Il XX rapporto dell’associazione Antigone sulle condizioni di detenzione, presentato recentemente a Roma, offre uno sguardo agghiacciante sullo stato attuale delle carceri italiane. Intitolato “Nodo alla gola”, il rapporto evidenzia un sistema penitenziario in crisi, caratterizzato da sovraffollamento e un drammatico aumento dei casi di suicidio.
La detenzione in Italia continua a mostrare segni preoccupanti, tra carceri sempre più sovraffollate, aumento di di suicidi e torture. Quanto emerge da “Nodo alla gola” il recente rapporto di Antigone, associazione per i diritti nel sistema penale, che ha messo in luce una situazione tragica all’interno delle carceri italiane. Soprattutto in seguito al caso delle torture all’Istituto Penale Minorile Cesare Beccaria di Milano che ha scosso l’opinione pubblica.
Nonostante la diminuzione della criminalità per reati gravi, il numero di detenuti in carcere con pene lunghe sta aumentando. Questo è dovuto principalmente all’innalzamento delle pene e non all’aumento degli ingressi. La combinazione di questi fattori sta contribuendo alla rapida crescita dei numeri della detenzione in Italia. Al 31 marzo 2024, il numero di persone detenute nelle carceri italiane ha raggiunto quota 61.049, superando la capienza ufficiale di 51.178 posti.
La popolazione carceraria italiana sta invecchiando, con il 32,2% dei detenuti appartenenti alla fascia d’età tra i 45 ei 59 anni. Inoltre, è aumentato il numero di detenuti anziani, con il 10% del totale che ha superato i 60 anni. Questo invecchiamento dei detenuti è accompagnato da un aumento dei detenuti con lunghe pene da scontare. Che costituiscono ora il 48,7% del totale. Le donne rappresentano il 4,3% dei detenuti, mentre gli stranieri costituiscono il 31,3% del totale. Il numero di detenuti nelle carceri minorili è aumentato del 30%, a causa delle politiche repressive del governo Meloni.
Regioni come la Puglia, la Lombardia e il Veneto registrano i tassi di affollamento più alti, con valori rispettivamente del 152,1%, 143,9% e 134,4%. Ma preoccupa anche la crescita delle presenze in regioni come il Friuli-Venezia Giulia e la Basilicata, con un aumento del +14,9% e +16,4% rispetto all’anno precedente. Ben al di sopra della crescita media nazionale del +7,7%. I dati evidenziano anche la grave situazione di sovraffollamento in alcuni istituti specifici. Ad esempio, istituti come Brescia Canton Monbello, Lodi e Foggia presentano tassi di affollamento ben oltre il 180%.
L’alto tasso di sovraffollamento e le condizioni disumane nelle carceri hanno conseguenze tragiche, come evidenziato dai dati sui suicidi e sugli atti di autolesionismo. Nel solo 2024, si sono verificati già 30 suicidi e 42 decessi per altre cause nelle carceri italiane. Questi numeri sono senza precedenti e richiedono urgenti misure correttive.
Aumento dei suicidi e disagio mentale diffuso
Uno dei dati più preoccupanti riguarda il numero dei suicidi, che continua a crescere in modo allarmante. Nei primi mesi del 2024, sono già stati registrati 30 suicidi. 10 in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Questa tendenza, se confermata per l’intero anno, potrebbe portare il 2024 a registrare un nuovo record drammatico di suicidi in carcere.
Le vittime di questi tragici eventi sono spesso giovani e stranieri, con storie segnate da situazioni di marginalità e vulnerabilità. L’associazione Antigone evidenzia che, rispetto alla media europea, l’Italia si trova al di sopra per il numero di suicidi in carcere. Un dato preoccupante che richiede un’analisi approfondita e interventi mirati.
Ma, non è solo il suicidio a rappresentare una minaccia per la vita dei detenuti: le pessime condizioni strutturali delle carceri aggravano le malattie esistenti e rendono il sistema penitenziario un luogo di sofferenza estrema. Strutture vecchie e degradate che non riescono a garantire nemmeno i servizi di base.
Il caso delle presunte torture nell’Istituto Penale Minorile Cesare Beccaria di Milano ha scosso l’opinione pubblica e ha evidenziato la gravità della situazione. Tredici agenti di polizia penitenziaria sono stati arrestati in seguito a un’indagine della Procura di Milano, che ha portato a accuse di torture, lesioni e maltrattamenti nei confronti dei detenuti, compresi i minori.
Le condizioni di vita nelle carceri influenzano pesantemente il benessere psicologico dei detenuti. I tentativi di suicidio e gli atti di autolesionismo sono allarmanti, con una diagnosi psichiatrica grave ogni 100 detenuti presenti. La diffusa presenza di disturbi psichiatrici tra i detenuti rimane un problema significativo. Circa il 12% delle persone detenute, pari a quasi 6.000 individui, ha una diagnosi psichiatrica grave. L’uso massiccio di psicofarmaci, con il 20% dei detenuti che ne fa regolare uso, evidenzia una gestione critica della salute mentale in carcere.
