Il periodo che precede il Primo maggio è spesso caratterizzato da un’attenzione particolare alle politiche del lavoro da parte del governo in carica. In questo contesto, il governo Meloni si trova ad affrontare una serie di sfide e opportunità legate al mondo del lavoro, con uno sguardo attento anche alle prossime elezioni Europee. La convocazione a Palazzo Chigi e l’annuncio del nuovo Decreto Coesione, ossia un superbonus in vista del primo maggio, sollevano interrogativi sulle reali intenzioni dell’esecutivo e sulle misure concrete che si prefigge di adottare per affrontare le criticità del mercato del lavoro italiano. La Premier ha presentato ieri ai sindacati il Decreto Coesione, portatore tra l’altro di un nome apparentemente rassicurante, ma che invece comprende anche molte problematiche di accesso e giovamento. Oggi invece, il Decreto Coesione sarà presentato al CDM.
Il decreto Coesione per il lavoro: la convocazione a Palazzo Chigi
Come tradizione, il governo si trova ad affrontare le questioni legate al lavoro proprio alla vigilia del Primo maggio, con una convocazione puntuale a Palazzo Chigi e un ordine del giorno apparentemente vago: “Provvedimenti sul lavoro”. La scelta di un nuovo decreto legge, denominato infatti Decreto Coesione, solleva domande sulla sua effettiva capacità di affrontare le sfide strutturali del mercato del lavoro italiano.
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha esposto ieri il decreto ai rappresentanti dei sindacati, ma l’incontro in programma è avvenuto con un decreto ormai formulato e approvato, senza possibilità di discussione o confronto sul contenuto delle misure proposte. Di conseguenza, il governo si è limitato a presentare il decreto coesione ai sindacati, non a discuterne con essi stessi. Questo solleva dubbi sul grado di coinvolgimento dei principali attori sociali nelle decisioni che riguardano il lavoro e sulle reali intenzioni del governo nell’affrontare le problematiche del settore.
Le norme, che oggi saranno presentate sul tavolo del Consiglio dei Ministri, saranno discusse in via definitiva. Il Decreto Coesione però non è l’unico progetto che bolle in pentola: accanto ad esso, c’è infatti il decreto di attuazione sulla riforma fiscale su IRPEF e il decreto interministeriale sulle assunzioni. Soffermandoci meglio sul primo decreto, noto anche come Decreto Primo Maggio, si avranno alcune novità:
- Autoimprenditorialità, cioè incentivi economici che seguono il progetto dell’Autonomia Differenziata. Sostanzialmente, a differenza delle aree geografiche, ci sarà un bonus destinato a imprese, lavoratori autonomi e professionisti nel Centro-Nord e al Sud. Sono previsti infatti dei voucher, in parte a fondo perduto, per la formazione individuale e collettiva sul posto di lavoro.
- Bonus da 600 euro mensili per incentivare l’occupazione femminile
- Bonus ZES – Zona Economica Speciale – del Mezzogiorno per le assunzioni nel Sud, che comprende fino a 600 euro mensili
- Bonus per le grandi imprese che andrà a tutte le imprese attualmente in crisi, che riguarda la decontribuzione – cioè sgravi fiscali e previdenziali
Promesse e realtà, cifre e verità
Le promesse iniziali del governo, enfatizzate da cifre impressionanti riguardanti i finanziamenti previsti per l’Italia, vengono contrapposte alla realtà più complessa evidenziata dai tecnici del ministero dell’Economia. Il ritardo nel reperire le risorse necessarie per mantenere promesse come il bonus tredicesima da 100 euro solleva interrogativi sulla reale sostenibilità delle misure proposte e sulla loro efficacia nel contrastare le disuguaglianze nel mercato del lavoro.
Il Decreto Coesione, così come presentato dalla Premier, mira a “accelerare le politiche di coesione”: questo significa che è in programma un incentivo di 75 miliardi di euro di cui “43 miliardi sono risorse europee”. Sono infatti previsti bonus per le assunzioni di giovani, donne e persone in difficoltà lavorativa, che avranno anche la possibilità di usufruire di sgravi ecnomici per due anni. Inoltre, è sempre prevista l’indennità di 100 euro per tutti coloro che non superano il reddito di 28 mila euro all’anno.
Come dichiarato dalla Premier, l’obiettivo del Decreto Coesione è quello di aumentare l’occupazione e diminuire la disoccupazione e l’inattività – coloro che non hanno lavoro né lo cercano – il più possibile. Inoltre, un focus è andato anche sugli incentivi per il Mezzogiorno. Sono previste le creazioni di nuove attività per il Centro-Nord così come per il Sud, grazie alla specifica misura di “Investire per il Sud 2.0”. D’altro canto però, anche questa parte del Decreto Coesione ha sollevato interrogativi sull’efficacia nel creare opportunità di lavoro stabile e, sopratutto, di equità remunerativa e di condizioni di lavoro.
Il tutto sembrerebbe quasi una buona notizia ma, in primo luogo, sono soldi che stanno arrivando in estremo ritardo; inoltre, è agghiacciante anche in che modo il Decreto coesione viene accompagnato, cioè quali termini sono stati usati per presentarlo. Oltre a sottolineare che in Italia c’è una forte inattività, si parla anche di una “riqualificazione” dei lavori e dei luoghi, in riferimento al Mezzogiorno. Insomma, non si menziona minimamente al fatto che in Italia il problema della disoccupazione è, in parte, causato anche dalla presenza di lavori assolutamente non dignitosi, in nero e senza garanzie sanitarie.
Il dibattito sulle misure proposte a livello internazionale
Le misure proposte dal governo Meloni nel Decreto Coesione hanno suscitato critiche e dibattiti riguardo al ritardo nell’attuazione delle promesse e alla mancanza di coperture finanziarie adeguate per sostenere le iniziative. Nonostante ciò, il governo continua a difendere e rivendicare le proprie azioni, sottolineando l’impegno a sostenere il potere d’acquisto delle famiglie e dei lavoratori e a promuovere la crescita dell’occupazione e la riduzione della disoccupazione.
Sempre per rendere il dibattito meno potente e più marginale, il governo Meloni ha deciso di dare precedenza al confronto con i paesi del G7, che si sta svolgendo proprio in queste ore a Torino. Le politiche del lavoro si sono intrecciate quindi con l’agenda politica dell’occupazione internazionale, della sicurezza sul lavoro e una maggiore garanzia salariale.
Prospettive per il Primo Maggio e le elezioni europee
Mentre i sindacati si preparano a celebrare il Primo maggio sotto lo slogan “Costruiamo insieme un’Europa di pace, lavoro e giustizia sociale”, il governo affronta le sfide del lavoro e si prepara al confronto elettorale delle prossime elezioni Europee. Con un decreto legge che promette quindi “coesione”, altra grande strategia propagandistica per assicurare attuali e futuri elettori, l’esecutivo cerca di bilanciare le esigenze del mercato del lavoro con le pressioni politiche e sociali del momento, mentre il dibattito sulle politiche del lavoro, in un imbarazzante ritardo, continua a suscitare dubbi e forti critiche.