Mentre l’atto sessuale diventa una merce accessibile ovunque, il mondo perde la sua potenza erotica, il desiderio di vita, il fine riproduttivo. Quali sono le conseguenze? Quali sono i danni di questa nuova ideologia del godimento?ย
Lโideologia del godimento
AA.VV.
Qualche giorno fa notai che, sul gruppo facebook dellโAss. Maschile Plurale, viene postato un editoriale di Tamar Pitch blaterante una deriva di โfemminismo-punitivoโ in Italia (con riferimento alle lotte abolizioniste sulla prostituzione che puntano a sanzionare pecuniariamente i clienti-prostituenti, ma non certo le prostitute), e un fiorire di termini quali: populismo, ignoranza, paternalismo, perbenismo, sessuofobiaย ed altre amenitร . Solo alcuni degli aggettivi che vengono โappioppatiโ a coloro che all’interno del femminismo non si accodano alla corrente ormai maggioritaria e piรน aggressiva, quella “sexworkista”.
Una delle mistificazioni dellโeditoriale che maggiormente รจ in evidenza รจ lโimproprio paragone tra il movimento femminista-abolizionista e le campagne a favore della guerra in Afghanistan sorte una quindicina dโanni fa. Il tutto glissando su aspetti fondamentali: si tratta di fenomeni di natura politica e sociale antitetica se non espressamente opposte. Le campagne di guerra in Afghanistan nacquero con un preciso intento imperialistico, camuffato da unโaurea di pseudo-femminismo.
Mentre il movimento abolizionista sulla prostituzione, al contrario, nasce su ispirazione dei movimenti anti-schiavisti, con intenti assolutamente anti-imperialisti e anti-razzisti. Lโobiettivo del movimento abolizionista-femminista รจ precisamente quello di fermare la domanda della tratta (proprio colpendo pecuniariamente la domanda: i clienti). La tratta delle donne รจ originata da forme colonialiste di occupazione dei mercati stranieri, cagionata anche dallโespropriazione di risorse economiche dei paesi di sviluppo. Il movimento ha origini espressamente socialiste e anti-imperialiste: non a caso i primi paesi a sperimentare varie forme di abolizionismo sulla prostituzione (non tutte prevedono la sanzione pecuniaria, altre semplicemente forme di โrecuperoโ o lavoro-sociale indirizzato al cliente o richiedente) sono stati paesi comunisti, socialisti o social-democratici: lโURSS, Cuba, la Svezia, la Norvegia, la Finlandia, lโIslanda e la Francia. Non a caso, la prostituzione, nei paesi in via di sviluppo, รจ considerata a tutti gli effetti, una forma dโimperialismo sessualizzato basato su unโ eccessiva โrazzializzazione-eroticaโ della figura femminile.
Anche in Italia il movimento abolizionista sulla prostituzione fu fortemente caldeggiato e sostenuto dalle donne socialiste o dalle donne appartenenti al Movimento Operaio:
La regolamentazione della prostituzione, fin dai primi momenti della sua istituzione, suscitรฒ numerose reazioni di dissenso e un notevole contributo all’opposizione era rappresentato da molte donne socialmente impegnate per l’affermazione dell’emancipazione femminile .Gli aspetti maggiormente attaccati della regolamentazione erano inerenti alla dignitร della donna, totalmente demolita nel momento in cui questa veniva registrata come prostituta nelle liste di polizia; si accusava lo Stato di avallare la prostituzione con la giustificazione, vana, della sua necessitร come “male minore” mentre in realtร era un ulteriore modo per sottoporre un gruppo di donne ad una forma di schiavitรน; inoltre anche la causa di tutela della salute pubblica era sconfessata da scarsi risultati, aggiungendo, oltretutto, che i controlli sanitari riguardavano solo le donne prostitute mentre si esoneravano i clienti. L’ultimo, ma non meno importante, punto preso in considerazione dai sostenitori dell’abolizionismo riguardava il traffico di donne avviate con l’inganno alla prostituzione, denominato “tratta delle bianche”. Tra le italiane piรน attive nella lotta alla prostituzione regolamentata, vi fu, senza dubbio, Anna Maria Mozzoni; vivamente impegnata nel movimento di emancipazione femminile, seguรฌ la causa abolizionista in modo fermo e deciso, sostenendo che una delle cause principali della prostituzione fosse l’inopportuna condizione lavorativa e sociale che voleva la donna in una posizione arretrata rispetto all’uomo e per questo piรน soggetta alla necessitร economica; poichรฉ era questa che spingeva molte donne a prostituirsi, la Mozzoni riteneva che un miglioramento delle condizioni lavorative ed economiche avrebbero influenzato positivamente la prostituzione facendola diminuire. Il suo attacco piรน violento era all’inefficacia di un regolamento che il senso comune aveva reso accettabile, quasi ignorando la reale situazione che vi si nascondeva dietro; indicava l’impotenza del suddetto regolamento dal punto di vista sanitario: la sifilide era in diminuzione, ma si potrebbe meglio dire contenuta, dove la sorveglianza era applicata, risultando in aumento altrove. Il regolamento si presentava come una “misura parziale” che nella societร si traduceva in “un sistema di arbitrรฎ vessatori e d’uggiose violenze dirette ad un obiettivo igienico che sfugge continuamente”. La debolezza del regolamento rilevava anche per l’accoglienza che la societร gli aveva riservato, come la stessa Mozzoni scriveva