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Il Decreto Flussi rappresenta, a livello legislativo, l’unico canale ufficiale per consentire ai lavoratori stranieri di entrare in Italia in modo regolare. Il sistema presenta numerose inefficienze e blocchi procedurali che ne compromettono l’efficacia. I posti disponibili sono nettamente inferiori rispetto alle richieste, e solo una minoranza di coloro che riescono a superare la selezione del click day – la data in cui è possibile presentare la domanda per il nulla osta per via telematica – riesce a completare con successo l’iter burocratico.
Il decreto flussi è tornano in auge come tema politico, sopratutto in vista della campagna elettorale per le vicinissime elezioni europee, con il discorso di Giorgia Meloni alla procura dell’antimafia. La premier ha denunciato infatti la presenta di infiltrazioni mafiose nei flussi migratori regolati dal decreto stesso, evidenziando delle anomalie riguardo ai numeri dei richiedenti e ai nullaosta rilasciati. Meloni, parlando di dati “allarmanti”, ha presentato un esposto al Procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, denunciando l’infiltrazione della criminalità organizzata nel sistema.
Giorgia Meloni ha esposto tutti i dati dell’immigrazione, parlando di numeri totalmente sbilanciati nel solo 2023: ciò che è stato scoperto durante il click day è stato infatti che “il numero di nulla osta al lavoro per extracomunitari è totalmente sproporzionato rispetto al numero dei potenziali datori di lavoro”. Sicuramente sono tutti dati reali e giusti, ma non sono nuovi. Il sistema di infiltrazioni e di immigrazione irregolare, non sufficientemente gestita dal Decreto Flussi, è una questione già molto nota all’Antimafia da anni ormai. La decisione è quella di porre modifiche al principio del Decreto Flussi, cioè alla legge Bossi-Fini, un sistema che in Italia esiste da più di venti anni.
Secondo i dati raccolti, le richieste di ingresso superano di gran lunga le quote disponibili, lasciando insoddisfatte le necessità del mercato del lavoro italiano. Nel marzo 2024, durante i click day, sono state presentate 690.000 domande a fronte di 151.000 posti disponibili. Questa tendenza era già evidente nel 2023, con 462.000 richieste per soli 82.000 posti.
Anche quando le domande vengono accolte, la burocrazia rappresenta un ostacolo insormontabile per molti lavoratori. Nel 2023, solo il 23,52% delle quote si è concretizzato in permessi di soggiorno, mentre nel 2022 il tasso di successo era del 35,32%. Di conseguenza, molti lavoratori non riescono a entrare regolarmente in Italia, mentre altri si trovano costretti a operare nell’irregolarità a causa delle lungaggini burocratiche.
Il Decreto Flussi è così parte di un lungo percorso sull’immigrazione, che parte almeno dal 1998, quando è stata definita la procedura della legge Turco-Napolitano, successivamente modificata dalla Bossi-Fini nel 2002. Queste leggi, che culminano oggi in uno dei decreti più problematici per il sistema pubblico italiano, hanno nel corso degli anni definito che lo Stato italiano rilascia il permesso di soggiorno a tutti coloro che presentano un contratto di lavoro alla persona straniera che copra il periodo del soggiorno in Italia.
La preoccupazione suscitata in Giorgia Meloni è sorta pochi giorni dopo la presentazione di un report su i dati dell’immigrazione, da parte di Ero Straniero. Il report afferma come il decreto flussi sia fortemente critico e non adatto ad un sistema burocratico, geopolitico e sociale come quello italiano e, in secondo luogo, europeo. In questo modo, non fa altro che aumentare irregolarità, lavoro nero, sfruttamento e precarietà.
Nel suo discorso al CDM, Giorgia Meloni ha sottolineato che un altro aspetto preoccupante è l’elevato numero di ingressi dal Bangladesh, spesso facilitati da reti criminali che operano in entrambi i paesi. Questo fenomeno è stato evidenziato anche dai diplomatici, che parlano di compravendita dei visti per motivi di lavoro. Il governo italiano sta cercando di rafforzare i controlli e migliorare la cooperazione internazionale per prevenire tali abusi.
Il governo intende riformare il sistema per garantire che solo i lavoratori con un contratto di lavoro valido possano entrare in Italia. Tra le misure proposte vi sono la revisione del meccanismo del click day, la definizione delle quote e il rafforzamento dei canali di ingresso speciali. L’obiettivo è di allineare meglio l’offerta di lavoro con le reali necessità del mercato, riducendo al contempo le opportunità di abuso del sistema.
Ma intanto, in Italia, ci sono molte altre persone che vivono con irregolarità, senza documenti e senza un lavoro riconosciuto. “Decine di migliaia di persone sono arrivate con il Decreto Flussi” afferma il report di Ero Straniero, e “sono rimasti senza prospettive”. L’obiettivo non è quindi quello di riformare il procedimento burocratico, ma di stravolgere totalmente la legge Bossi-Fini e il regolamento dei flussi migratori in Italia. Il Decreto Flussi, sebbene concepito come strumento di regolazione dell’immigrazione per lavoro, si è rivelato inadeguato e suscettibile a numerose criticità. Le riforme che il governo dovrebbe proporre, devono mirare a migliorare l’efficienza del sistema, che garantirebbe poi una maggiore trasparenza e legalità nel processo di ingresso dei lavoratori stranieri in Italia.
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