e delle infrastrutture.

Monnet era convinto che la stabilizzazione delle relazioni tra Bonn e Parigi si sarebbe potuta raggiungere soltanto con il coinvolgimento diretto della neonata Repubblica federale di Germania in una serie di relazioni economiche e commerciali con le altre nazioni europee.

Tradotto nel linguaggio della politica internazionale ciò voleva dire che, se l’oggetto della contesa tra Francia e Germania erano state sino a quel momento le materie prime, allora la prima tappa della soluzione avrebbe dovuto prevedere la creazione di una unione di Stati in grado di gestire il mercato europeo delle risorse minerarie (carbone e acciaio in primis) ricorrendo al supporto politico di Parigi grazie alla presenza di Robert Schuman.

Convinto della solidità delle idee di Monnet, il ministro Schuman decise quindi di sostenere il progetto assumendosene la responsabilità politica, ma da politico lungimirante e meticoloso si apprestò a lavorare alla stesura della relazione con la massima discrezione possibile per evitare le pressioni provenienti dall’ambiente dell’economia e delle industrie.

Soltanto dopo aver raggiunto l’intesa con il cancelliere tedesco Konrad Adenauer, Schuman decise di annunciare pubblicamente il suo piano durante la conferenza del 9 maggio 1950, ormai certo di poter contare su una volontà sovranazionale condivisa e solidale per la costruzione di una pace duratura tra le nazioni d’Europa.

Il 9 maggio 1950, quando al Salone del Quai d’Orsay di Parigi Schuman rese pubblica la dichiarazione, l’ambasciatore italiano a Parigi, Pietro Quaroni, informò tempestivamente Alcide de Gasperi che il giorno seguente comunicò l’adesione dell’Italia ai colloqui per la realizzazione del mercato europeo del carbone e dell’acciaio.

Il 20 giungo dello stesso anno i rappresentanti di sei Paesi: Francia, Germania, Italia e i membri del Benelux (Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo) avviarono i colloqui multilaterali per la stesura del trattato che sarebbe entrato in vigore il 23 luglio 1952 sancendo la nascita della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA).

Tra le principali novità introdotte dalla CECA vi fu l’abolizione delle barriere doganali e delle relative restrizioni quantitative sulla circolazione delle materie prime che fino a quel momento avevano fortemente condizionato il mercato carbosiderurgico europeo alimentando lo scontro tra Francia e Germania per il controllo dei giacimenti di carbone e acciaio nella zona dell’Alsazia e della Lorena.

L’innovazione istituzionale della Dichiarazione Schuman

Le parole pronunciate da Schuman il 9 maggio 1950  tradussero nel linguaggio concreto della politica il dilemma storico che si cela dietro ad ogni guerra –  la capacità di costruire una pace giusta e duratura – muovendo da una serie di osservazioni frutto di un lampante realismo fuso insieme con slanci di consapevole idealità.

Schuman era consapevole del fatto che gli Stati europei erano troppo piccoli per poter sperare di garantire prosperità e sicurezza ai loro popoli, lasciando così sullo sfondo l’ombra tetra di un nuovo conflitto nel cuore dell’Europa. Per questa ragione, la pace duramente raggiunta con la forza delle armi e la perdita di milioni di vite umane sarebbe dovuta diventare un bene da salvaguardare e non un obiettivo potenzialmente raggiungibile in ogni momento, magari iniziando una nuova guerra.

Schuman era convito che – negli anni del secondo dopoguerra – la stabilità dell’Europa potesse essere conservata soltanto eliminando «il contrasto secolare tra Francia e Germania». Qualora, infatti, le ragioni del contrasto tra le due nazioni avessero trovato terreno fertile anche in futuro – dopo la sconfitta del nazifascismo –  la pace avrebbe assunto soltanto la forma di una tregua.

Attraverso uno sforzo congiunto, Schuman e Monnet riuscirono, invece, a dettare un preciso percorso politico partendo dal piano di una programmazione economica condivisa sullo sfruttamento delle risorse minerarie.

L’eredità della Dichiarazione Schuman nel futuro dell’Unione Europea

Dietro alla realistica certezza che «l’Europa non potrà farsi in una sola volta»  Schuman e Monnet colsero lo slancio ideale delle diverse volontà nazionali nel voler inaugurare un percorso di pace e di crescita economica.

Oggi, l’Europa unita resiste ancora anche se la grandiosa intuizione di Schuman di una pace duratura quale bene da preservare ad ogni costo sembrerebbe aver ceduto il passo ad un atteggiamento troppo attendista rispetto al futuro che più volte ha finito con l’allentare i legami di solidarietà tra gli Stati.

In questi ultimi anni, l’Unione Europea ha dovuto far fronte a sfide di portata globale – dalla pandemia da covid19 all’invasione russa dell’Ucraina – che hanno richiesto ancora una volta  uno sforzo congiunto ma non sempre efficace.

Ed è per questa  ragione che – a distanza di settantatré anni dalla proclamazione della Dichiarazione Schuman – l’Europa ha bisogno  di rinnovarsi  per ritrovare la propria visione ideale.  D’altronde, costruire la pace in tempi di difficili significa proprio questo: scorgere delle possibilità  là dove l’incertezza e lo sconforto rendono indistinguibile ogni cosa. Questo Schuman lo sapeva bene  e perciò decise di adoperarsi in ogni modo per realizzare nel proprio presente storico un’impresa rivoluzionaria che ancora oggi definisce i popoli d’Europa.

 

Tommaso Di Caprio

 

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