a Josephine Butler, la classe maschile aveva ben accolto il sistema, trattandosi di un controllo sulle donne e per ciรฒ in sintonia con la mentalitร generale che vedeva la donna subordinata all’uomo; per quanto riguarda la parte femminile, sebbene non si possa parlare di approvazione, vi era una sorta di tacito consenso per cui molte donne erano piรน dedite all’interesse materiale della famiglia e scusavano le debolezze morali dei propri mariti e dei figli, altre, invece, preferivano non curarsi di certe questioni sociali perchรฉ non si adattava loro. Al contrario di queste ultime, Anna Maria Mozzoni non poteva trascurare di interessarsi alla prostituzione regolamentata; come lei altre si schierarono apertamente contro il sistema, tra i nomi piรน rilevanti Sara Nathan, Giorgina Crawford Saffi, Alaide Gualberta Beccari e Jessie White Mario, ma alle donne italiane si unirono anche esponenti dei movimenti femminili d’Inghilterra e Irlanda. L’attivitร abolizionista s’inseriva nel piรน ampio impegno di affermazione sociale della donna contribuendo alla sua diffusione consapevole tra gli animi femminili. Un tale interessamento si ricava dai lavori di osservazione di Jessie Mario e della stessa Anna Mozzoni, la prima, osservando la condizione di miseria a Napoli ebbe modo di parlare delle donne sacrificate in lavori umili e particolarmente delle prostitute; i toni usati dalla Mario, che non era una femminista fervente come la Mozzoni, evidenziavano l’influenza dell’abolizionismo per una migliore comprensione del movimento di emancipazione. Jessie Mario definรฌ la regolamentazione un delitto messo in atto con “leggi ideate e formulate da soli uomini” al solo fine di “soddisfare ai piรน brutali istinti dell’uomo”. Contemporaneamente Anna Mozzoni osservava i mutamenti socio economici dovuti all’industrializzazione in Lombardia, funzionalmente a quanto da lei sostenuto, la lotta alla prostituzione doveva avvenire in modo cosciente, iniziando dal riconoscimento delle sue cause.
Perciรฒ questo capovolgimento tra โcausaโ e โeffettoโ inerente lโabolizionismo la trovo una mistificazione storica e sociologica terribilmente pericolosa. ร stato usato spesso e impropriamente, nellโeditoriale della Pitch, anche lโaggettivo โpopulistaโ, uno degli elementi che mi hanno colpito maggiormente e negativamente. Occupandomi da anni di America Latina e paesi non allineati, ho notato una forma di โappropriazione culturaleโ indebita da parte di una pseudo-sinistra-salottiera e pseudo-radicale nellโutilizzo e abuso di terminologie provenienti da altre culture e contesti, nonchรฉ una fioritura di mistificazioni inerenti le lotte anti-imperialiste svolte dalla vera โSinistra-Rivoluzionariaโ dei paesi in via di sviluppo.
Ma che cosโรจ unโappropriazione culturale?
Semplicemente รจ appropriarsi qualsiasi cosa sia di unโaltra cultura โ in particolar modo da una cultura stimata piรน โbassaโ sulla scala sociale โ e: usarla in modo superficiale e insensibile; usarla in un modo che degrada, nega, irride la cultura stessa da cui proviene; usarla in un modo che diffonde/mantiene pregiudizi o stereotipi sulla cultura stessa da cui proviene; trattare le persone che hanno inventato quella cosa come esseri inferiori.
Infatti, il termine populismo nasce in Russia (con unโaccezione del tutto positiva, rivoluzionaria ed innovativa) tra la fine degli anni 1850 e la fine degli anni 1880. Lโ Enciclopedia Treccani dice: la prima organizzazione populista, laย Zemlja i volja, venne costituita nel 1861 nel clima di delusione provocato dalle modalitร con cui era stata abolita la servitรน della gleba. La situazione fu interpretata dai populisti come potenzialmente rivoluzionaria e alcuni di essi parteciparono anche ai contemporanei preparativi per lโinsurrezione polacca (1863). Alla dura repressione militare di questโultima corrispose un irrigidimento poliziesco anche allโinterno della Russia, che portรฒ allo scioglimento della Zemlja i volja. In seguito si diffuse negli ambienti populisti una visione dellโazione rivoluzionaria, sostenuta soprattutto dai nichilisti, che anteponeva il ruolo dellโindividuo, come soggetto rivoluzionario, a quello della massa.ย In seguito il populismo si sviluppa in America Latina, sempre in unโ accezione fortemente innovativa e rivoluzionaria, a partire dal secondo decennio del 20ยฐ secolo. Ed ebbe il suo massimo sviluppo tra gli anni 1930 e gli anni 1950. Nonostante le differenze riscontrabili nei singoli Stati (dal peronismo argentino allโEstado novo di G. Vargas in Brasile, allโattivitร dellโAPRA in Perรน ecc.), il fenomeno fu caratterizzato da alcuni elementi comuni, quali lโesistenza di una situazione socio-economica in rapido mutamento per il passaggio da economie prevalentemente agricole a economie industriali e da sistemi politici a partecipazione molto limitata a sistemi a partecipazione piรน estesa; la presenza di masse urbane di recente trasferitesi dalle campagne e non integrate; lโemergere di un leader carismatico, che si presenta come portavoce delle esigenze del popolo; la mobilitazione delle masse da parte del leader attraverso lโesaltazione dei valori nazionali e lโinstaurazione con esse di un rapporto diretto, non mediato dalle istituzioni tradizionali.
