Un nuovo report di Cild (Coalizione italiana libertà e diritti civili) analizza il sistema della detenzione amministrativa: diritti sospesi, controlli carenti e gare di appalto al ribasso che favoriscono le multinazionali estere. E con il dl “Cutro” la situazione peggiorerà.
Il business della Detenzione amministrativa
Un sistema di detenzione amministrativa non in buono stato, con pecche sia nei diritti che nelle strutture, ma che rappresenta un buon affare per chi ci investe, in particolare le multinazionali straniere. A fotografare la situazione dei Centri di Permanenza e Rimpatri (CPR) italiani è il nuovo rapporto di Cild (Coalizione italiana libertà e diritti civili) , dal titolo “L’affare Cpr-Il profitto sulla pelle delle persone migranti”, effettuato sulle 10 strutture che risultavano attive fino a febbraio 2023, con una capienza teorica di circa 1.105 posti. Il report evidenzia che, nel periodo 2021-2023, le Prefetture competenti abbiano bandito gare d’appalto per un costo complessivo di circa 56 milioni di euro finalizzate alla gestione, da parte dei privati, dei CPR presenti sul territorio, cui vanno sommati i costi relativi alla manutenzione delle strutture e del personale di polizia. “La detenzione amministrativa è diventata, anche nel nostro Paese, una filiera molto remunerativa”, sottolinea Federica Borlizzi, ricercatrice che ha curato il report . Seconda la studiosa, in Italia esiste una doppia tendenza: da un parte lo stato minimizza i costi delle strutture e cerca di allontanarne la responsabilità affidandole alle imprese private, che dal canto loro cercando i massimizzarne i profitti. Aspetti strettamente legati come evidenzia l’analisi Cild: nelle ultime gare d’appalto le offerte sono state sempre più al ribasso, soprattutto d parte delle multinazionali straniere, che offrono anche 5 euro al giorno per la fornitura di colazione, pranzo e cena.
Il rapporto analizza poi i principali enti gestori dei CPR italiani. Tra questi spiccano alcune multinazionali come Gepsa e ORS, la società Engel s.r.l. e le Cooperative Edeco-Ekene e Badia Grande, società attive da tempo nel settore della detenzione amministrativa. Dal 2014 queste cominciano a presentarsi nelle gare d’appalto per l’affidamento dei Centri di Permanenza e Rimpatri italiani, per aggiungerli ai centri di trattenimento e servizi ausiliari all’interno delle carceri che gestiscono in tutta Europa. Abbiamo a che fare con società (come la Engel s.r.l) e multinazionali che riescono spesso ad aggiudicarsi le gare d’appalto attraverso delle modalità aggressive, ossia proponendo importanti ribassi sui prezzi a base delle aste con il rischio di gravi violazioni dei diritti fondamentali delle persone trattenute. Basti pensare che nei CPR anche il servizio di assistenza sanitaria è oggetto di una vera e propria “extraterritorialità”, essendo affidato non al Servizio Sanitario Nazionale (come avviene con gli istituti penitenziari) ma all’ente gestore. “Se l’assistenza sanitaria e anche l’idoneità all’entrata per il trattenimento è lasciata agli operatori del centro si apre una questione di conflittualità: l’ente gestore ha interesse a far entrare più persone possibili. E’ lo Stato che dovrebbe controllare ma non lo fa”, conclude Federica Borlizzi.
Il problema aperto dal decreto legge “Cutro”
Accanto alla questione economica c’è quella dei diritti. Il Cild esprime preoccupazione per le nuove disposizioni normative previste dal dl “Cutro“, decreto legge sulle «Disposizioni urgenti in materia di flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e di prevenzione e contrasto all’immigrazione irregolare». Questo dl non solo amplia il numero delle strutture ma prevedono anche deroghe al codice degli appalti. Nel rapporto vengono evidenziate le carenze del sistema di detenzione amministrativa, un sistema che andrebbe dunque se non riformato quantomeno rivisto. Estendere questo modello significa creare nel paese un circuito senza diritti solo per alcune persone, che spesso non hanno commesso reati o che se lo hanno fatto hanno già scontato una pena. Con la privatizzazione della gestione del servizio, sia per l’appalto di costruzione che per la gestione, lo stato scarica da sé tutte le responsabilità e le consegna solo ad aziende che hanno in mente solo i profitti, andando ad aggravare ulteriormente il problema. Se, come tutte le previsioni portano a dire, quest’estate ci sarà un aumento degli arrivi di migranti, la situazione non potrà far altro che peggiorare. Sappiamo quanto la “questione migranti” infiammi l’opinione pubblica, anche perché imbeccata spesso dalla stampa, ma sarebbe bene interessarsene anche quando questa non viene sbandierata in prima pagina come fosse il peggiore dei mali che affligge il nostro paese.