Che relazione ci può essere tra delirio di onnipotenza e. . . dolore?
Quando abbiamo a che fare con la Psiche Umana, ci ritroviamo inevitabilmente di fronte al mistero.
Ma al centro di quell’universo nascono, crescono e si sviluppano delle realtà, quelle che poi ciascuno di noi proietta nel mondo esterno. O assiste. Perché anche il mondo esterno contribuisce a creare, imprimere, lasciare qualche traccia di sé nel nostro mondo. Funzioniamo così. Nel bene e nel male, noi trasformiamo la realtà che ci circonda e la realtà stessa trasforma noi. Percepisco anche una lieve nota di gelosia in questo volersi imprimere l’uno nell’altra.
Comunque sia, in questo universo psichico di creazione e trasformazione c’è spazio anche per loro, sì, le emozioni. Ciò che ci fa essere vivi.
Eppure, Einstein se n’era accorto, così come il suo collega Lavoisier.
“Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”.
E noi facciamo parte dell’universo. Anzi, di due. O forse cento, mille. Dipende. Personalmente, io ne riscontro un paio: interiore ed esteriore. Ma sarò troppo razionale.
Tuttavia, forse pongo una domanda che dovrei girare ad un fisico quantistico: cosa succede, se qualcosa non funziona nel cosmo? Se qualcosa, anziché dare, toglie, opprime, sopprime?
Entrare nell’universo psichico è impresa ardua, tanto più se si tiene conto delle infinite variabili che intervengono nell’equilibrio stesso del sistema. Eppure, ci sono molte domande che ancora non trovano risposta e che emergono quando guardo in faccia certe realtà. Oggi, voglio parlare un pò di chi soffre di delirio di onnipotenza. Detto, più sbrigativamente, psicosi.
Come funzionano le psicosi? In termini medici ci si riferisce, con questo termine, ad una condizione acuta di distacco e percezione distorta della realtà. Oppure, se la si vede in altra prospettiva, è il passaggio per un’altra realtà, una realtà ove i confini tra proprio vissuto e presente si intrecciano pericolosamente con i pensieri coscienti, si mescolano, si fondono, si abbracciano. Insomma, detto in termini fisici, è un pò come avvicinarsi ed entrare in contatto con uno di quei “wormhole“, illustrati magnificamente nel film “Interstellar”, ossia un canale ove sono possibili viaggi spazio- temporali tra le galassie.
Ma sto divagando. Insomma, quando qualcosa non funziona nel nostro delicato sistema psichico, ecco che si generano psicosi.
Queste non vengono a tutti, quindi ciò sta ad indicare che vi siano diversi fattori che agiscono nel e sull’individuo che determinano o scatenano questa forma di disagio mentale.
La psicosi di “onnipotenza” di solito rientra nella casistica maniacale, il che porta a focalizzare l’attenzione sui soggetti che manifestano disturbo bipolare od ossessività.
Ma io mi son chiesta.. Come funziona? O meglio, come ci si sente?
Da vari studi, ho raccolto dati che probabilmente son scontati a molti di voi: il disturbo o delirio di onnipotenza porta il soggetto coinvolto a voler avere il controllo su ciò che per esso rappresenta la sua proprietà, di solito la o il fidanzata/o, oppure casa, auto e così via.
Mai, fino ad ora, mi sono chiesta esattamente cosa volesse dire tutto ciò. Specie se quando “la proprietà” è rappresentata da una persona.
Nell’uomo tendenzialmente questa eccessiva possessività si manifesta con un aumento dell’aggressività verso chi o cosa può minacciare la o le sue proprietà, reali od immaginarie. Scatti d’ira, agitazione, rabbia e impulsività rappresentano i connotati principali di questa forma di psicosi. Nell’uomo, tuttavia, resta più “terra terra”. La manifestazione si esprime attraverso violenza fisica, solitamente.
Nella donna, invece, no.
Nonostante sia un disturbo grave, è anche affascinante da studiare perché fa notare la sottile intelligenza della psiche umana. Fa emergere come agisce, per ottenere e trattenere ciò che vuole.
Se il diretto interessato sei tu, sappi che da una donna è più difficile fuggire. Qui si subentra in una forma di violenza ben più difficile da tollerare e gestire che la violenza fisica (con questo non intendo sminuirne la gravità stessa): quella psicologica.
Diventa impossibile essere te stesso. Ogni singolo gesto può scatenare la psicosi, ma di solito questa non sfocia in un atto violento, bensì si sviluppa a cerchi concentrici, come quando lanci un sasso nell’acqua e attorno si creano le increspature.
Da un gesto, una parola detta (per l’altro) male, si innesca il processo distruttivo della psicosi da onnipotenza.
E lì, divieni vittima. Cominciano le minacce, i raggiri, i discorsi a senso unico e così via dicendo, tutto rivolto apparentemente non a TE, bensì a qualcosa della realtà esterna come può essere un discorso, una frase, una cosa fatta male, un ambiente condiviso.
Insomma, la psicosi rende manifesto un dolore interiore molto profondo, da non sottovalutare. Se non gestito, ridimensionato e superato, o quanto meno reso tollerabile, può distruggere. Sé stessi e gli altri.
Perché quando si hanno deliri di onnipotenza, ci si sente di aver diritto ad un posto nel cuore dell’altro, a forza. E ciò significa che loro devono star al centro della tua attenzione, che ti piaccia oppure no. Insomma, è il tentativo infantile di richiedere amore.
Solo che, così, si finisce per distruggersi.
Questo articolo lo dedico alle vittime, passive e attive di questo disturbo, affinché possano collaborare insieme per uscire- tenendosi per mano – da un circolo che nulla porterà se non all’auto distruz(-e altrui-)ione.