Perciรฒ trovo sostanzialmente โcolonialistaโ e โrazzistaโ lโ atteggiamento di affibbiare lโ aggettivo โpopulistaโ, con una connotazione negativa e reazionaria, a chiunque non mostri un atteggiamento intellettualmente conformista ed allineato ai dogmi mercantilistici e liberisti dominanti. Parafrasando un vecchio editoriale di Matteo Volpe su lโIntellettuale Dissidente mi verrebbe da dire:
Non รจ una prerogativa dei soli conservatori (sia โdi destraโ che โdi sinistraโ) ma ormai anche diverse femministe si sono aggiunte al coro dei liberisti etici che chiedono la liberalizzazione della prostituzione. Esse sono sicuramente animate dalle migliori intenzioni; cercando di rendere lโattivitร delle prostitute un โmestiereโ come un altro cercano di rimuovere lo stigma sociale su di esse. Ma non si rendono conto che cosรฌ facendo impediscono una loro reale emancipazione. Conducono una battaglia separatista, che si preoccupa del riconoscimento della prostituzione come categoria equiparata a tutte le altre, invece di aggredire lo sfruttamento che ne รจ alla base.
(di Matteo Volpe – 30 dicembre 2015).
Continuando a citare il brillante editoriale di Matteo Volpe che demistifica il dogma del โliberismo eticoโ cui รจ asservita tutta lโintellighenzia (o pseudo-tale) della sinistra (o pseudo-tale) italiana:
(โฆ) ultimamente sono aumentate le voci di coloro che, non solo in Italia, chiedono un modello di tipo regolamentarista. Costoro sostengono sia sbagliato considerare la prostituzione un fenomeno estirpabile e da estirpare e sostengono il diritto delle โlavoratrici sessualiโ di scegliere questa attivitร per il loro sostentamento. Lโidea che li ispira รจ profondamente liberale, in quanto non si preoccupa del fenomeno sociale nel suo complesso, ma delle scelte di singoli individui, considerati come agenti razionali che decidono in piena libertร .ย I regolamentaristi sottovalutano le pressioni che possono esistere in una societร , soprattutto quelle di tipo economico, e sopravvalutano lโimportanza dellโespressione del consenso individuale.
Per sostenere la loro tesi argomentano che molte prostitute si ritengono soddisfatte della loro attivitร e di averla scelta liberamente. Ma ciรฒ deriva da un fraintendimento essenziale del concetto di libertร , figlio di quella stessa cultura liberale. I regolamentarista, infatti, muovono da un liberalismo estremo che chiameremo โliberismo eticoโ, prendendo in prestito il sostantivo dal linguaggio dellโeconomia. In questo campo, infatti, il liberismo รจ quella dottrina che propugna la limitazione dellโintervento dello Stato e delle leggi e la libertร assoluta del mercato. Qualsiasi intervento pubblico che intralci gli agenti privati โ eccetto ciรฒ che รจ indispensabile per lโesistenza della burocrazia statale, come le forze di polizia o lโamministrazione della giustizia โ puรฒ, secondo i liberisti, danneggiare il benessere della societร , considerata come la somma algebrica degli individui e delle loro contrattazioni private. Lโunico intervento dello Stato deve essere diretto a tutelare questโ autonomia del settore privato. I liberisti, in sostanza, credono che la sommatoria di azioni individuali, purchรฉ avvengano in piena autonomia dal governo o da apparato corporativo o comunitario, conducano al massimo benessere collettivo possibile.
I regolamentaristi estendono unโanaloga concezione al di fuori dellโeconomia. Come i liberisti rifiutano di dare un giudizio complessivo sul fenomeno sociale, ma vogliono garantire esclusivamente diritti individuali. Rifiutano di ammettere un intervento dello Stato nel limitare un tale fenomeno, perchรฉ potrebbe secondo loro danneggiare la libertร dei singoli. A meno che non sia un intervento volto a permettere lโesercizio di queste (presunte) libertร . Le case di tolleranza, o la loro moderna versione, i quartieri a luci rosse, sono la trasposizione di ciรฒ che rappresentano le โautoritร di garanziaโ in campo economico che devono vigilare sul โlibero mercatoโ. Come i liberisti, i regolamentaristi affermano che il problema non sia il fenomeno in sรฉ, ma la rimozione di tutti gli ostacoli che ne permetterebbero e ne stimolerebbero lโesercizio piรน efficiente. Inoltre, considerano il fenomeno della prostituzione come la semplice risultante della โlibera iniziativaโ individuale e delle diverse contrattazioni tra venditore e acquirente. Infine, entrambi credono impossibile estirpare certi โeffetti indesideratiโ. La prostituzione non potrร mai essere abolita, cosรฌ come la povertร o la disoccupazione, e qualsiasi tentativo in questo senso causerebbe piรน danni che benefici e finirebbe per rivelarsi autoritario e dispotico.
Si possono cosรฌ tracciare i caratteri del liberismo etico: esso considera il fenomeno la semplice risultante delle scelte dei singoli e pensa che lo stato non possa interferire in queste scelte per nessun motivo. Il liberismo etico รจ radicalmente antiproibizionista, non ammette in nessun caso che la legge possa interferire nelle decisioni individuali per arrestare un fenomeno. Lo stesso giudizio che viene dato sul fenomeno รจ discusso. La prostituzione (in questo caso, ma potrebbe essere applicata la stessa argomentazione ad altri campi) sarebbe un male solo nel caso in cui fosse non voluta. Qualora ci sia un consenso dellโindividuo, essa va accettata, perchรฉ le scelte individuali non possono essere discusse.
Per sintetizzare si puรฒ dire che il liberismo etico abbia due tratti salienti: la prevalenza delle azioni individuali e del consenso dellโindividuo rispetto alla considerazione del fenomeno complessivo. Proprio in questo mostra la sua fallacia: non considera infatti come le dinamiche generali di una societร possano influire negativamente anche su singoli individui, seppure su questi ultimi non fosse stata esercitata nessuna pressione diretta. Prendiamo il caso del tabagismo: potrebbe essere considerato un normale rapporto commerciale tra acquirente e venditore, nel quale ognuno gode di una formale autonomia decisionale. Eppure a livello generale causa milioni di morti allโanno in tutto il mondo, e con essi tutto ciรฒ che ne consegue (costi sanitari, โfumo passivoโ, ecc).
