Quando sentiamo parlare di Giornalismo lo scetticismo dilaga. Lavoro o passione? Verità o bugia? Freno o libertà? Con l’avvento di internet è cambiato sostanzialmente il modo di comunicare e soprattutto quello di “informarci”. La comunicazione e l’informazione, fino alla fine degli anni 90’, erano totalmente in mano ai Giornalisti, che si preoccupavano di fornire la versione dei fatti nella maniera più veritiera possibile, cosa che adesso ha subito un forte calo di tendenza. (Ndr. Ricordiamo i vari servizi che vennero fatti in occasione degli anni neri del terrorismo italiano e il mutamento dell’informazione dopo la morte dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino). Nell’arco degli anni il lavoro del Giornalista è cambiato, perdendo ‘appeal’ sino ad arrivare a una forma di denigrazione per lo stesso, provata da chi non sa nemmeno in cosa questo consiste. Prima di continuare, però, voglio soffermarmi su una cosa fondamentale: a differenza di tanti altri stati, L’Italia nel 1948 ha approvato la Legge sulla stampa (la numero 47), ciò implica una serie di diritti e doveri necessari per il giornalista, accompagnati dalle tutele rivolte alle persone coinvolte nella “notizia”. Un esempio pratico è la stesura della Carta di Treviso, rivolta principalmente alla tutela del minore. Questo preambolo necessario ci aiuterà a capire meglio quali sono stati gli effettivi cambiamenti della cosiddetta deontologia giornalistica. Come dicevamo inizialmente il mondo dell’informazione è sostanzialmente cambiato, sottovalutando il fatto che solo il giornalista è considerato il professionista del mestiere. Il tanto acclamato tesserino dà modo a ogni giornalista, che sia pubblicista o professionista, di essere parte attiva nei principali canali di comunicazione e anche dei cambiamenti che accompagnano la crescita di questo mestiere. Negli ultimi tempi abbiamo assisto a un nuovo crescente ruolo/potere degli editori, anche se da gennaio 2016 qualcosa sembrerebbe esser già cambiata grazie all’approvazione del nuovo Testo unico della Deontologia del Giornalista. Il secondo articolo di questo nuovo testo, non a caso, fa espresso rifermento a quelli che sono i Fondamenti Deontologici, soffermandosi proprio alla stretta collaborazione e coesistenza delle due figure all’interno della redazione. L’anima del giornale è appunto il giornalista, con le sue inchieste e con i suoi articoli di aggiornamento e approfondimento quotidiano. Tolto questo cosa resta? Nel Testo Unico, però, il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti ha voluto porre una particolare attenzione sull’uso dei Social Network, che ormai dilaga a dismisura senza un controllo reale: art 2 lett. G, “Il giornalista: applica i principi deontologici nell’uso di tutti gli strumenti di comunicazione, compresi i social network”.
Durante la stesura del nuovo Testo Unico riguardo la deontologia del giornalista, inoltre, si è voluto fare chiarezza sul rapporto editore-giornalista e sull’equo compenso già regolato dalla Carta di Firenze. Il Titolo IV dello stesso Testo parla proprio della Solidarietà ed equa retribuzione, un esempio pratico e diretto è l’art 1 comma 2 della Carta di Firenze: “Sia garantita a tutti i giornalisti, siano essi lavori dipendenti o autonomi, un’equa retribuzione che permetta al giornalista e ai suoi familiari un’esistenza libera e dignitosa, secondo quando previsto dal dettato costituzionale”. D’altronde, lo stesso art.1 della Costituzione, afferma che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro, il problema è che spesso qualcuno tende a dimenticarlo… Soprattutto nel campo dell’informazione. La professione giornalistica rientra nelle tante attività lavorative riconosciute e tutelate nella nostra Nazione. Se effettivamente l’Ordine nazionale dei giornalisti ha fornito delle nuove tutele non credete che sia arrivato il giusto momento di scendere in campo e attuarle?
Francesca Guglielmino