La recente dichiarazione di Hailey Bieber, che ha affermato sia piacevole maneggiare carne cruda, solleva interrogativi importanti sul nostro rapporto con gli animali e sulla disconnessione morale che permea la nostra società. L’idea che qualcuno possa provare piacere nel toccare i resti di un animale macellato può sembrare inquietante, specialmente se ci fermiamo a riflettere su cosa significherebbe fare lo stesso con un cane o un gatto. Il fatto che molte persone trovino normale maneggiare carne di pollo o di altri animali allevati per il consumo umano evidenzia una profonda incongruenza nei nostri valori etici.
La dichiarazione di Hailey Bieber è un esempio di distacco dalla realtà della violenza
“Ci sono alcune persone a cui non piace per niente toccare la carne cruda, e lo capisco, è bizzarro, ma a me piace. È strano?”
Questa dichiarazione di Hailey Bieber manca di considerazione verso la violenza implicita che si nasconde dietro le sue scelte alimentari perché, come molti di noi, è protetta dal processo di macellazione. Pagare qualcun altro per compiere l’atto cruento di uccidere, smembrare e preparare un animale per il consumo ci permette di mantenere una distanza psicologica dalla realtà di ciò che stiamo mangiando. Tuttavia, questa distanza non giustifica la mancanza di riflessione morale su ciò che il consumo di carne comporta.
Immaginiamo per un momento se Hailey Bieber, o chiunque altro, fosse costretta a tagliare personalmente la gola di un pollo prima di cucinarlo. È probabile che il piacere di maneggiare carne cruda svanirebbe rapidamente di fronte alla crudezza dell’atto. Questo esempio serve a sottolineare quanto siamo distanti dalla violenza che le nostre scelte alimentari comportano.
La dichiarazione di Hailey Bieber relativa al piacere di maneggiare carne mette in luce una disconnessione significativa tra la nostra esperienza quotidiana come consumatori e la cruda realtà dell’industria alimentare. Se fossimo costretti a compiere personalmente l’atto di uccidere un animale, guardandolo negli occhi e diventando pienamente consapevoli della sua sofferenza, potrebbero emergere emozioni profonde come il disgusto, il rimorso e il dolore.
Queste sensazioni, spesso nascoste dietro la comodità dell’acquisto di carne già preparata e confezionata, ci costringerebbero a confrontarci con la dura verità: partecipiamo a un sistema che rende accettabile la violenza e la sofferenza inflitte agli animali, semplicemente perché non dobbiamo vederla né viverla direttamente, e che normalizza l’assenza di disgusto, o addirittura il piacere, di maneggiare parti del corpo di un essere vivente macellato.
La selettività dell’empatia
La dichiarazione di Hailey Bieber mette in evidenza la selettività della nostra empatia verso gli animali, una selettività profondamente radicata nella cultura e nelle tradizioni. Nelle società occidentali, cani e gatti sono spesso considerati membri della famiglia, compagni di vita a cui riserviamo amore e cure. Al contrario, animali come polli, mucche e maiali sono visti principalmente come risorse alimentari. Questo dualismo riflette una costruzione culturale che ci spinge a classificare gli animali in base alla loro utilità per l’uomo, piuttosto che al loro valore intrinseco come esseri senzienti.
Potendo dare per assodato che le sue parole, se riferite alla carne di un cane macellato, avrebbero indignato la maggior parte delle persone, la dichiarazione di Hailey Bieber solleva interrogativi importanti su questa distinzione.
Morfologicamente e psicologicamente, non esiste una differenza sostanziale tra un cane e un pollo: entrambi sono capaci di provare dolore, paura e piacere; entrambi hanno la volontà di vivere e interagiscono con l’ambiente che li circonda. Tuttavia, la dichiarazione di Hailey Bieber e l’assenza di indignazione per le sue parole mette in luce il fatto che la società continua a perpetuare l’idea che alcuni animali, come i cani, siano più degni di vivere rispetto ad altri, come i polli.
La verità inquietante è che, in un mondo in cui le nostre scelte quotidiane influenzano la vita di esseri senzienti, siamo pronti a giustificare dei comportamenti crudeli attraverso il filtro della convenienza e della tradizione. La dichiarazione di Hailey Bieber rappresenta non solo la nostra indifferenza verso gli animali considerati “da consumo”, ma anche quanto siamo disposti a sacrificare della nostra umanità per mantenere intatto un sistema di sfruttamento che, a ben vedere, non è affatto necessario.
Se il nostro piacere nel maneggiare carne cruda non è disturbato dalla consapevolezza del dolore che ha preceduto quel momento, allora è chiaro che siamo di fronte a una disconnessione che non solo giustifica l’ingiustificabile, ma che rischia di spezzare il legame tra la nostra coscienza e le nostre azioni. Fino a dove siamo disposti a spingerci per mantenere intatta una visione distorta della realtà che ci permette di ignorare il costo reale delle nostre scelte quotidiane?