Inoltre, il consenso, seppure esplicito, non tiene conto delle influenze dellโambiente sociale, delle cognizioni e della cultura dellโindividuo. Che cosa intende dire colei che afferma di essersi prostituita โliberamenteโ? ร ย lecito pensare, che si riferisca unโautonomia formale, cioรจ dellโassenza di una coercizione diretta da parte di altri individui, non certo a una autonomia sostanziale, cioรจ allโinesistenza di pressioni sociali di altro tipo. Ci si prostituisce โliberamenteโ per pagarsi lโuniversitร (che altrimenti non si potrebbe frequentare) oppure perchรฉ si รจ allettati dai guadagni migliori rispetto ad impieghi malpagati. Ma ciรฒ che vale per la prostituzione puรฒ essere esteso, e si puรฒ arrivare a giustificare la vendita โliberaโ di alcune donne del proprio utero. In tutti questi casi รจ la struttura stessa della societร , ovvero lโesclusione di alcune classi sociali, ad esercitare pressione sullโindividuo, una pressione che il liberista etico รจ incapace di vedere perchรฉ non tiene conto del fenomeno ma si ferma al consenso dellโindividuo.
Non รจ una prerogativa dei soli conservatori (sia โdi destraโ che โdi sinistraโ), ma ormai anche diverse femministe si sono aggiunte al coro dei liberisti etici che chiedono la liberalizzazione della prostituzione. Esse sono sicuramente animate dalle migliori intenzioni; cercando di rendere lโattivitร delle prostitute un โmestiereโ come un altro cercano di rimuovere lo stigma sociale su di esse. Ma non si rendono conto che cosรฌ facendo impediscono una loro reale emancipazione. Conducono una battaglia separatista, che si preoccupa del riconoscimento della prostituzione come categoria equiparata a tutte le altre, invece di aggredire lo sfruttamento che ne รจ alla base.
Si puรฒ considerare la vendita del sesso di una donna, la mercificazione di ciรฒ che ha di piรน intimo,ย la cessione del proprio corpo (e della propria โanimaโ se si pensa alle possibili conseguenze psicologiche) in cambio di sicurezze economiche, un atto libero? E infatti, a dimostrazione della natura liberista del regolamentarismo, non si pensa minimamente che, invece di elevare di rango sociale la prostituta, bisognerebbe estirpare le cause socio-economiche che la rendono tale.
Non a caso gran parte dei paesi di tradizione socialista sono proibizionisti. Certo, il proibizionismo non ha senso in una societร fortemente capitalista e liberale, perchรฉ criminalizza la prostituta che รจ una vittima. In un paese come gli Stati Uniti, ad esempio, esso รจ dettato da un moralismo puritano piuttosto che dal proponimento di rimuovere le cause stesse del fenomeno. Ma il regolamentarismo rappresenta un anti-moralismo simmetrico, che si preoccupa piรน di modificare i giudizi sociali, piuttosto che incidere nelle dinamiche profonde; di cambiare la sovrastruttura lasciando inalterata la struttura. Non si puรฒ pensare di affrontare la questione della prostituzione in maniera autonoma, senza comprendere che essa passa per il modello sociale e politico che una societร ha deciso di adottare.
Tuttavia, รจ innegabile lโesigenza di una legislazione a breve termine, purchรฉ non escluda fini piรน universali. Per questo, in Italia e in altri paesi, รจ stato elaborato il modello abolizionista, che รจ una sorta di compromesso tra il liberismo etico dei regolamentaristi e lโโorganicismoโ dei proibizionisti. I primi, perรฒ, fanno notare che esso ha fallito. Nato tra grandi speranze, lโabolizionismo doveva giungere ad eliminare la prostituzione, ma si รจ rivelato ben lontano dal riuscirci, esponendo per di piรน le prostitute a condizioni di insicurezza.
Senzโaltro, questa obiezione, รจ corretta. Senzโaltro lโabolizionismo ha fallito. Ma non per le ragioni che adducono gli anti-abolizionisti. Ha fallito, invece, perchรฉ anchโesso assimila implicitamente e inconsapevolmente la logica del liberismo etico. Questโultimo porta a proteggere i diritti dellโโagente razionaleโ che stipula un contratto, ponendo sullo stesso piano il fruitore della prestazione e chi la vende, similmente a quanto si fa in campo economico sostituendo i diritti del consumatore a quelli del lavoratore.
In questo modo, pur animato dai migliori intenti, lโabolizionismo finisce per essere peggiore del male che vorrebbe curare. Permette che si svolga il gioco della contrattazione (e dello sfruttamento nascosto) tra cliente e prostituta senza neanche le garanzie basiche del regolamentarismo. Solo il modello svedese, o neo-proibizionista, permette di superare i limiti di entrambi gli antagonisti. Esso fa giustizia dellโindividualismo e del liberismo etico intervenendo proprio sul tabรน dei liberisti, la contrattazione privata. Non rinuncia a punire lo sfruttamento ma rinuncia alla parificazione tra cliente e offerente dellโabolizionismo e alla criminalizzazione della prostituta del protezionismo classico. Proibendo il โconsumoโ, senza perseguitare la prostituta, la Svezia รจ riuscita a ottenere una drastica riduzione di questa piaga. Considera il fenomeno generale, ma propone un intervento perfettamente adeguato alla societร scandinava.
