Ddl sicurezza: nuovi reati introdotti e preoccupazioni della società civile e del mondo associazionistico

Il nuovo Ddl Sicurezza preoccupa la società civile per l'introduzione di nuovi reati e la limitazione della libertà di dissenso.

Pochi giorni fa, con 162 voti favorevoli, 91 contrari e 3 astenuti, la Camera ha approvato il Ddl 1660, meglio conosciuto come Ddl Sicurezza, che passerà ora al Senato. Il testo, che già negli scorsi mesi aveva sollevato le preoccupazioni della società civile e del mondo associazionistico, introduce numerosi nuovi reati tra cui il reato di blocco stradale, il contrasto alle occupazioni abusive e il reato di resistenza passiva nelle carceri e nei centri di detenzione dei migranti.

Ddl sicurezza: i nuovi reati introdotti e la riduzione della possibilità di dissenso

Il Ddl Sicurezza si presenta come una manovra destinata a ridurre drasticamente la libertà di dissenso attraverso l’introduzione di nuovi reati e l’inasprimento di pene esistenti, imponendo limiti significativi al diritto di protesta in diversi ambiti. Questo quadro normativo si configura come una misura estremamente restrittiva,  creando un precedente pericoloso per la tutela dei diritti civili. Molti dei nuovi reati introdotti vanno a colpire tematiche o categorie di persone che sono sempre state al centro di una ferrata critica da parte del governo di Giorgia Meloni: tra le categorie più colpite, come vedremo a breve, ci sono ad esempio attiviste e attivisti, carcerati e migranti ritenuti irregolari e tutti coloro che vengono coinvolti in proteste e scioperi di ogni tipo. Si aggravano invece le condizioni di tutti coloro che verranno fermati e arrestati per proteste in carcere, occupazione abusiva o detenzione e consumo di cannabis light, anche queste tutte battaglie da sempre portate come vessilli dai partiti di destra.

Ddl Sicurezza e reato di blocco stradale

Tra le prime e più contestate modifiche apportate al vigente codice penale vi è la stretta sui blocchi stradali. Tale reato, che punisce «colui che impedisce con il proprio corpo la libera circolazione su strada», verrà applicato anche agli scioperi che bloccheranno il normale svolgimento dei lavori o un rallentamento della produzione nei siti industriali, come ha annunciato il ministro degli interni Piantedosi. L’introduzione di questo reato andrebbe quindi a limitare anche le mobilitazioni sindacali, strumento di fondamentale importanza per la rivendicazione dei diritti di lavoratori e lavoratrici. Desta sospetto il fatto che il reato sarà applicabile esclusivamente a chi opererà un blocco stradale con il proprio corpo ma non colpirà chi dovesse farlo con automezzi. Questa mossa sembra fatta dal governo per andare a colpire gli scioperi di lavoratori e lavoratrici e per punire gli attivisti e le attiviste particolarmente attivi, ad esempio, nell’ambito delle proteste ambientali e per il cambiamento climatico che più volte hanno utilizzato il blocco stradale per innalzare l’attenzione su questa problematica. La norma è tanto repressiva che è stata soprannominata dalle opposizioni “norma anti-Gandhi”, alludendo al fatto che in queste condizioni verrebbe incarcerato Gandhi stesso.

