Nella Storia, sono stati molti i leader politici ad aver portato le democrazie in guerra. Le motivazioni sono diverse, ma la strategia è sempre la stessa.
Il discorso di Pericle e la guerra del Peloponneso
Uno dei discorsi politici più celebri della Storia è quello di Pericle.
Politico, oratore e militare ateniese, guida la polis nel suo periodo di maggiore splendore ed egemonia.
Nel 431 a. C. porta la democrazia di Atene in guerra contro Sparta.
Muore nel 429 a. C., vittima di un’epidemia scoppiata nella polis, segnando la fine dell’età dell’oro ateniese.
Il discorso di Pericle si tiene poco dopo l’inizio del conflitto, durante i funerali di alcuni eroi di guerra.
L’obiettivo è quello di ristabilire il consenso e l’entusiasmo tra gli ateniesi, colpiti da un profondo malcontento per l’inizio della guerra.
Comincerò parlando prima di tutto dei nostri antenati. Vivendo nella nostra terra, sempre gli stessi abitanti, nel susseguirsi delle generazioni, l’hanno tramandata libera fino ad oggi grazie al loro valore
Con queste parole, Pericle vuole ricordare agli ateniesi il valore della lotta per la libertà, portata avanti dagli eroi delle generazioni passate.
Abbiamo un sistema di governo che non emula le leggi dei vicini, ma siamo noi stessi un modello. Si chiama democrazia, perché non si amministra lo Stato secondo il volere di pochi, ma di una maggioranza.
Noi svolgiamo la nostra vita di cittadini liberamente, e non siamo adirati con il nostro vicino.
Pericle dedica gran parte del discorso all’elogio di Atene e del suo sistema democratico, della sua apertura verso gli stranieri e dell’importanza della libertà.
Tutto questo viene posto in contrapposizione al nemico spartano, creando un senso di superiorità e orgoglio.
Siamo diversi dal nostro avversario.
Nell’attività militare presentiamo la città aperta a tutti, e non impediamo a nessuno di vedere o conoscere qualcosa da cui un nemico potrebbe trarre vantaggio.Quanto ai sistemi educativi, mentre loro cercano di formare il coraggio con esercizi faticosi, noi viviamo liberi da costrizioni.
In generale, il discorso di Pericle consiste nella legittimazione di una condotta politica che promette di portare avanti, con la guerra, ciò che antiche generazioni hanno iniziato.
Difendere la democrazia e la libertà, accrescere e diffondere il proprio stile di vita, che è superiore a quello del nemico.
Il discorso di Lincoln e la Guerra di Secessione
Un altro celebre discorso è quello di Lincoln a Gettysburg.
Abraham Lincoln, sedicesimo Presidente degli Stati Uniti, tiene questa orazione il 19 novembre del 1963 a Gettysburg, in occasione dell’inaugurazione di un cimitero militare.
In quella stessa città, quattro mesi prima, si era tenuta una delle battaglie più importanti della Guerra di Secessione, la quale aveva arrestato l’avanzata dell’esercito confederato.
L’obiettivo del discorso è quello di celebrare la guerra come lotta per la libertà e unione di un popolo.
Lincoln vuole incoraggiare gli uomini a fare la guerra in nome della democrazia americana, cosa che segnerà profondamente il futuro degli Stati Uniti.
Ottantasette anni fa, i nostri avi costruirono su questo continente una nuova nazione, concepita nella Libertà e nell’uguaglianza.
Adesso noi siamo impegnati in una grande guerra civile, la quale proverà se quella nazione, o ogni altra nazione, così concepita e così votata, possa durare
La parte più importante del discorso di Lincoln è proprio la fine, segnata da un epilogo drammatico e simbolico.
Che da questi morti onorati ci venga un’accresciuta devozione a quella causa per la quale essi diedero.
Noi qui solennemente si prometta che questi morti non sono morti invano.
Questa nazione, guidata da Dio, abbia una rinascita di libertà; e che l’idea di un governo del popolo, dal popolo, per il popolo, non abbia a perire dalla terra
In questo contesto è importante ricordare che gli Stati Uniti, a differenza di Atene, non si fondano sulla Storia ma sull’ideologia.
La loro nascita è rappresentata dalla Dichiarazione d’Indipendenza del 1776 e dalla fondazione della Costituzione, ossia dal distacco dalla madrepatria inglese.
Nel discorso di Lincoln, quindi, il riferimento è all’ideologia di libertà e di unità su cui si fondano gli Stati Uniti.
Il discorso di Churchill e il valore del sacrificio
Un altro discorso da analizzare è quello di Churchill, in occasione del suo insediamento alla Camera dei Comuni come Primo Ministro.