Quello che ci insegnano i risultati degli eccessi moralistici del puritanesimo, della mercificazione del nichilismo morale dei liberisti etici, del fallimento dellโesperimento abolizionista, quello che ci insegna, infine, il nuovo e promettente modello svedese, รจ che non si puรฒ considerare una questione senza avere chiara lโidea di societร che si intende realizzare e una vera filosofia politica. Il problema della prostituzione, come qualunque altro, non puรฒ essere scisso dallโorganizzazione della societร e dalla sua comprensione strutturale. Lโattivismo naive di molte femministe, che pretende di combattere gli stereotipi anglicizzando il vocabolario (non si puรฒ dire โprostituzioneโ ma solo โsex workingโ, come se le catene ornate di fiori non fossero pur sempre catene) rende un grande servigio al liberismo (etico ed economico). Rimane fermo allโempirico individuale, senza afferrare la globalitร .
Solo quando queste (come chiunque) re-impareranno (come un tempo sapevano ben fare) a inquadrare le loro perorazioni nella critica alla societร capitalistica e la lotta particolare nel contesto della lotta universale delle classi oppresse, riusciranno finalmente a proporre un cammino di reale emancipazione.
Maddalena Celano
E QUESTI PERSONAGGI SI DICONO DI SINISTRA?!
Lino Milita
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Questo sunto di pensieri di TAMAR PITCH qui allegati nelle due immagini e gettati qui e lร come semi in una stia di un pollaio, evidenza una colossale mancanza di conoscenza storica e materiale degli eventi politici e delle nozioni minime di diritto, afferenti a ciรฒ che intendiamo per “populismo”, pena, sanzione, crimine, vittima. Vi sono inoltre, negli argomenti esposti indizi di accostamenti a dir poco “impropri”. In piรน si usa una analogia nel passato (proibizionismo) e una vicenda in corso riferita ai paesi del nord Europa. Vi รจ una indebita identificazione tra “proibizionismo” e politiche “sicuritarie”.
Andiamo per ordine:
-“populismo penale”. In questo scritto si pone che il populismo penale come quel processo di comunicazione avente lo scopo di ottener consenso nel perseguimento di pratiche e norme, che espandano e consolidino la sanzione per una classe di eventi, non ritenuti (ancora) sanzionabili o abbastanza sanzionabili. Storicamente parlando il “populismo” non รจ sempre sinonimo di espressione della paura non incanalata verso politiche razionali. A livello antropologico e politico, consiste anche nel porre dignitร a chi, e a coloro, e a linguaggi, istanze e rivendicazioni non accettate, rese mute, o incatenate dai linguaggi e dalla visione concreta e reale dominante in quel particolare luogo e periodo storico. L’accostamento con il termine “penale” รจ improprio. Piรน che altro si potrebbe scrivere che la intenzione di risolvere il conflitto soltanto con una estensione, e appesantimento della pena non รจ sufficiente. E quindi il populismo non รจ rivolto a chi chiede di essere protetto o che quel comportamento, ritenuto sanzionabile, non sia riconosciuto. La vittima e le classi sociali, le minoranze, che sono e si sentono in posizione di indigenza e di minaccia, e di pericolo, richiedono pratiche che rimuovano le cause, inibiscano le sorgenti (economiche, culturali), sanzionino (pongano un arresto e limitazione) alle azioni provocanti danno, disagio e minoritร . Il populismo invece dovrebbe essere avocato (e lo รจ anche se molti in modo sofistico invertono la relazione) a chi si fa l’onere di risolvere e affrontare la richiesta di aiuto, di disagio e la rivendicazione di mutamento dell’assetto sociale e del comportamento individuale, fornendo azioni limitate volte solo a fornire l’illusione della soluzione.
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Il populismo รจ da parte di chi agisce per risolvere, non da parte della vittima, e in modo subdolo si dice che l’opinione pubblica ( e sotto sotto la si vuole fa apparire irrazionale, irrilevante, pericolosa, da tenere in catene e sotto controllo) รจ la causa del “populismo”.
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In piรน, l’accostamento tra populismo e pena (all’interno delle pratiche giudiziarie) รจ improprio: la pena รจ una conseguenza di una pratica formale di rilevazione, accertamento e decretazione di fattispecie di azioni inscrivibili in casi definiti come “reati” secondo codici scritti. Si accosta una procedura giuridica in ambito del Codice penale, formalmente utilizzata dal sistema giudiziario, ben descritto, astratto e avulso da opinioni ritenute labili per mancanza di conoscenza, labilitร emotiva, paura irrazionale, insicurezza nevrotica.
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Questi due ( “populismo” e “penale” ) termini rappresentano una riduzione di azioni politiche generali all’interno di modelli descrittivi psicologici individuali, che descrittivi poi non sono perchรฉ partono da un assunto sotterraneo dove l’irrazionalitร in modo incontrovertibile pone una pena nuova, o estende gli ambiti di applicazione a quelle esistenti. E quindi nel discorso metaforico, fintamente ben argomentato) si fa passare sotto sotto, senza dirlo in modo esplicito, che l’assenza di pena, la riduzione dell’ambito della norma esistente sia un procedimento evoluto e razionale che non inasprisce, anzi riduce il fenomeno che determina la criminalitร . Si pone ancora sotto questa ipotesi non detta, un sofismo tale che la depenalizzazione sia comunque una procedura che garantisca equitร nel procedimento penale, e un fattore di distensione sociale: si pone sullo stesso piano, nello stesso argomento “populismo” come una impostazione giuridica e anche come una descrizione sociologica, facendole passare per lo stesso, ovvero per identitร , e invece รจ solo una identificazione creata da una visione retrograda del “popolo” e un pregiudizio infondato sulla minaccia, pericolo, timore come esclusivi stati angosciosi (e quindi altro sofismo che riduce tutto in un livello psicologico)โ TRE MISTIFICAZIONI una dentro l’altra.
