Di Maurizio Martucci
La parabola Davide contro Golia rivive nel 5G? Da una parte (attesi gli aggiornamenti OMS sugli effetti cancerogeni dell’elettrosmog, classe 2B IARC) l’appello al Governo per anteporre all’inarrestabile avanzata dell’irradiazione elettromagnetica l’inalienabile diritto di tutelare la salute pubblica. Dall’altro il business per l’ipercomunicazione mondiale in wireless, ricca torta da 225 miliardi di Euro fino al 2025 (stima UE), con l’asta per le nuove frequenze prevista nella prossima legge di bilancio (introito, almeno 2 miliardi). In mezzo (tipo cavie), 4 milioni di inconsapevoli abitanti tra Milano, Bari, L’Aquila e Matera che (fonte Ministero per lo Sviluppo Economico) per primi entreranno nella sperimentale fase di lancio della tecnologia di quinta generazione, il 5G sponsorizzato dall’Europa nel 5G Action Plan come strategia “per affrontare la sfida di rendere la realizzazione di 5G per tutti i cittadini e le imprese entro la fine di questo decennio”. Una sfida al futuro da pagare a caro prezzo: cosa si rischia se saranno ignorate le possibili ripercussioni sanitarie dell’invisibile groviglio elettromagnetico, senza precedenti nella storia dell’umanità? Nuove mini stazioni radio base (microcelle Massive MIMO e Beamforming) saranno infatti installate sui tetti di migliaia di case italiane, si pensa addirittura una per ogni abitazione, da sommare ai 60.000 siti di ripetitori di telefonia mobile già esistenti (Telecom ne ha 17.000, Vodafone altrettanti, Wind Tre ulteriori 26.000). E in più: saranno alzati i livelli di riferimento indiretti in campo elettrico? Se si, come e con quali pericoli per la salute?
Urge “una moratoria per l’esecuzione delle ‘sperimentazioni 5G’ su tutto il territorio nazionale sino a quando non sia adeguatamente pianificato un coinvolgimento attivo degli enti pubblici deputati al controllo ambientale e sanitario (Ministero Ambiente, Ministero Salute, ISPRA, ARPA, dipartimenti di prevenzione), non siano messe in atto valutazioni preliminari di rischio secondo metodologie codificate e un piano di monitoraggio dei possibili effetti sanitari sugli esposti, che dovrebbero in ogni caso essere opportunamente informati dei potenziali rischi”. L’appello dell’ISDE-Associazione Medici per l’Ambiente (l’International Society of Doctors for the Environment è in rapporto consultivo con l’OMS e l’UNECOSOC) denuncia che per promuovere il 5G si “renderà necessaria l’installazione di numerosissimi micro-ripetitori (con aumento della densità espositiva). Esiste la possibilità che quasi ogni palazzo possa avere una micro-antenna 5G”.
Se in aree urbane il limite elettrosmog è fissato per legge a 6 V/m (già sforato con norme machiavelliche), non è un caso che il 5G partirà prima dalla serenissima San Marino, dove l’irradiazione può sfondare a 60 V/m. Ergo: per funzionare, il 5G produrrà più elettrosmog! Un indizio di come potrà finire l’impasse l’offre Tom Wheeler (capo Federal Communications Commission, agenzia governativa americana): gli Stati Uniti non si preoccupano di aspettare gli standard di sicurezza nello spettro radio (perché la scienza medica è notoriamente costretta a rincorrere – dopo anni di costose ricerche – gli effetti sanitari della tecnologia, e non viceversa), così proseguono imperterriti nella connessione ubiquitaria, nonostante i danni per l’umanità siano scientificamente documentati (per dirne solo alcuni) a livello neurologico, metabolico, nell’espressione genica cellulare e nella funzionalità del sistema neuro-muscolare (crescente è poi la popolazione elettrosensibile). Come se non bastasse, sotto minaccia è pure l’aspetto socio-relazionale della collettività, soprattutto a livello familiare: bullismo telematico e comportamenti compulsivi negli adolescenti, genitori inavvicinabili se non nella recita 2.0 dei social (‘pausa’, ‘cancella’, ‘hashtag’, figlio mio ci vediamo in streaming) è l’inquietante trama della mutazione antropologico/culturale raccontata nel libro ‘Disconnessi, come proteggere i nostri figli e le relazioni familiari nell’era digitale’ (Macro Edizioni), scritto dalla psicologa (consulente scolastica in Massachusetts) Chathetine Steiner-Adair che (nutrita casistica alla mano) snida l’involuzione della specie perpetrata (sotto mentite le spoglie del progressismo hi-tech) da un incantatore-stregone senza scrupoli chiamato tecnologia: “non ci ha solo risucchiato, ma è assurta, di fatto, a ruolo di co-genitore. Può sostituirsi a noi come fonte di valori, informazioni, contesti, comunità e insegnamenti per i nostri bambini”. Insomma, come per l’irradiazione di antenne, dentro l’intimità di casa c’è sempre lui. You are Welcome: il 5G sta per sbarcare in Italia!