Fin dall’alba dei tempi l’uomo si è sempre interrogato sul tema del destino. Per provare a capire “cos’è”, ne abbiamo parlato con una persona che a questo argomento ha dedicato un libro. Si tratta dell’autore di “L’atlante dei destini”, Cristiano Denanni, 43 anni, di Torino, che si occupa di reportage e collabora freelance con Il Fatto Quotidiano, Nazione Indiana ed Effe.
Che cos’è il destino per te?
Il destino è il percorso che facciamo di giorno in giorno. Molti hanno l’idea che la vita sia possibile deciderla fin dall’inizio. Invece sarà divertente, un giorno, guardarci dall’alto e vedere come è andata. È come un filo rosso che arriverà ad un punto X, che colleghiamo giorno per giorno. La cosa bella del destino è che le cose a cui abbiamo sempre aspirato non è detto che riusciremo ad ottenerle, oppure è possibile che si verificheranno in un modo diverso da quello che ci siamo sempre immaginati. La strada del nostro destino non possiamo deciderla prima di partire, ma mentre la facciamo, anche se ci sembra di poterla controllare. È difficile sapere chi siamo a quindici anni, lo scopriamo ogni anno, ogni giorno, è come se da un giorno all’altro scadesse la nostra idea di chi siamo.
Quando avevi quindici anni ti aspettavi che la tua vita sarebbe andata così?
La mia vita ora è totalmente diversa da quella che credevo sarebbe stata quando avevo quindici anni. Nonostante ci siano stati anche momenti poco piacevoli, eventi negativi, casini, stravolgimenti, la mia vita non la sostituirei con quella di nessuno, perché mi appartiene, è insostituibile. Verso i venticinque anni ero molto intransigente con me stesso, pensavo che se tutto non andava come mi prefissavo, la mia vita sarebbe stata un fallimento. Negli anni ho imparato che la parola fallimento applicata alla vita non ci sta per niente bene. Così sono riuscito a fare la pace con me stesso.
Quali consigli daresti al te stesso di allora?
I consigli che darei al me stesso di allora? Al Cristiano quindicenne e ventenne direi di allentare la morsa, perché non può tenere sotto controllo tutto, anzi, quasi niente. La vita è un pandemonio, un gran casino ed è proprio questo il bello! Gli direi di stare più tranquillo perché tanto le cose andranno comunque, alcune come vorrà, altre in maniera totalmente inaspettata, ma anche dalle emozioni più spiacevoli si può imparare qualcosa. Tutto dipende da come reagiamo alle cose, da come le viviamo. Ma è facile ragionare in questo modo dopo esserci già passato…
Credi nel caso, pensi che ognuno di noi abbia un destino già segnato?
Credo che una fetta di caso ci sia nella vita, ma credo anche molte cose succedono perché le abbiamo fatte anche accadere. Ad esempio io ho pubblicato il libro perché una casa editrice me lo ha proposto di ritorno da un viaggio in Cile, ma in realtà sono io che ho fatto si che questo evento accadesse, cercando un’occasione come questa. Sono io che mi sono impegnato, scrivendo il libro per mesi, forse anni e provando a farmi pubblicare da tanti editori.
Come racconti il destino nel tuo libro?
Nel libro racconto di tanti destini con l’idea di vedere che effetto fa guardarli tutti dall’alto, costruendo un atlante del mondo fatto dei destini, delle vite delle persone, dei viaggi che compiono, sia fisici che interiori. Il protagonista, Stefano Solinas, vede il mondo dall’alto attraverso gli incastri, i percorsi e i disegni delle vite delle persone, con i loro vissuti, emozioni, disastri, gioie. Il protagonista che osserva le vite delle persone dall’alto è come uno psicologo che osserva dall’esterno i vissuti che gli porta il paziente.
Ti piacerebbe avere il destino di uno dei tuoi personaggi?
Ho provato ad immedesimarmi nella vita, nel destino di personaggi diversi, e ho visto che tutti affrontano le stesse cose, come l’amore, la morte, la malattia, l’attrazione fisica, il tradimento, ma tutti in modo diverso.
Mi piacerebbe avere lo stesso destino di Elvira, una donna che scopre di avere una malattia, che elabora in modo stupefacente. Nonostante perda l’amore, la possibilità di studiare e di fare tante altre cose che avrebbe voluto, ha il coraggio di decidere di vivere lo stesso la sua vita. Anche se ha vissuto una tragedia e non potrà più fare tante cose a causa della malattia, chissà quante altre cose potrà fare! Mi piace il destino di questo personaggio perché non molla, è rassegnata nel senso buono del termine, si impegna affinché la sua vita possa diventare lo stesso tanto d’altro.
Ilaria Marinelli