Pronta con una nuova missione l’Esa, l’agenzia spaziale europea, che stavolta si propone di raccogliere tutti i detriti spaziali abbandonati o rotti durante le vecchie missioni o satelliti inattivi.
Satelliti, frammenti di razzi e space shuttle o detriti artificiali. Lo spazio, sebbene vasto, risulta essere spesso molto ingombrato da detriti spaziali oltre l’atmosfera terrestre, composto da satelliti ormai logori e inutilizzati, a rimasugli di razzi rotti durante le partenze o mentre si era in orbita. Particolari pezzi non banali, alle volte anche dal peso di 50 chili, che potrebbero portare a problematiche anche nelle prossime missioni. Inoltre, ad oggi si contano più di 5300 lanci satellitari, con in orbita 2mila all’attivo, ma 3mila non operativi o ormai obsoleti.
E sebbene siano considerate parte di ricerche e missioni preziose per la scoperta dell’universo, tali satelliti diventano una complicazione non indifferente per l’osservazione terrestre, la meteorologia, la ricerca sul clima o nuove svolte nel campo delle telecomunicazioni. Dunque, l’obiettivo dell’Agenzia Spaziale Europea, è quello di rimuovere tali inattività. L’Esa ha commissionato la prima missione per il recupero di tali detriti. Lo annuncia la stessa agenzia in una nota. È la prima volta che viene annunciata una missione del genere in quasi 60 anni di attività.
ClearSpace-1 per raccogliere la spazzatura
La prima missione, con test di prova e progettazione, sarà attuata dalla start up Clean Space pronti per ricreare la CleanSpace-1. Il gruppo di ricercatori proviene dalla Scuola Politecnica Federale di Losanna e dovrà sottoporre la proposta finale entro marzo 2020, data in cui potrebbero già dare il via ai lavori. Anche Luc Piguet, fondatore e amministratore di ClearSpace-1, spiega come il tempo stringa, sottolineando la necessità di un carro attrezzi che rimuova i detriti non operativi.
Tuttavia, per portare l’idea da un foglio di carta alla vera progettazione, di tempo ce ne sarà. Difatti la missione verrà lanciata solo nel 2025 e a 500 km per i primi test decisi. Solo allora dovranno raggiungere l’obiettivo: recuperare un frammento della missione Vega lanciato nel 2013, dal peso di 100 kg.
Tale detrito sarà spostato e rimosso grazie alle 4 braccia robotiche Vespa. Quindi, i due bruceranno nello spazio, sebbene anche l’Esa stia lavorando per evitare che vengano eliminati solo i detriti e non anche lo “spazzino spaziale”. Si parla di un costo di 120 milioni di euro, come riporta anche il “The Guardian“. Eppure l’Esa ne parla in termini di sicurezza per la bonifica spaziale e un’assunzione di responsabilità durante le singole missioni. Il tutto anche per un rispetto di quello che è l’Universo.
Anna Porcari