Detesto l’ipocrisia

Di Giovanna Mulas





“E’ una persona molto buona” sento dire da sempre (ovviamente rivolto a terzi), “Accetta di tutto,ha un carattere d’oro: sorride anche quando dovrebbe piangere, non la vedi mai adirata. Ogni donna dovrebbe imparare da lei”.
Oppure “Quella persona ha un carattere che te la raccomando…”. Di norma correggo questa ultima affermazione con “Ha carattere oppure non ne ha”, e lì la chiudo. Ah, per favore: adiratevi. Per favore: piangete. Siate ciò che siamo o che dovremmo essere; uomini del dubbio, non pietre. E di una donna che ride sempre, pure dinanzi alla disgrazia propria o altrui bhè, forse la riterrei più un’idiota, che ‘buona persona’. A quasi cinquant’anni ho felicemente appreso ad infischiarmene della vanesia insicurezza della giovinezza, che continuo comunque a godere negli altri studiandone, non vista, i gesti di mani o gambe, le pose o le malizie, il balbettìo e la spallina del reggiseno che cala, l’avventarsi sul cibo, gli scatti inquieti del sopracciglio. Mio malgrado sorrido sorniona dello sforzo di emulazione che denota la poca autostima, e dell’apparire come una società deviata domanda alla donna in quanto donna, fornendo nel quotidiano esempi di una perfezione farlocca, offensiva dell’intelligenza altrui.




Essere se stessi nel bene e nel male; Noi, Natura. E un mare non è meno potente e straordinario quando la tempesta irrompe e travolge. A parecchi quel mare può piacere meno che negli attimi di calma piatta, altri possono temerlo e di fatto l’allontanano (si teme ciò che non si conosce), ma il mare è sempre lo stesso mare, e disconosce l’ipocrisia.

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