Il dialetto è una risorsa della nostra terra che potrebbe estinguersi così come è stato per i dinosauri.
L’italiano medio oggi, sembra aver preso troppo sul serio la famosa frase “Parliamo italiano, quindi siamo italiani”, compiendo così l’errore di dimenticare il dialetto. La lingua italiana, infatti, è costellata dal vernacolo che subisce modifiche a seconda del territorio e del tempo.
Ritengo doveroso iniziare a definire il tutto con il termine idioma. L’idioma è il linguaggio proprio di un popolo di un ambiente culturale ben definito. La tradizione linguistica italiana non può prescindere dalla formazione dell’ampio mosaico dialettale che l’ha preceduta, ed è dunque per questo indispensabile continuare ad arricchire di nuove pietre preziose e di nuovi colori questo meraviglioso quadro.
Oggi, tuttavia, l’idioma subisce continue denigrazioni e viene isolato, prediligendo l’uso di un italiano corretto. Secondo l’ultimo sondaggio ISTAT del 2006, infatti, il popolo afferma di utilizzare soltanto l’italiano (il 45,5% in famiglia, il 48,9% con gli amici e il 72,8% con gli estranei) oppure, in casi estremi, di mescolare il dialetto alla lingua italiana (il 32,5% in famiglia, il 32,8% con gli amici e il 19% con gli estranei). La percentuale di coloro i quali dicono di parlare soltanto dialetto è quasi del tutto inesistente.
Non si discute, dover conoscere la lingua italiana è indispensabile, ma perché rifiutare la tradizione in seno al dovere? Il vernacolo è oggi una lingua quasi del tutto oscura ai giovani che utilizzano solo l’italiano o al massimo il mix italiano-dialetto: il vernacolo è pertanto in via di estinzione, anche se non immediata.
Questo è il quadro generale, ma vi sono delle notevoli eccezioni. In Toscana, parte del Lazio, tutto il sud, le isole e il nord-est il dialetto è molto presente e sembra non dare segni di cedimento. Il Veneto risulta poi la regione d’Italia in cui l’uso del vernacolo è il più diffuso ancora oggi.
Come salvare tutti questi idiomi destinati a rimanere soltanto un ricordo? È indispensabile che si facciano degli studi ma se ciò non fosse possibile, basterà trascorrere un po’ di tempo in più con i nonni e le loro storie: una fonte inesauribile di cultura!
Maria Giovanna Campagna