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“Femminismo punitivo”. Il “femminismo” delle innumerevoli declinazioni per le quali รจ inteso come processo di liberazione; sovvertimento dei valori volti all’oppressione; liberazione di sรฉ, s’accosta oggi a questo inedito accostamento. Il femminismo rivendica la piena espressione di essere umani che sono discriminati e oppressi anche e principalmente per le qualifiche di “femmina” e “donna”. Questo minimo comun denominatore รจ anche un elemento costitutivo di processi sociali e politici aventi lo scopo di perseguire cittadinanza concreta da parte di chi รจ collocato, e compresso in un ruolo di perenne esigenza di pari e libero agire sociale all’interno delle strutture sociali regolate da leggi aventi il criterio di universalitร .
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La punizione รจ una decretazione che pone una conseguenza penale, amministrativa, civile, eventualmente detentiva rivolta a coloro che agiscono in fattispecie inscrivibili nelle tassonomie dei reati. La punizione รจ anche un dispositivo transitorio teso a limitare coloro che hanno e possano causare danni, lesioni a cose o persone, o che contravvengono alle minime regole di interazione sociale. La punizione รจ sia una limitazione sia un obbligo. Una limitazione perchรฉ pone un divieto; una impossibilitร ad agire. Un obbligo perchรฉ impone ad attori sociali terzi di attivare procedimenti su coloro che hanno compiuto il reato (la detenzione รจ un aspetto). Questa caratteristica, da sempre, รจ necessaria per il mantenimento della struttura sociale per qualsiasi modello la vogliamo rappresentare.
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La rivendicazione del femminismo รจ sia una richiesta di libertร e di rimozione delle catene (leggi, usi, mentalitร , valori, assetti economici, stili di vita, saperi) che limitano la piena espressione della persona in quanto donna. Ogni rivendicazione รจ una affermazione, che si colloca in una dialettica politica, e giร l’intenzione di presentarsi implica la negazione degli altri attori che considerano tale processo di loro esclusiva mediazione.
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Il femminismo punitivo, sembrerebbe che voglia punirsi da solo. E che vuol dire allora? Che intende perseguire i suoi scopi estendendo ciรฒ che prima non era ritenuto reato (violenza, giogo, plagio, schiavitรน) in luoghi di interazione sociali intesi come trasparenti e innocui. Tutto questo non รจ che il femminismo agisce per punire. Questo รจ compito degli apparati formali di un sistema sociale. O forse si vuole intendere che il “femminismo” in toto, cioรจ tutto ciรฒ in cui consiste “il femminismo” corrisponde a una visione autoritaria del vivere sociale, dove ogni conflitto si risolva in uno schema di azione e di reazione detentiva o sanzionatoria?
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Anche se per assurdo si ammettesse questa immagine di una dittatura nascente, il risultato sarebbe la presa del potere delle donne, con la determinazione di un sistema sociale, dove a loro volta i maschi sarebbe schiavi. Tutto questo si chiama “SOFISMO DIALETTICO” falsa conversione dell’ipotesi in tesi, dove ognuna si trasforma nell’altra, e che ha la legittimazione nella sintesi momentanea del piรน forte. E ancora una volta riappare di nascosto il modello della realtร imposto dal Patriarcato, che รจ proprio quello dove il femminismo trae origine come rivendicazione. Cioรจ il patriarcato come legittimazione giuridica della legge della giungla.
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In piรน si afferma che il “femminismo punitivo” sia una causa che oltre ad estendere la tipologia dei reati, contribuisce ad aumentarne l’incidenza nel vivere sociale, e questo รจ un altro SOFISMO DIALETTICO: si trasforma lo schema di rilevazione dei fenomeni inscrivibili nelle fattispecie dei reati, con la enumerazione degli stessi, ponendo in modo posticcio e infondato che per ogni affinamento e valutazione di comportamenti oppressivi e schiavisti nell’alveo della sanzionabilitร , questo implica in modo necessario l’aumento in frequenza di reati veri. Trasformazione del modello nella realtร attraverso ipotesi non provate e fatte passare per assiomi. E cioรจ analisi dogmatica del modello interpretativo che fa da correlato a una visione ipotetica della realtร intesa come evidente di per sรฉ. REIFICAZIONE INDEBITA.
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“Politica criminale”: la politica perseguita dal “femminismo punitivo” ha soltanto la pratica di una politica che si occupa del crimine e da esso trae alimento. Si noti che giร aver scritto punitivo, si รจ creato un termine non provato che da predicato al femminismo e che in realtร รจ il soggetto dell’altra frase e che tale accostamento di questi due coppie di frasi รจ in realtร una identitร che ripete se stessa invertendo i termini ” Pratica di gestione del crimine che รจ politica sociale tout court” <-> “politica di rivendicazione femminista che รจ pratica di sanzionabilitร ” <-> ” Termini con elementi infondati e posti come assieme nella parte del crimine con l’assunto nascosto che il femminismo sia solo tale all’interno di questo processo” <-> “tautologia con visione astratta e limitata del femminismo”. Tutto questo รจ una colossale petizione di principio infondata.