Antigone sottolinea che la repressione e la mancanza di opportunità di recupero sociale alimentano un circolo vizioso di criminalità. Il carcere dovrebbe essere un luogo di rieducazione e reinserimento, ma troppo spesso diventa un incubatore di violenza e disperazione.
Detenuti stranieri
Una parte significativa è rappresentata dai detenuti stranieri. Al 31 marzo 2024, il numero di detenuti stranieri nelle carceri italiane per adulti ha raggiunto quota 19.108, corrispondente al 31,3% del totale della popolazione carceraria. Pur essendo in leggero calo rispetto agli anni precedenti, questo dato rivela un quadro importante da esaminare. Nonostante la crescita della popolazione straniera residente in Italia, il numero di stranieri detenuti è diminuito. Questo potrebbe indicare che le politiche di regolarizzazione abbiano avuto un impatto positivo sulla sicurezza.
Negli ultimi quindici anni, il numero di detenuti stranieri è variato, passando da un picco del 37% a una percentuale attuale del 31,3%. Un aspetto cruciale da considerare è il tasso di detenzione degli stranieri, ovvero la percentuale di stranieri detenuti rispetto al totale degli stranieri residenti in Italia. Questo tasso è diminuito nel corso degli anni, passando dallo 0,61% nel 2009 allo 0,37% nel 2024. Questo trend suggerisce che non esista un’emergenza legata alla criminalità degli immigrati e che le politiche di integrazione possano contribuire alla riduzione della delinquenza.
I paesi più rappresentati includono Marocco, Romania, Albania, Tunisia e Nigeria. Tuttavia, alcuni paesi, come la Romania, hanno visto una diminuzione percentuale nel numero di detenuti, mentre altri, come il Marocco, hanno registrato un aumento significativo. Un’analisi del profilo socio-criminale dei detenuti stranieri rivela che tendenzialmente commettono reati meno gravi e ricevono pene più brevi rispetto ai detenuti italiani.
Donne e bambini
La presenza femminile nelle carceri italiane mostra una stabilità relativa nel tempo. Alla fine di febbraio 2024, le donne detenute ammontavano a 2.611, costituendo il 4,3% della popolazione carceraria totale. Questo dato, pur oscillando leggermente nel corso degli anni, è in linea con la tendenza osservata negli ultimi decenni.
A livello europeo, la percentuale di donne detenute varia considerevolmente da paese a paese. Secondo l’ultimo dato disponibile del Consiglio d’Europa, la media di presenze femminili nelle carceri europee è del 5,4%, ma ci sono notevoli differenze. Ad esempio, in Italia la percentuale è del 4,3%, mentre in Danimarca è del 4,5% e in Spagna del 7,1%. Questi numeri riflettono una bassa incidenza della detenzione femminile rispetto alla popolazione carceraria complessiva.
Le carceri interamente femminili in Italia sono solo quattro, con una capienza complessiva di 646 detenute. Il resto delle donne detenute si trova in sezioni femminili all’interno di istituti a prevalenza maschile. Inoltre, vi sono sei sezioni destinate alle detenute transessuali, che si trovano all’interno di istituti maschili. Questa disposizione solleva questioni riguardanti la protezione e l’integrità delle detenute transgender.
Un aspetto importante da considerare è la presenza di bambini nelle carceri italiane. Attualmente, ci sono tre Istituti a Custodia Attenuata per Madri (ICAM) in funzione, che ospitano complessivamente 12 donne con i loro figli. La Legge Finocchiaro, che ha introdotto misure alternative alla detenzione per le detenute madri, non ha portato alla riduzione significativa del numero di donne in carcere.
L’aumento dei giovani in detenzione
Alla fine di febbraio 2024, il numero di giovani detenuti nei 17 Istituti Penali per Minorenni (IPM) d’Italia è salito a 532, registrando un aumento del 30% rispetto all’anno precedente. Questo trend minaccia la specificità positiva del sistema di giustizia penale minorile, tradizionalmente orientato verso un approccio educativo anziché repressivo.
Le modifiche legislative, in particolare il Decreto legge 123/23 (noto come “Caivano”), hanno ampliato le possibilità di ricorso al carcere in fase cautelare, contribuendo all’espansione dei numeri della detenzione minorile. Contrariamente allo spirito educativo del sistema. La maggior parte dei detenuti sono in custodia cautelare, senza condanne definitive. La maggioranza degli ingressi in carcere nel 2023 è avvenuta per custodia cautelare, sollevando dubbi sulla proporzionalità tra la gravità del reato e la decisione di detenzione.
Tutto ciò solleva gravi interrogativi sulla funzione rieducativa della pena e sulla salute della democrazia italiana. Il carcere dovrebbe essere un luogo di recupero sociale e di emancipazione dal crimine, ma la realtà è ben diversa. La repressione continua a farla da padrone sulla concessione, con nuove fattispecie di reato che limitano ulteriormente le libertà dei detenuti.
La situazione nelle carceri italiane richiede interventi urgenti per garantire il rispetto dei diritti fondamentali dei detenuti e per promuovere un sistema penitenziario più umano ed efficace. La democrazia di un paese si giudica anche dal trattamento riservato ai suoi detenuti, e in questo senso l’Italia deve fare molto di più per migliorare la situazione.
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