Ddl sicurezza: carceri e proteste

Un preoccupante cambiamento arriva anche per quanto riguarda la situazione nelle carceri italiane, una situazione che più volte negli ultimi mesi è balzata agli “onori” della cronaca a causa delle notizie sul sovraffollamento degli istituti penali al 130% che porta a una serie di drammatiche conseguenze tra cui i suicidi che continuano a verificarsi all’interno delle carceri, 72 da inizio anno ad oggi. Il Ddl Sicurezza introduce con l’articolo 26 il nuovo reato di rivolta in carcere come anche nei Cpr e nei centri di accoglienza per migranti. Con un’ulteriore pena di reclusione da uno a cinque anni, con questa norma si puniscono anche gli atti di resistenza passiva, proteste quindi assolutamente non violente cui i carcerati fanno ricorso per far valere i propri diritti. Di fatto, con questa modifica, all’interno delle carceri verrebbe completamente soffocato ogni tipo di possibilità di dissenso e di far sentire la propria voce, ancora più grave nel momento in cui all’interno degli istiuti penitenziari italiani e dei centri per il rimpatrio per migranti ritenuti irregolari si assiste quotidianamente a una sistematica violazione dei diritti umani. La rete Mai più Lager – NO ai Cpr ha dichiarato in seguito all’approvazione del Ddl alla Camera:

“Una violenza che come sempre si accanisce anche contro le persone migranti, considerate una questione emergenziale e di sicurezza: oltre alle misure che mettono a tacere qualsiasi forma di protesta in CPR, l’introduzione di nuovi casi di revocabilità della cittadinanza; l’abolizione dell’obbligo di sospensione dell’esecuzione della pena in caso di donna in gravidanza o con figlio minore di un anno e l’inasprimento del reato di accattonaggio (norme esplicitamente dirette a colpire l’etnia rom e che ovviamente non colpiranno solo quella). Per non dire della farneticazione del divieto di vendita di SIM telefoniche a persone prive di permesso di soggiorno”.

Rimanendo all’interno della questione carceri, Il Ddl Sicurezza andrebbe a modificare le disposizioni anche per quanto riguarda le donne incinte o con bambini al di sotto di un anno: l’articolo 15, infatti, elimina l’obbligatorietà del rinvio della pena per donne incinte e madri di bambini molto piccoli, una norma definita da Paolo Siani, ex deputato per il Partito Democratico, come «inutile e gratuita».

I nuovi reati e l’allungamento della pena colpiscono anche chi protesta al di fuori delle carceri. Il Ddl sicurezza prevede infatti aggravanti anche per chi protesta contro le grandi opere come ad esempio la  Tav, il Treno ad Alta Velocità che attraverserebbe la Val di Susa, e il contestatissimo Ponte sullo Stretto di Messina, anche queste infrastrutture che storicamente stanno a cuore ai partiti di destra. Pene più severe sono inoltre previste per i danneggiamenti che si verificheranno durante manifestazioni pubbliche con una reclusione prevista fino a 5 anni. Tutti questi elementi, sommati al reato di blocco stradale illustrato precedentemente, riducono enormemente e in maniera preoccupante la libertà di protesta e di espressione all’interno di scioperi, manifestazioni popolari e proteste anche pacifiche per rivendicare i propri diritti.

Ddl sicurezza: reato di occupazione e divieto cannabis light e sim per i migranti

Mentre molti paesi europei fanno passi avanti sulle questione delle droghe leggere, in Italia, con il nuovo Ddl sicurezza, verrà vietata la vendita, lavorazione e commercio della canapa, anche a bassissimo contenuto di Thc, legale solamente per usi industriali consentiti. La detenzione di cannabis light viene quindi di fatto equiparata alla detenzione di droghe pesanti, applicando per chi viola la nuova norma le sanzioni del “Testo unico in materia di sostanze stupefacenti”.

Il Ddl Sicurezza instituisce anche il nuovo reato contro l’occupazione abusiva degli immobili, con una pena prevista dai due ai sette anni id detenzione.