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“<Reato dei “clienti> analogo al <reato di chi beve alcool>”: ANACRONISMO in primo luogo e giร questo casserebbe qualsiasi analisi successiva, ma dal punto di vista logico si hanno vistose differenza viste come analoghe. Chi beveva alcool erano maschi e femmine, in piรน l’oggetto del contendere era una sostanza non una persona. Non una persona vista come oggetto: schiavo. La proporzione nascosta di questa analogia temporale anacronistica fatta passare per logica sottende un assunto per il quale, piรน crei fattispecie per questo reato, piรน invogli le persone a perseguirlo. Per l’alcool sicuramente non รจ mai stato cosรฌ, bevevano pure prima della istituzione della punibilitร . Per la prostituzione immaginiamo che i maschi siano perseguibili, l’eccitazione aumenterebbe a dismisura per tutti, non avremmo piรน bisogno del Viagra. Dovremo creare dei centri di aspirazione artificiale come per le mucche che danno il latte, e noi poveri uomini con un Priapo sempre in tensione a ogni ciclo scrotale dovremo infilarlo da qualche parte. Tutti satiri che camminano a tre gambe. Non credo che in questo scritto, sia necessario spiegare che la prostituzione prima del sesso, รจ un meccanismo di plagio e di potere, e anche se si castrasse un uomo, questo avrebbe comunque il desiderio di inferire dolore per suo momentaneo e sperato piacere. IN piรน se si dice che il desiderio รจ mentale, ecco allora che si contravviene all’analogia dell’alcool che lรฌ si crea dipendenza fisica.
- “Reato universale di maternitร di sostituzione”: questo accostamento รจ di una violenza assoluta e per complessitร merita un discorso a parte. Ma giร per intuito si puรฒ ravvisare come sia la forma piรน avanzata del pensiero patriarcale: l’assoluta visione nelle tecnologie attuali del diritto e della chimica, della biologia, della medicina, tesa a considerare la donna, come un oggetto completamente a disposizione e anzi a scorporarla dal suo utero, dal suo essere madre, dal processo di gestazione da quello di nascita. In piรน vi รจ una scorrettezza totale, da approfondire ancora: Il reato non รจ verso la maternitร , non รจ mai un reato, come la nascita e la gestazione. Il reato รจ il sistema di ruoli, persone e reato che trasforma tutto ciรฒ in merce, come la prostituzione. Come rapina, come alienazione: PATRIARCATO NELLA FORMA PIรน MODERNA E ASTRATTA.
(ripeto questo ultimo commento รจ solo esposto e non argomentato, perchรฉ il punto focale della mistificazione che oltrepassa i temi del presente scritto).
Occorre ricordare che tali accostamenti sono svolti da persone che si dicono combattere per la liberazione della donna e che si dicono di sinistra.
Non puรฒ esistere democrazia senza libertร verso coloro che nelle proprie scelte non nuociono a nessuno, salvo a chi soffre di certa fobia sociale, come la Meretriciofobia.
Concordiamo sulla base della sua affermazione.
L’ autrice non soffre di meretriciofobia ma di papponofobia e madamafobia. Tra l’ altro, il modello nordico non punisce la prostituta ma il cliente con il preciso intendo di fermare la domanda di vittime di tratta p la domanda di disperate (anche bianche ed europee) che si prostituiscono per pagare gli strozzini o l’ universita’ (fenomeni sociali NON degni di paesi civili).
Da Lino Milita
Dialogo semiserio tra due puttanieri-imprenditori.
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โFinalmente il Decreto legge รจ passatoโ. โSรฌ, ma non รจ ancora leggeโ. โEeeeh anche se non passasse, alcuni articoli, ora potranno essere tradotti in circolari amministrative e patti territoriali, tra Regioni e Comuni. E poi anche con alcune circolari per la Confesercenti e la cooperativi edili e lโalbo dei commercialisti e sarร tutto piรน agevoleโ. โSรฌ ma vi saranno alcune che vorranno essere autonome imprenditrici e gestiranno tutto da soleโ. โA parte che vi sono giร ora. E perรฒ sai, dovranno avere una clientela altolocata, che spende tanti soldi, non potranno lavorare di massa. E gli affitti costano, la pubblicitร ancheโ. โBeh se dici cosรฌ, le potremmo anche aiutare (ridendo)โ. โ Ma certo, non noi direttamente, qualche nostro promoter con bel negozio, offrirร una discreta agenzia di approvvigionamento, pagherร una quota. (dicendo con fare disteso)โ. โE ma poi se diventano forti e si associano?โ. โMa le aiutiamo noi. Ci mancherebbe altro, anzi affittiamo anche i nostri locali per i convegni, come quellโultimo che abbiamo dato per quelle prof.sse, femministe storiche che argomentavano per la liberalizzazione del mestiere un mese faโ.
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โ(Ridendo) รจ vero: abbiamo dato anche gadget pubblicitari gratuiti di quel negozio, dove un nostro cliente che fa richieste molto particolari, si รจ offerto. Eโ vero abbiamo dato a lui un bonus per prestazioni gratuite per due settimaneโ. โCon buona volontร si risolve tutto, e poi queste autonome avranno vita breve, noi faremo loro concorrenza nello stesso tempo, abbiamo piรน dipendenti giovani, fresche, volenterose. Daremo prezzi bassi, senza limiti di tempo, con sconti promozionali. Poi di quelle piรน avanti nella professione, e anche un poโ consumate, daremo un contratto a progetto per servizi particolari.โ.
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โEcco : รจ unโidea. E poi quelle piรน avanti, per lโusura e lo stress del lavoro, daremo per aiutarle. E poi insomma dovranno venirci incontro. Paghiamo vitto, alloggio, vestiti, i documenti di soggiorno. E insomma.โ. Dopo la legge, ci si mette in accordo con i comuni, per viabilitร , affitti in locazione, case da ristrutturare. Daremo lavoro agli edili in crisi. Pe rquanto riguarda i clienti piรน evoluti basta Paypal, anonima diretta a conto opera. Con un catalogo di prestazione. Ovviamente quello piรน โspinoseโ si fanno a voce, insomma vengano nei nostri โufficiโ e prepareremo preventivi ad hoc.โ.