Churchill sale al governo in un periodo molto difficile per l’Inghilterra, minacciata dall’avanzata di Hitler in Europa.
L’obiettivo del discorso è non solo presentare la sua linea di governo al Parlamento, ma anche convincere la democrazia inglese alla guerra.
Dico al Parlamento come ho detto ai ministri di questo governo, che non ho nulla da offrire se non sangue, fatica, lacrime e sudore.
Abbiamo di fronte a noi la più terribile delle minacce. Abbiamo davanti a noi molti, molti mesi di lotta e sofferenza
Il discorso inizia spiazzando il pubblico, e ponendogli di fronte la nuda e cruda realtà della guerra.
Continua, poi, sostenendo con forza l’importanza di questa battaglia.
Voi chiedete: qual è il nostro obiettivo? Posso rispondere con una parola. E’ la vittoria. Vittoria a tutti i costi, vittoria malgrado qualunque terrore, vittoria per quanto lunga e dura possa essere la strada.
Perché senza vittoria non c’è sopravvivenza
Malgrado la crudezza del discorso di Churchill, il consenso è molto ampio.
Come osservano alcuni studiosi, l’espressione “sangue, sudore e lacrime” era stata spesso utilizzata in occasioni precedenti.
Già Garibaldi, infatti, aveva pronunciato simili parole nel 1849 davanti al Parlamento della Repubblica romana, in occasione della battaglia contro le forze francesi, spagnole, napoletane, toscane e austriache.
Orwell, analizzando il Mein Kampf, vide nel discorso di Churchill un’analogia con lo stesso Hitler.
Il socialismo e il capitalismo promettono alla gente abbondanza e serenità.
Hitler ha offerto lotta, pericolo e morte.
E un’intera Nazione si è gettata ai suoi piedi
Orwell vuole evidenziare il fatto che il richiamo al sacrificio è così potente da portare popolazioni intere a morire.
Questo perché, spesso, la grandezza di una causa si misura sulla base del sacrificio che richiede.
Perciò, più grande è il rischio da correre, più la lotta assume importanza.
Il discorso di Putin, la retorica di guerra oggi
La Russia è un regime ibrido, ossia tra una democrazia e un autoritarismo.
Ma, anche nel regime più dispotico, è fondamentale raggiungere il consenso della popolazione.
Infatti, in uno dei primi discorsi di Putin all’inizio dell’invasione in Ucraina si possono notare alcune importanti analogie con i discorsi del passato.
E’ noto che per 30 anni abbiamo cercato con insistenza e pazienza di concordare con i principali paesi della NATO i principi di una sicurezza equa e indivisibile in Europa. In risposta alle nostre proposte, abbiamo costantemente affrontato cinici inganni e menzogne, o tentativi di pressione e ricatto
Il discorso inizia lodando la Russia, che viene mostrata come pacifica e democratica in contrapposizione alla NATO, che minaccia l’unione e l’indipendenza della Russia.
Molto simile al confronto tra Atene e Sparta proposto da Pericle.
In generale, sembra che quasi ovunque, in molte regioni del mondo, dove l’Occidente viene a stabilire il proprio ordine, permangono ferite sanguinose e non cicatrizzanti. Ulcere del terrorismo internazionale e dell’estremismo
Putin continua poi ricordando i conflitti dell’Alleanza atlantica.
In particolare cita quello in Iraq, ricordando la fake news della armi di distruzione di massa di Saddam.
Il discorso continua con la denuncia delle violenze subite dagli abitanti del Donbass, le cui Repubbliche erano state riconosciute dalla Russia pochi giorni prima del discorso.
In questo contesto rientra il concetto di “denazificazione dell’Ucraina“, punto fondamentale che Putin pone alla base dell’invasione russa.
Non si può guardare a ciò che sta accadendo lì senza compassione. Era semplicemente impossibile tollerare tutto questo. Era necessario fermare immediatamente questo incubo – il genocidio contro i milioni di persone che vivono lì, che si affidano solo alla Russia
Putin termina il suo discorso rivolgendosi direttamente alla Russia, con una chiamata alle armi in nome della libertà e della Patria.
Gli stessi valori che vennero proposti, per esempio, da Lincoln.
Voi ed io sappiamo che la vera forza è nella giustizia e nella verità, che è dalla nostra parte. E se questo è il caso, è difficile non essere d’accordo sul fatto che la forza e la volontà di combattere sono alla base dell’indipendenza e della sovranità, e sono il fondamento necessario su cui solo uno può costruire in modo affidabile il proprio futuro, costruire la propria casa, la propria famiglia, la propria Patria
Zelensky: chiamare le democrazie alla guerra
Sempre nell’ambito della guerra tra Russia e Ucraina, molti studiosi sono rimasti colpiti dai discorsi di Zelensky a diversi Parlamenti del mondo.