Una delle disposizioni più controverse del Ddl Sicurezza riguarda la limitazione imposta ai cittadini extra UE nell’acquisto di una scheda SIM. Oltre alla carta d’identità, sarà infatti necessario esibire anche una copia del permesso di soggiorno. Questa norma, che colpirà in particolare i migranti considerati irregolari sul territorio italiano, appare come un ulteriore atto di accanimento verso una categoria già vulnerabile. La logica alla base di tale misura risulta poco chiara, se non come parte di un processo di disumanizzazione degli stranieri, come evidenziato da Filippo Miraglia, responsabile nazionale Immigrazione dell’Arci. L’obiettivo sembra infatti quello di rendere ancora più dura la condizione dei migranti, per i quali il cellulare è uno strumento di fondamentale importanza per mantenere contatti con familiari e amici nel Paese di origine e per muovere i primi passi nel Paese di approdo (non bisogna dimenticarsi del fatto che tra i migranti arrivati in territorio italiano negli ultimi 10 anni, 100mila erano minori senza nessun accompagnamento). Come altri emendamenti del nuovo Ddl sicurezza anche questo colpisce parti di popolazione già vulnerabili.

Ddl Sicurezza e corpi di polizia

“Polizia di Stato o Stato di polizia?” Questo slogan campeggia in molte delle campagne social che da qualche giorno rimbalzano sui social network per contestare le norme restrittive del nuovo Ddl Sicurezza. Alcuni articoli del decreto, infatti, vanno a modificare l’assetto dei corpi di polizia, ampliando ulteriormente i loro poteri. Tra le nuove norme figurano un aumento delle tutele legali per gli operatori di polizia e pene più severe per chiunque minacci o aggredisca gli agenti. Questi ultimi, inoltre, potranno portare diversi tipi di arma, tra cui rivoltelle e pistole, anche quando non sono in servizio, senza la necessità di una licenza. Gli agenti impegnati nel mantenimento dell’ordine pubblico saranno dotati di bodycam, ma non come dotazione obbligatoria, mentre il codice identificativo, che permetterebbe di identificare immediatamente chi si macchiasse di abusi sulla popolazione civile, non verrà introdotto. Il Ddl Sicurezza appare quindi chiaramente volto a rafforzare ulteriormente il potere e l’impunità degli agenti di polizia, un fatto che desta grande preoccupazione, soprattutto alla luce degli eventi dell’ultimo anno, in cui la polizia è stata più volte coinvolta in pestaggi di studenti durante le manifestazioni pro-Palestina.

Le preoccupazioni della società civile e del mondo associazionistico

Sono numerose le associazioni che hanno espresso elevata preoccupazione per l’approvazione alla Camera del Nuovo Ddl sicurezza. Per questo motivo oggi, 25 settembre, di fronte alle Prefetture di molte città italiane si sè radunata la società civile contro il Ddl Sicurezza voluto dal governo Meloni. L’appello, anche via social, ha coinvolto numerose realtà associazionistiche ma anche partiti italiani. Sulla pagina Instagram di alleanza Verdi Sinistra si legge ad esempio “il Ddl sicurezza, approvato alla camera, mira a trasformare il nostro Paese sempre più in uno stato di Polizia permanente, in cui le lotte sociali vengono vietate e represse per legge” o ancora, sulle pagine social della associazione Antigone “Difendiamo la libertà di protesta, opponiamoci alle norme del Ddl sicurezza. Chiediamo che i fenomeni sociali non si gestiscano con la repressione”.

Con questo nuovo Ddl sicurezza, il governo italiano colpisce quindi duramente il diritto di protesta e categorie vulnerabili della società. L’adunamento in piazza della società civile e delle associazioni ha lanciato però un messaggio chiaro: contro uno stato repressivo e in difesa dei diritti fondamentali. Il carattere repressivo e poliziesco del Ddl Sicurezza è infatti ben riassunto ancora una volta da Antigone:

«Il ddl sicurezza contiene un attacco al diritto di protesta come mai accaduto nella storia repubblicana, portando all’introduzione di una serie di nuovi reati con pene draconiane anche laddove le proteste siano pacifiche. Così si colpiranno gli attivisti che protestano per sensibilizzare sul cambiamento climatico, gli studenti che chiederanno condizioni più dignitose per i propri istituti scolastici, lavoratori che protestano contro il proprio licenziamento, persone detenute che in carcere protestano contro il sovraffollamento delle proprie celle».

Arianna Locatelli

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