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โBene (con sorriso soddisfatto), creeremo una fattoria multiservizio, e si arร un volume di affari, dove le indipendenti, dovranno per forza associarsi tra loro, ma non basterร , avranno poca clientela, e non ce la faranno, e dovranno ricevere la nostra clientela che regaleremo allโinizio. E per avere prezzi nostri, dovranno abbassare i loro, ma poi sai, potrebbero avere controlli, oppure i loro clienti che parcheggeranno la macchina da loro, avranno le ruote bucate.โ
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โ(Lโaltro con volto triste), che peccato. E va bene dai, se diventa legge, in meno di un mese in questo nostro โdistrettoโ ci saremo solo noiโ.
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โVero, ma bisogna stare attenti al concorrente di quello vicinoโ. โEeeeehhh ma tra noi imprenditori ci si mette in accordo. Una maschia stretta di manoโ.
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Sorridono e ordinando un caffรจ, nel bar. (Lino Milita)
Sottolineo che la sola punizione del cliente causa l’illegalitร della stessa attivitร ; quindi รจ illogico dire che chi si schiera con il modello nordico contro la prostituzione non soffra di Meretriciofobia. Tale affermazione รจ chiarissima!
Ma esattamente dove sarebbe la logica di questa affermazione? Non la trovo. Il modello nordico, congiunto ad una creazione di alternative lavorative per le prostitute e un’educazione sessuale volta al rispetto, e che quindi non veda la donna (o l’uomo, o le persone in generale) come merce acquistabile, sarebbe meretriciofobia? Semmai vorrei soffermarmi un po’ su questo neologismo che hai coniato sul momento. Fobia delle meretrici? Non credi piuttosto che vogliamo aiutarle a trovare una vita piu’ dignitosa?
Ritorno a commentare questo articolo dopo averlo ritrovato in Rete.
La Meretriciofobia sussiste nel fatto che, a prescindere dalla possibilitร di cambiare lavoro per chi si prostituisce, viene generata dallo stigma sociale di chi vuole praticarla ed avvalersene.
Come al solito non volete vedere la realtร dei fatti in questione, vivendo nella vostra immaginazione fobica.
Sono un ex schiava del racket della prostituzione e ci tengo dire che la prostituzione e fatta di donne schiave del racket della prostituzione perche I corpi in vendita sulle strade sono offerti per mano della criminalita organizaata ….forza Maddalena io sono con te
Tamar pitch le Donne sulle strade sono schiave costrette alla prostituzione per mano della criminalita organizata ….I clienti sono complici della schiavitu delle vittime della tratta perche essi sono consapevoli che le Donne sulle strade sono schiave costrette alla prostituzione ma a loro non frega niente interessa solo lo sconto e da ex schiava del racket della prostituzione dico si alle multe ai clienti e una debuncia nei confronti di lei per favoreggiamento alla prostituzione che lei sta faccendo favoreggiamento alla prostituzione
Grazie Adelina, la tua testimonianza aumenta di molto il valore della pubblicazione. Ti salutiamo con la speranza che tu possa avere un futuro sempre piรน bello.
Non si puรฒ certo sapere con certezza se una prostituta รจ schiava o meno, almeno fin dall’inizio. Inoltre, come ho detto in precedenza, le meretrici in Italia, anche sulla strada, sono quasi tutte consenzienti. Pagare il pizzo per il posto, oppure la protezione di qualcun altro non รจ riduzione in schiavitรน. Basta con queste mistificazioni della realtร .
Ultima Voce, ma non hai ancora bannato questo cialtrone di Francostars?
Il fatto di volermi bannare รจ la riprova che sto dicendo il vero, contro le vostre illusioni meretriciofobiche.
Inoltre qui รจ intervenuta Adelina, ex vittima del racket della prostituzione che sui marciapiedi CI TORNA anche spesso (ma per fare indagini visto che รจ una collaboratrice di giustizia). Un po’ di rispetto, per favore! E nessuno faccia il maestrina o la maestrina di fronte ad una vittima di tratta!
Non ho certo mancato di rispetto per nessuno, salvo smentire la mistificazione della realtร dei fatti in questione, che รจ molto scomoda a chi soffre di Meretriciofobia.
E allora Francostars? Che problema c’รจ nella meritricio fobia che a casa mia (siamo donne semplici, del popolo, non si se mi spiego!) si chiama piรน volgarmente schiavismo! La prostituzione rappresenta la piรน vile delle degradazioni , oppressioni e mercificazioni del corpo e dell’anima delle donne, il simbolo del disprezzo degli uomini per se stessi tanto per cominciare e delle donne. Della loro incapacitร a relazionarsi con qualcosa di diverso da loro che li spaventa e che si illudono di poter controllare pagando. La prostituzione รจ violenza essenziale prima ancora che diventi un gesto perchรจ รจ un pensiero violento pensare di poter usare un altro essere umano a pagamento per soddisfare i propri desideri e bisogni che raramente sono sessuali, ma sono essenzialmente di potere e di dominazione. Buona giornata.
Non puรฒ esserci violenza se esiste consensualitร e soprattutto guadagno in merito. Questo รจ logico e l’odio sociale della prostituzione รจ dovuto proprio al fatto che certe persone non sopportano il sesso a basso costo, rispetto alla prostituzione non remunerata, la quale รจ pari alla prima; quindi esiste per le seconde una certa concorrenza sleale, anche se tale รจ un modo diverso di relazionarsi e quindi non dovrebbe certo generare una fobia in merito.
Invitiamo tutti a sostenere una conversazione educata e civile per piacere.