Questi discorsi, che si sono tenuti tra marzo e aprile 2022, avevano l’obiettivo di trovare supporto in guerra.
In molti casi, ha funzionato.
L’8 marzo del 2022, Zelensky si è presentato al Parlamento inglese citando il discorso di Churchill.
Noi non vogliamo perdere ciò che è nostro come un tempo voi non avete voluto arrendervi di fronte all’invasione nazista
Ha poi citato Shakespeare, grande elemento di orgoglio nazionale, chiedendo di rispettare la scelta degli ucraini che tra “essere o non essere” hanno scelto di “essere“.
Il 15 marzo, Zelensky si è presentato in Canada, a Ottawa, rivolgendosi con tono molto cofidenziale al Primo Ministro Justin Trudeau.
Justin, puoi immaginare cosa significa per i tuoi bambini sentire i bombardamenti alle 4 di notte tutti i giorni? Vedere le tue città distrutte? La tua gente morire
Immagina se qualcuno occupasse Vancouver come Mariupol, bombardato la CN Tower o i parchi giochi dei bambini
Al successivo appuntamento con il Congresso statunitense, il Presidente ucraino ha riportato alla memoria il dolore di Pearl Harbor e dell’11 Settembre.
Pensate a Pearl Harbor, pensate all’11 settembre.
Noi in Ucraina viviamo un 11 settembre da tre settimane
Ha poi chiesto agli USA di dare maggiore sostegno all’Ucraina, ricordando il discorso di Martin Luther King.
Voi dite ‘I have a dream’, a voi posso dire ‘I have a need’, quello di proteggere i nostri cieli
Il 17 marzo, davanti al Bundestag tedesco, Zelensky ha ricordato il muro di Berlino.
A ogni bomba che cade, a ogni decisione che non viene presa – nonostante il fatto che voi potreste aiutarci – si alza un muro sempre più forte fra l’Ucraina e l’Europa.
Cancelliere Scholz, butti giù questo muro
Molto potente, invece, il discorso fatto da Zelensky in Israele.
Il Presidente ucraino, che ha origini ebree, ha ricordato la Shoah paragonandola all’invasione russa.
I russi sanno utilizzando di nuovo queste parole, ‘la soluzione finale’, in relazione a noi, alla nazione ucraina.
L’invasione della Russia è diretta a distruggere il popolo dell’Ucraina ed è per questo che assomiglia a quello che i nazisti fecero al popolo ebraico durante la Shoah
Il 22 marzo è stato il turno dell’Italia.
Qui, Zelensky ha scelto di rivolgersi alla città di Genova, molto simile alla città portuale di Mariupol e storicamente legata all’Ucraina.
La guerra continua a devastare città ucraine, alcune sono completamente distrutte come Mariupol, che aveva mezzo milione di abitanti.
Mariupol è completamente bruciata dopo tre settimane, una città grande come Genova. Immaginate la vostra Genova distrutta
Secondo gli analisti, i discorsi di Zelensky hanno seguito una strategia ben mirata ed efficace, che ha spinto molti leader europei a imporre sanzioni più dure del previsto.
La comunicazione di Zelensky è stata considerata “evocativa dal punto di vista visivo e molto teatrale“, ed è stato constatato che sta avendo molto successo nel far immedesimare il resto del mondo con le sofferenze del popolo ucraino.
La potenza comunicativa del Presidente ucraino, inoltre, potrebbe rivelarsi cruciale anche nel futuro.
Così sostiene Sean McFate, del centro di studi Atlantic Council.
L’unico pubblico a cui Putin si rivolge è il suo.
La Russia potrà anche vincere la guerra fatta con le armi, ma l’Ucraina sta vincendo quella della comunicazione, che è cruciale per ottenere il sostegno e la vicinanza degli alleati.
I suoi discorsi dimostrano quanto la comunicazione e l’uso dei media conteranno anche nelle guerre future
Comunicare alle democrazie in guerra
Ciò che si evince dall’analisi di questi discorsi, è che i tempi e i mezzi sono cambiati. Ma la strategia retorica è rimasta sempre la stessa.
Si tratta di portare delle democrazie in guerra, le quali vanno convinte del valore e dell’importanza di questo sacrificio.
Ma per portare in guerra una democrazia non è sufficiente promettere territori o ricchezze, e non è efficace utilizzare la coercizione.
Perciò, per convincere un popolo a combattere, è necessario che ci siano in gioco valori fondanti come la democrazia e la libertà.
Diventa quindi fondamentale riconoscere la retorica in questi discorsi, per comprendere al meglio la direzione che stiamo prendendo.