Con l’approvazione definitiva al Senato, il Decreto Flussi si trasforma in legge. Con 99 voti favorevoli, 65 contrari e un’astensione, il provvedimento proposto dal governo Meloni introduce misure che regolano l’ingresso dei lavoratori stranieri, riorganizza la gestione dei migranti e pone nuove restrizioni sulle Ong. Una legge che ha generato un acceso dibattito politico.
Le novità principali del decreto
Nuovi Paesi considerati “sicuri”
Tra i punti salienti, il decreto Flussi include un elenco aggiornato dei Paesi considerati come tali, come Egitto, Bangladesh e Marocco. Questa modifica punta a facilitare il trasferimento dei migranti nei centri al di fuori del territorio italiano, tra cui quelli in Albania, aggirando gli ostacoli giuridici che ne avevano finora limitato l’uso.
Cambiano i giudici competenti
Un’altra novità del decreto Flussi riguarda la competenza per le convalide dei trattenimenti dei migranti. Non saranno più le sezioni Immigrazione dei tribunali a occuparsene, ma le Corti d’Appello, già note per essere sovraccariche di lavoro. Questa scelta ha suscitato critiche, con l’opposizione che accusa il governo di indebolire il sistema giudiziario.
Restrizioni alle Ong e controlli sui migranti
Nuove regole stringenti riguardano le Ong che operano nel Mediterraneo: il ministero dell’Interno potrà vietare il passaggio delle loro navi nelle acque italiane per ragioni di ordine pubblico, eccezion fatta per operazioni di soccorso. Inoltre, i migranti in arrivo saranno soggetti a controlli più severi, inclusa l’ispezione dei contenuti di smartphone e altri dispositivi, purché non si violi la privacy delle comunicazioni personali.
Lavoratori stranieri: nuovi ingressi programmati
Il Decreto Flussi regola l’accesso legale dei lavoratori stranieri non comunitari per rispondere alle esigenze del mercato del lavoro. Per il 2024, si prevedono 110.000 ingressi di lavoratori stagionali nei settori dell’agricoltura e del turismo. Tuttavia, il dibattito pubblico e politico si è concentrato maggiormente su altri aspetti, come le nuove disposizioni sui trattenimenti e il modello di gestione dei migranti.
Reazioni della maggioranza
La difesa del Governo
I rappresentanti della maggioranza hanno sostenuto il provvedimento come un passo necessario per contrastare l’immigrazione irregolare e garantire maggiore sicurezza. Alberto Balboni, senatore di Fratelli d’Italia, ha accusato la sinistra di voler sabotare il decreto per proteggere il “business dell’accoglienza”, che secondo lui ammonta a circa 1,8 miliardi di euro l’anno.
Maurizio Gasparri di Forza Italia ha invece difeso i centri in Albania, sottolineando che il loro costo è significativamente inferiore rispetto alle spese sostenute dai precedenti governi di centrosinistra per la gestione dei migranti. La sottosegretaria all’Interno Wanda Ferro ha ribadito che il fenomeno migratorio deve essere “governato e non subìto”, rifiutando le accuse di razzismo.
L’opposizione all’attacco
Matteo Renzi: “una buffonata”
Durissime le parole di Matteo Renzi, leader di Italia Viva, che ha definito il centro in Albania “una delle più grandi buffonate mai realizzate”, sottolineando come la struttura ospiti attualmente solo “cani randagi”. Renzi ha inoltre criticato il governo per aver distolto l’attenzione da problemi cruciali come bollette e sanità pubblica, concentrandosi invece su una “narrativa propagandistica” sull’immigrazione.
Partito Democratico e Movimento 5 Stelle
Andrea Giorgis (PD) ha avvertito che il decreto aumenterà le presenze irregolari e alimenterà fenomeni di sfruttamento e criminalità. Anche il Movimento 5 Stelle ha attaccato la maggioranza, definendo il modello Albania un fallimento già previsto. Ettore Licheri ha evidenziato che, a fronte di 8.000 sbarchi solo a novembre, il centro in Albania ha accolto appena 19 persone.
Alleanza Verdi-Sinistra: un’“ossessione” propagandistica
Peppe De Cristofaro (AVS) ha accusato il governo di un’ossessione propagandistica sull’immigrazione, intervenendo ben 17 volte in due anni sul tema. La destra alimenterebbe una retorica dell’invasione priva di fondamento, ignorando invece le vere emergenze del Paese.
Il Decreto Flussi sui Paesi sicuri, ora legge, rappresenta un intervento controverso nel panorama politico italiano. Da un lato, introduce strumenti per regolare l’immigrazione legale e rafforzare il controllo delle frontiere. Dall’altro, è al centro di feroci critiche per le implicazioni sociali e giuridiche delle sue misure. Il dibattito prosegue, con l’opposizione che denuncia il governo di Meloni per un uso strumentale del tema migratorio, a scapito di altre priorità nazionali.