Il Ddl Zan contro l’omotransfobia è un disegno di legge che condanna ogni forma di discriminazione e di violenza contro ogni tipo di orientamento sessuale e di identità di genere. Prende il nome dal suo relatore, l’esponente del PD Alessandro Zan nonché rappresentante della comunità lgbt italiana.
Qual è la posizione della Chiesa cattolica in merito al Ddl Zan? C’è davvero la necessità di colmare una lacuna all’interno del nostro ordinamento giuridico per contrastare fenomeni di omotransfobia? O semplicemente l’obiettivo di questo disegno di legge è quello di distruggere la sacralità della famiglia? Secondo la Chiesa no, non c’è alcuna urgenza. A livello normativo esiste già una legge, la legge n. 205 del 25 giugno del 1993, nota come legge Mancino, che sanziona e condanna gesti e atti discriminatori. Anche la Costituzione inoltre, all’articolo 3, condanna ogni forma di razzismo sottolineando l’uguaglianza tra tutti i cittadini davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua e religione.
Ma qual è quindi la posizione della Chiesa?
In questi mesi si sono susseguiti dibattiti piuttosto accesi in riferimento a questo tanto contestato Ddl Zan. La Conferenza episcopale italiana CEI è concorde nel condannare apertamente ogni forma di offesa, discriminazione e violenza, ma è altresì decisa nel porre l’accento sulla superfluità di una legge apposita. Quindi il punto di vista della Chiesa è abbastanza chiaro. Non esiste alcun vuoto normativo e non c’è un bisogno così impellente di approvare una nuova legge.
Per la Chiesa l’approvazione del Ddl Zan contro l’omotransfobia va esclusivamente a violare quelle che sono le libertà personali di ognuno di noi, in particolare la libertà di espressione e di opinione.
Ma è davvero così? Anche questa volta la risposta è no. L’articolo 4 del Ddl Zan prevede infatti il pluralismo delle idee e la libertà di scelte. Certo, purché ciò non sfoci in atti discriminatori o violenti verso l’altro. Ecco che, sembra quasi che alcuni personaggi del mondo cattolico vogliano in questo modo intestardirsi con un’idea. Sembra quasi che vogliano arrampicarsi sugli specchi sventolando considerazioni prive di un reale fondamento. Ecco quindi come non stanno in piedi le scuse accampate dalla chiesa. Non c’è alcuna privazione della libertà personale di espressione. Il commento fuori luogo, privo di decenza, è sempre e comunque, in qualsiasi caso e in qualsiasi contesto una forma di violenza nei confronti di coloro che, altro non vogliono, se non essere rispettati e vedere riconosciuti i loro diritti. E allora qual è il reale motivo che spinge la Chiesa a formulare tali considerazioni?
Secondo alcuni vescovi, il Ddl Zan contro l’omotransfobia è un attacco alla sacralità della famiglia. E’ un attacco teologico alla chiesa tutta perché scardinando l’istituzione della famiglia è più facile manipolarla.
È questo che pensa monsignor Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia- San Remo. Dal suo punto di vista si tratterebbe esclusivamente di un attacco teologico, di un attacco ai pilastri portanti della dottrina cattolica. Si, è vero che, bisogna stroncare ogni possibile forma di discriminazione ma è pur vero che il compito della Chiesa è quello della conversione. La Chiesa ha il ruolo di guida per coloro che vogliono intraprendere un percorso spirituale che possa portare al rinnovamento interiore. Se ci spingiamo ancora più in profondità possiamo fare un’altra considerazione. Il timore della chiesa potrebbe essere quello di veder diventare “illegali” alcune parti del Catechismo e della Bibbia. “Nessuno va discriminato ma, come ricorda il Catechismo, questo non significa approvare determinate condotte”. Affermazione che suona quasi come un “io non sono razzista ma…”