Lo sviluppo della vicenda
L’inchiesta che ha portato al deferimento dei dirigenti della Juventus ha avuto inizio con l’operazione ”Alto Piemonte” condotta dalla procura di Torino. Sotto accusa le attività di un clan della ‘Ndrangheta a Torino che coinvolgono marginalmente la società bianconera in merito a presunte attività di bagarinaggio.
Dopo due anni di intercettazioni, la procura torinese ha ritenuto che il club fosse testimone dei fatti, ma non ha indagato né dirigenti, né altri membri della società. Secondo Agnelli: ”Questa veste di testimoni è stata sottoposta a un controllo invasivo e meticoloso, anche con l’uso di intercettazioni ambientali e telefoniche, e non è mai montata. Erano testimoni e sono rimasti testimoni fino alla chiusura delle indagini penali.”. Nel mentre, sono state prodotte più di 5000 pagine di indagine, girate in seguito alla Procura Federale che ha deciso di procedere con il deferimento.
L’accusa della Procura Federale
Alla base del provvedimento nei confronti di Agnelli e dei dirigenti Francesco Calvo, Alessandro D’Angelo e Stefano Merulla, il non aver impedito ”a tesserati, dirigenti e dipendenti della Juventus di intrattenere rapporti costanti e duraturi con i cosiddetti ‘gruppi ultras’, anche per il tramite e con il contributo fattivo di esponenti della malavita organizzata”. Repubblica riporta che agli ultras sarebbero stati concessi biglietti ed abbonamenti in quantità superiori al consentito, anche a credito e senza la presentazione dei documenti di identità dei presunti titolari. In questo modo si sarebbero contravvenute le norme di pubblica sicurezza sulla cessione dei tagliandi per eventi sportivi, favorendo inconsapevolmente il fenomeno del bagarinaggio.
Inoltre la procura punta il dito direttamente su Agnelli, responsabile di aver personalmente preso parte ad incontri con la malavita organizzata e con gli ultras. In particolar modo, l’accusa è quella di aver assecondato l’addetto alla sicurezza della società D’Angelo nel consentire l’ingresso di materiale pirotecnico e di striscioni proibiti all’interno dello stadio in occasione del derby Torino-Juventus del 23 febbraio 2014.
Cosa rischia la Juventus?
Dal punto di vista penale la Juventus non è responsabile di alcun reato, ma secondo la Procura Federale la società potrebbe essere responsabile di violazione delle norme FIGC in merito alla vendita e alla distribuzione di biglietti (art.1 e art.12, comma 2). L’accusa è però carente nello specificare come la società abbia contravvenuto alle norme in vigore. Inoltre la Procura Federale si è appoggiata ai documenti forniti dalla Procura di Torino, secondo i quali la società non è ritenuta responsabile dei fatti, ma soltanto testimone. La FIGC sarebbe quindi poco coerente nella propria accusa e questa contraddizione è stata sottolineata chiaramente dalla società.
In ogni caso, se verrà confermata la contravvenzione alle norme, il rischio è quello di un’ammenda, mentre dal punto di vista sportivo non ci saranno conseguenze.
La reazione della società
Nel pomeriggio di sabato, mentre la squadra era impegnata nella trasferta di Genova contro la Sampdoria, il presidente bianconero ha reagito con fermezza. In sala stampa a Vinovo, Agnelli si è scagliato contro la Procura FIGC, ritenendo che l’accusa abbia basi false. «Ho ricevuto un deferimento della Procura della Figc nel quale si sostiene una collaborazione della Juventus con la malavita organizzata. E’ falso: difenderò il nome del club!” – è quanto annunciato dal dirigente juventino.
Agnelli ha anche risposto alle voci che lo indicherebbero come protagonista di incontri con malavita ed ultras: ”Come ho scritto alcuni giorni fa, non ho incontrato boss mafiosi. A cadenze regolari ho incontrato tutte le categorie di tifosi, siano essi club doc, siano essi Juventus Member o siano essi gruppi ultras. Un’attività fatta alla luce del sole che penso rientri a pieno titolo nei doveri di un presidente di una società calcistica.”
Nonostante il rischio in caso di condanna sia quello di un’ammenda, si tratterebbe comunque di un’altro danno di immagine pesante dopo Calciopoli, vicenda che il presidente bianconero sembra non aver ancora smaltito: ”difenderò il buon nome della Juventus che per troppe volte è già stato infangato e sottoposto a curiosi procedimenti sperimentali da parte della Giustizia sportiva” – sostiene Agnelli.
Cambio ai vertici del club?
Al termine della conferenza, Agnelli ha spontaneamente smentito le voci che vorrebbero un cambiamento ai vertici della società, confermando l’impegno alla direzione del club per gli anni a venire: ”Ipotesi di un cambiamento del management? Assolutamente no, questo gruppo dirigente, formato dal sottoscritto, da Marotta, dal vice-presidente Nedved, dal direttore sportivo Fabio Paratici, ha intenzione di continuare a far crescere la Juventus ancora per parecchio tempo”.