Deportazione di rifugiati in Ruanda: il piano britannico è illegale

Deportazione di rifugiati in Ruanda

Il piano del governo britannico per deportare i richiedenti asilo in Ruanda è illegale: questo hanno stabilito i giudici della Corte d’Appello di Londra. Ma i rifugiati non sono ancora al sicuro

Lo scorso giovedì, la Corte d’Appello di Londra ha dichiarato illegale il piano del governo britannico per la deportazione di rifugiati in Ruanda.
La sentenza colpisce duramente il governo conservatore di Rishi Sunak, che ha reso la lotta all’immigrazione illegale uno dei punti chiave della sua politica.

“Il Ruanda non è un Paese sicuro”: la decisione della Corte

La politica di deportazione in Ruanda, ideata nel 2021 dall’ex Ministra degli Interni Priti Patel, era stata fin da subito giudicata controversa e non etica.
Diverse ONG e gruppi per i diritti umani si sono schierati contro il piano di espulsione, giudicando “illegale, impraticabile e disumano” inviare persone a migliaia di chilometri di distanza contro la loro volontà.
Anche secondo il giudizio della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, la politica di deportazione manca della “componenti minime di un sistema di asilo accessibile, affidabile, equo ed efficiente“.

Lo scorso dicembre, l’Alta Corte aveva dato fiducia alle rassicurazioni del governo ruandese, legittimando l’espulsione dei richiedenti asilo.

È legittimo, per il governo, prendere accordi per il trasferimento dei richiedenti asilo in Ruanda. E che le loro richieste siano determinate in Ruanda piuttosto che nel Regno Unito

Ora, dopo un’udienza di quattro giorni tenutasi ad aprile, la Corte d’Appello ha riconosciuto l’illegalità delle espulsioni dei richiedenti asilo in Ruanda.
Tra i sostenitori della sentenza, c’erano l’agenzia ONU per i rifugiati (UNHCR), diversi avvocati, enti di beneficenza e un gruppo di richiedenti asilo accompagnato dalla ONG Asylum Aid.

La questione principale presentata alla Corte era se il Ruanda fosse un “Paese terzo sicuro“, in grado di fornire risultati affidabili sulle richieste di asilo. E se ci fosse realmente il rischio che i richiedenti asilo venissero trasferiti con la forza nei loro Paesi d’origine dopo l’arrivo in Ruanda.
In questo contesto, l’UNHCR ha giocato un ruolo fondamentale, dimostrando che il Ruanda ha precedenti per violazioni dei diritti umani nei confronti dei rifugiati all’interno dei suoi confini.

Di conseguenza, la Corte d’Appello ha affermato che l’invio di richiedenti asilo in Ruanda costituirebbe una violazione dell’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.

Gli avvocati dei rifugiati si sono detti sollevati dalla sentenza.

Il ‘sogno’ e l”ossessione della Ministra degli Interni sono a brandelli. La Corte d’Appello ha stabilito a maggioranza che il Ruanda non è un Paese terzo sicuro. Parliamo a nome di tutti i nostri clienti profondamente vulnerabili nel ringraziare la Corte per la sua decisione

Deportazione di rifugiati in Ruanda: il governo non si arrende

Pur riconoscendo la sentenza della Corte d’Appello, il Primo Ministro inglese, Rishi Sunak, ha annunciato che continuerà a lavorare per impedire l’immigrazione illegale nel suo Paese.



La politica di questo governo è molto semplice: è questo Paese che dovrebbe decidere chi viene qui, non le bande criminali. E farò tutto il necessario per far sì che ciò accada

Al suo fianco si schiera anche la Ministra degli Interni Suella Braverman, che si è detta delusa dalla sentenza.

Il popolo britannico vuole fermare le barche, e così fa questo governo. Questo è ciò che sono determinata a fornire e non farò un passo indietro

Difatti, in seguito alla decisione della Corte d’Appello, Sunak ha annunciato l’intenzione di fare appello alla Corte Suprema.
Per questo motivo, sebbene la politica di deportazione in Ruanda sia stata definita illegale, questo non significa che i richiedenti asilo siano al sicuro.

Deportazione di rifugiati in Ruanda: bloccati in un “limbo disumanizzante”

Tra gennaio 2021 e marzo 2023, la Ministra Braverman ha inviato oltre 24.083 lettere ai richiedenti asilo arrivati illegalmente in UK, avvertendoli di essere stati presi in considerazione per un allontanamento forzato.

Tali lettere vengono inviate dopo che il Ministero degli Interni ha dichiarato inammissibile una domanda di asilo. In questo caso, l’inammissibilità è data dal fatto che il richiedente asilo ha precedentemente attraversato un Paese sicuro prima di raggiungere il Regno Unito.
A questo punto, il richiedente dovrebbe essere inviato in un Paese terzo sicuro per la determinazione della sua richiesta.
E l’unico Paese con cui lo UK ha stretto accordi per farlo, è il Ruanda.

Al momento, essendo stata giudicata illegale la deportazione di rifugiati in Ruanda, gli oltre 24.000 richiedenti asilo giunti in UK sono costretti ad attendere in quello che, secondo l’avvocato Duncan Lewis, è un “crudele limbo disumanizzante“.

I sopravvissuti alla tortura provenienti da luoghi come Iran, Eritrea, Siria e Sudan stanno languendo nel sistema di asilo senza alcuna reale prospettiva di essere trasferiti in Ruanda.
L’impatto disumanizzante di vivere in un limbo come questo è crudele. Il Ministero degli Interni dovrebbe rivedere urgentemente la sua politica ed elaborare immediatamente queste richieste

Se la Corte Suprema si pronuncerà a favore del governo, la deportazione di oltre 24.000 richiedenti asilo potrebbe effettivamente realizzarsi.

Giulia Calvani

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