“Dialogo nel buio” un percorso per apprendere un nuovo modo di vedere

Dialogo nel buio, una mostra nel cuore di Milano grazie alla quale è possibile vivere un'esperienza unica per comprendere la diversità.

Dialogo nel buio, una mostra nel cuore di Milano grazie alla quale è possibile vivere un'esperienza unica per comprendere la diversità.

Nel cuore di Milano è possibile vivere un’esperienza unica per affrontare insieme l’oscurità. L’Istituto dei Ciechi invita i visitatori ad immergersi nella quotidianità di un non vedente, sperimentandone le difficoltà.

“Dialogo nel buio” è un percorso espositivo nato per sensibilizzare alla diversità, dove i visitatori sono spinti a sperimentare le normali azioni del quotidiano nella più completa oscurità. Visitando la mostra è possibile scoprire quante sensazioni diverse prova una persona non vedente e comprendere come in assenza della vista si sviluppino gli altri sensi. Nell’uomo olfatto, gusto, udito e tatto sono spesso sottovalutati per via del predominio della vista, eppure non è così per tutti.

Si tratta di un progetto didattico per adulti e bambini ospitato dall’Istituto dei Ciechi di Milano, inaugurato per la prima volta nel 2005 e poi diventato permanente, durante il quale i visitatori accompagnanti da guide affette da cecità vivono una riproduzione delle attività più comuni come mangiare, spostarsi in una stanza, attraversare la strada o telefonare completamente al buio, con il suo ausilio di un bastone per non vedenti.

In una società sempre più intimamente legata all’immagine e all’apparenza, “Dialogo nel Buio” rappresenta un mezzo per risvegliare e potenziare i canali extravisivi, per una conoscenza più completa di se stessi e del mondo circostante. Allo stesso tempo, il percorso costituisce un’occasione per rapportarsi al “diverso” con un approccio meno influenzato dal pregiudizio.

“Dialogo nel buio” ci insegna come l’oscurità non sia solo una questione legata alla disabilità

Il terrore del buio, dello sconosciuto, rappresenta una paura ancestrale che difficilmente si concretizza nella realtà di tutti giorni, ma che una volta affrontata può essere un primo passo per riflettere su vari temi ad essa connessi ben oltre alla disabilità, come ad esempio l’inquinamento luminoso che affligge i grandi centri urbani.

L’oscurità è un elemento presente in natura come tanti altri, certo può spaventare, eppure fa parte della nostra esistenza, come la neve, la pioggia o il sole. L’uomo ha il dovere di tornare in contatto con il buio, così da comprendere al meglio le sensazioni e le informazioni che gli altri sensi comunicano, per non essere guidato nella vita solo dalla percezione visiva.

Come funziona il percorso di visita?

Gruppi di massimo otto visitatori si addentrano in un territorio sconosciuto e con l’accompagnamento di guide non vedenti percorrono ambienti senza luce che riproducono situazioni realistiche.

Superato l’ingresso, ci si trova alle prese con una condizione fisica mai sperimentata prima per la quale è necessario apprendere unaltro modo di vedere”.  L’ambiente è suddiviso in cinque stanze che riproducono luoghi del privato e del pubblico: il giardino, la casa, il mare, la città e il bar.

Assaporare i profumi delle piante, il rumore dell’acqua, toccare gli oggetti appesi ai muri per identificarli, salire su una finta barca, percepire con il tatto, l’udito e l’olfatto con la guida degli accompagnatori saranno solo alcune delle novità proposte ai fruitori. La visita prevede una passeggiata nei vari ambienti, dove si sperimentano le attività ad essi correlate come cucinare o cambiarsi d’abito, per poi concludersi con una sfida per cui è vitale un pizzico di coraggio. All’inizio i partecipanti saranno terrorizzati dal timore di mettere un piede nel posto sbagliato, ma passo dopo passo, con l’aiuto della voce della guida e conversando con le persone del proprio gruppo, l’esperienza diventerà sempre più naturale.

L’ultima tappa del percorso consiste nell’attraversamento di uno spazio nel quale sono riprodotti tramite degli audio i rumori della strada (clacson, motori di macchine, voci, biciclette, allarmi) nella completa oscurità per poter arrivare alla fine ad un bar, dove  bere un caffè e rilassarsi, il tutto sempre in assenza di luce. “Dialogo nel buio” non è una semplice simulazione della cecità, ma un’occasione per prestare maggior attenzione agli altri anche mentre si passeggia serenamente per la propria città.

La storia di “Dialogo nel buio”

“Dialogo nel buio” nasce da un’idea del giornalista tedesco Andreas Heinecke, il quale si trova nel 1988 a lavorare per la prima volta in assoluto con un collega non vedente, grazie al quale cambia prospettiva sulla cecità e scopre come la vita di una persona con una disabilità possa essere ricca di sensazione e curiosità verso il mondo.

Da questa rapporto di lavoro e di amicizia nasce il bisogno di cercare una formula comunicativa da proporre al pubblico per sensibilizzarlo sul tema. Dopo varie ricerche con installazioni sonore e oggetti d’arte da esplorare con il tatto, si arriva a costruire un percorso al buio accompagnati da guide non vedenti. Del resto, provare sulla propria pelle esperienze simili è il miglior modo per abbattere pregiudizi e convinzioni sbagliate sulle disabilità.

La prima edizione si tenne a Francoforte nel 1988 e riscosse un grande successo, tanto da spingere i curatori a riproporre il percorso in numerose città nel mondo. Ad oggi, la mostra è stata allestita in 17 paesi in tutto il globo dal Giappone, al Canada fino al Brasile. Seppur riadattata nell’allestimento, “Dialogo nel buio” rimane un progetto informativo aperto a tutti in grado di stravolgere la nostra percezione delle cose ed educare alla diversità grazie al gioco e alle relazioni umane. Un’avventura da provare almeno una volta nella vita, che lascia un segno grazie al suo approccio volto alla reciprocità e allo scambio tra persone indipendentemente dall’età, dalle origini o dalle condizioni fisiche.

Francesca Calzà

Exit mobile version