Quando parliamo di delitto d’onore facciamo riferimento al reato commesso per difendere la propria reputazione o quella della famiglia di appartenenza. Qualora quindi si consumasse un omicidio ‘giustificato’ da questa motivazione, in alcune società il legislatore riconosce un corposo sconto di pena, se non addirittura l’annullamento del reato stesso.
Sebbene al di fuori di ogni logica umana, e nonostante il progressivo allargamento degli spazi di democrazia nel mondo, questa pratica non appartiene solo al passato, ma rappresenta un modus operandi purtroppo ancora molto diffuso in alcune zone. Pensiamo al Pakistan in particolare, ma anche alla Giordania, all’Iraq e alla Turchia (per citarne alcuni).
Il delitto viene perpetrato nella stragrande maggioranza dei casi ai danni delle donne, in nome di usanze culturali, entrate a fare parte di prassi radicate in fantomatiche credenze religiose. E tutto ciò nel silenzio assordante di Governi inermi.
Siamo infatti di fronte a quello che viene considerato un diritto legittimato dalla consuetudine e frutto di una mentalità prettamente maschilista e patriarcale. Ma tutto questo è anche possibile perché gli assassini restano spesso a piede libero, tutelati da leggi locali e protetti dalle comunità di appartenenza.
In quali forme si consuma il delitto d’onore
I carnefici sono di solito uomini (mariti, padri, fratelli o altri appartenenti maschili della famiglia) che non accettano il desiderio di libertà ed emancipazione della donna, condannandone comportamenti disobbedienti ritenuti deplorevoli e lesivi dell’immagine familiare.
Ecco che quindi, in nome della ‘causa d’onore‘, nulla rileva il grado di parentela né la sfera affettiva. Donne e ragazze vengono sfigurate, subiscono lesioni, fino ad arrivare alla loro uccisione, in modi anche spesso brutali. E alcune vengono anche costrette a suicidarsi a seguito di pressanti minacce o di denunce pubbliche volte a svilire il loro comportamento.
Solitamente le motivazioni che conducono a questi gesti estremi risiedono nell’adulterio o nel solo sospetto di tradimento della moglie, nella ribellione di una figlia di fronte alla tradizione del matrimonio combinato, o nel mancato rispetto della castità, sempre con riferimento ad una figlia, prima del matrimonio.
Pakistan, parola d’ordine: uccidere per onore e ‘barattare’ l’impunità
Il Paese in cui si consuma il maggior numero di delitti per onore è il Pakistan. Qui un caso su quattro di femminicidi avviene in nome di queste pratiche note come ‘Karo Kari’ in lingua pakistana.
E ciò che fa più specie è la limitatissima percentuale di esecutori arrestati, con un’elevato numero di condanne a punizioni simboliche.
La diffusione di questi omicidi in Pakistan è venuta alla ribalta col caso di Saman Abbas, ragazza 18enne pakistana, uccisa il 30 aprile 2021 a Novellara (Reggio Emilia) dallo zio Danish Hasnain in concorso coi genitori e due cugini, perché contraria al matrimonio già prestabilito che l’avrebbe vista sposa del cugino. La giovane, tra l’altro, aveva una relazione con un ragazzo in Italia di cui era innamorata. Il fattore scatenante sarebbe stato un bacio col fidanzato postato sui social.
Evidentemente apparendo troppo disonorevole la condotta della giovane, è prevalsa la tutela dell’onore. Saman, stando alle ricostruzioni, è stata infatti strangolata dallo zio sotto gli occhi dei genitori e probabilmente gettata nel Po. Il corpo non è ancora stato ritrovato. I genitori della ragazza sono scappati il giorno dopo in Pakistan, continuando a svolgere tranquillamente la loro vita, consapevoli della mancata possibilità di estradizione per poter essere consegnati alle autorità italiane ed essere processati, e protetti dalla comunità del posto.
Questo è solo un caso che, essendosi svolto nel nostro Paese, ha attirato l’attenzione dei media, ma rappresenta, come riporta ‘L’Osservatorio dei Diritti‘, uno di una lunga serie che periodicamente avvengono proprio sul territorio pakistano, soprattutto nelle zone rurali del Sindh, caratterizzate da un sistema feudale dominato da leader comunitari che si sostituiscono allo Stato.
Tra l’altro, a dimostrazione dell’evidente intenzione di voler promuovere l’impunità, la legge del posto prevedeva fino a pochi anni fa perfino una ‘sanatoria’ di fronte a casi di delitti d’onore’.
Laddove infatti la famiglia della vittima perdonava l’assassino o decideva di accettare un risarcimento, il reo poteva non essere arrestato. In pratica ciò che veniva attuato era una sorta di ‘baratto’: perdono o soldi in cambio della libertà.
Come si può intuire in Pakistan questa pratica è talmente impiantata nel sistema societario da non lasciare spazio a spiragli di cambiamento. Nonostante infatti il tentativo, a livello legislativo, di inasprire le pene con la previsione dell’ergastolo e l’eliminazione del perdono quale scusante per l’omicida, i crimini per onore non si sono fermati, così come le autorità continuano a mostrare solo indifferenza, non facendo altro che favorire la commissione di questi reati.
La realtà continua a mostrare femminicidi spacciati per incidenti e la prassi del perdono non smette di farsi largo in mezzo ad una comunità che fa da scudo ad assassini impuniti.
E nel resto del mondo?
In altri Paesi dove si consumano delitti d’onore, talvolta si è assistito ad una diversa apertura e l’inversione di rotta ha anche favorito una diminuzione di reati di questo tipo. Se pensiamo al nostro stesso Paese l’abolizione del delitto in questione dal codice penale risale al 1981, e sebbene siano passati diversi anni da allora, anche di recente, in altri paesi, si sta provvedendo in questa direzione. Ad esempio in Giordania e in Turchia è stata avviata un’iniziativa per abolire o emendare la legge sul delitto per causa d’onore.
In Iraq, dove i delitti d’onore sono concentrati soprattutto nella zona del Kurdistan, la situazione invece è ancora gravosa e simile al Pakistan. Qui infatti non sono mancati tentativi di inasprimento delle pene ma le pratiche criminose continuano a imperversare col benestare delle autorità e della comunità.
L’approvazione sociale
Alla luce di quanto detto finora possiamo giungere alla conclusione di come a giocare un ruolo fondamentale nel delitto d’onore sia l’approvazione sociale. Se venisse meno quest’ultima queste pratiche criminali vedrebbero un’aspra riduzione.
E se ci fosse una concreta scesa in campo delle autorità nell’applicazione della legge si potrebbe assistere finalmente ad una piena tutela dei diritti.
Sabrina Maestri