Detenuti russi tra i mercenari di Putin

detenuti russi

 

Da alcuni mesi sul fronte Ucraino combattono diverse centinaia di detenuti russi. Sei mesi di sevizio attivo nei ranghi della Wagner, la compagnia paramilitare al servizio di Putin, in cambio dell’amnistia o di un funerale secondo la propria fede. In questi giorni rientra in Russia dall’inferno di Bakhmut il primo scaglione di volontari. Al petto di ognuno, come accordato in sede di arruolamento, una medaglia al valore.

Il Gruppo Wagner

Lo chiamano il cuoco di Putin, per le sue varie attività di ristorazione dove il presidente russo ha più volte invitato dignitari stranieri. Ma Evgenij Prigožin è anche l’oligarca a capo della compagnia militare privata nota come Gruppo Wagner. Dal 2014 i suoi mercenari sono presenti in tutte le aree calde del pianeta per le quali il Cremlino nutra qualche interesse. C’erano in Venezuela, durante la crisi presidenziale del 2019; c’erano in Libia, durante la guerra civile; c’erano in Siria, accanto alle forze di Assad. Ora sono in Donbass. Stando alle parole pronunciate dallo stesso Prigožin in un video del 14 settembre, a luglio anche 300 detenuti russi hanno iniziato a combattere per la Compagnia in Ucraina. Nei mesi successivi il loro numero ha continuato a crescere.

L’arruolamento

Churchill diceva che la Russia è un rebus avvolto in un mistero che sta dentro ad un enigma. In tempo di guerra ancora di più. Rare e spesso contradditorie le notizie che raggiungono le nostre latitudini riguardo a ciò che accade nel ventre dell’orso. A volte però si accende una luce. È il caso del video registrato di nascosto durante un comizio di Prigožin in settembre. Quattro minuti e poco più in cui l’oligarca è circondato da alcune centinaia di carcerati per crimini violenti in una colonia penale della regione della Mordovia. Nel piazzale della prigione urla un’offerta chiara: arruolarsi nella Wagner per tornare liberi o morire da eroi. Sei mesi di servizio per rifarsi una vita. Sei mesi per distruggerne chissà quante oltre confine. Al termine dell’orazione vengono concessi cinque minuti per valutare la proposta, chi accetterà dovrà superare delle prove fisiche e una serie di colloqui con ufficiali della Compagnia. Poi l’addestramento. Infine il fronte.

Questo video è la sola prova visiva della metodologia utilizzata per rimpolpare le fila di un esercito privato che al momento, secondo fonti ucraine, conta circa 8mila effettivi. È molto facile supporre che arruolamenti del genere siano continuati, e continuino tuttora, in tutta la Russia. A testimonianza di ciò, una serie di interviste fatte dalla testata russa online Storie importanti a parenti di internati nelle carceri di Yablonevka e Obukhovo, che confermano la partenza di almeno quaranta volontari già nel mese di giugno.

Le accuse di Kiev

A dicembre le accuse ucraine nei confronti del Gruppo. Il ministro degli esteri di Kiev, Dimitro Kuleba, ha evidenziato come le attività della Wagner siano in costante crescita, non solo sul territorio Ucraino.

Non solo stanno assaltando Bakhmut e distruggendo completamente una grande città industriale, ma hanno una presenza crescente negli stati africani (…) In cambio di aiuti militari, Wagner ha ricevuto il permesso di sfruttare i giacimenti d’oro nelle zone di confine con il Ghana.

A queste si aggiungono le accuse, sempre da parte ucraina, riguardo l’impiego di detenuti russi affetti da malattie infettive quali epatite C e HIV. Il fine sarebbe quello di spaventare la popolazione dei territori occupati e indebolirne la resistenza attraverso la diffusione di queste patologie. L’intelligence ucraina parla di circa un centinaio di ex carcerati malati attualmente presenti sul proprio territorio, resi riconoscibili tra gli altri mercenari perché obbligati ad indossare un bracciale rosso e bianco.

Il rientro

È del 5 gennaio la notizia del rientro del primo scaglione di detenuti, ora uomini liberi. A darla è Aljazeera. Nel giro di poche ore viene confermata anche dalla russa Ria Novosti News Agency con un video in cui è sempre Prigožin a farla da protagonista. Stringe le mani ai reduci, li ringrazia per il servizio svolto, invita la società russa a trattarli con il più profondo rispetto, quello accordato agli eroi. La conclusione del discorso è indicativa di quanto fatto in Donbass: il cuoco di Putin ricorda ai veterani di non drogarsi e non stuprare più alcuna donna. La guerra, per loro, è finita.

Nei prossimi mesi è previsto il rientro in patria di altre decine di ex detenuti russi. Nel frattempo continua comunque ad aumentare il numero degli effettivi, in probabile previsione di una riapertura delle ostilità su ampia scala all’arrivo della primavera.

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