David Sassoli esordisce così nel suo primo discorso di insediamento come Presidente del Parlamento, toccando subito uno dei temi caldi dell’agenda italiana e europea, la politica migratoria. Citando una delle parole più osannate degli ultimi mesi, la parola ONG, il giornalista e politico fiorentino irrompe in Parlamento con un discorso che fa rabbrividire sovranisti e populisti di tutta Europa.
David Sassoli, volto noto del TG1 catapultato nelle fila del Pd fin dagli esordi, si è aggiudicato la Presidenza del Parlamento europeo, con 354 voti su 667 espressi, quando ne sarebbero bastati 334 per ottenere la maggioranza assoluta. Figlio d’arte di una nota firma del giornalismo italiano Domenico Sassoli, diplomatosi al Liceo Virgilio di Roma e formatosi all’interno del cattolicesimo progressista romano, David Sassoli finisce per rappresentare uno dei pochi avamposti Socialisti in una Europa in mano ai Popolari affannati nello stemperare gli animi incauti dei sovranisti.
Le critiche dei popolari, soprattutto italiani
Sassoli prenderà il posto di Antonio Tajani, in carica dal gennaio del 2017. Il suo mandato durerà due anni e mezzo, mentre la metà equivalente della legislatura spetterà ai Popolari. Tajani ha riferito al Corriere della Sera le ragioni per le quali Forza Italia ha votato scheda bianca alle elezioni della presidenza del Parlamento europeo, sostenendo che l’elezione di David Sassoli sia avvenuta con l’ingerenza del Consiglio europeo che “ha indebitamente detto chi dovesse essere il presidente e per quanto tempo”. I popolari contestano la non applicazione del principio democratico nell’elezione di Sassoli e la scarsa autonomia del Parlamento europeo in questa fase. Un’elezione imposta dall’alto secondo i Popolari, un’elezione necessaria secondo i Socialisti. Un’elezione scomoda, ma non troppo, per i populisti di ogni luogo d’Europa.
Il discorso di esordio del neo presidente David Sassoli
“Il Parlamento deve ridiscutere il decreto di Dublino“, ha affermato David Sassoli in conferenza stampa, poco dopo la sua elezione, “lo dobbiamo a tutti i cittadini europei per dimostrare più solidarietà tra gli stati membri ma lo dobbiamo anche per mantenere quel senso di umanità che ci distingue dal resto del mondo”. Tra gli argomenti da subito lambiti dal neo presidente c’è quindi la politica migratoria, che irrompe in agenda e lo fa nel nome dell’accoglienza.
“Il Parlamento sarà sempre aperto alle Ong“, ha proseguito il neo presidente, “Dobbiamo rilanciare l’intero processo di integrazione per essere in grado di rispondere in modo più forte ed efficace alle esigenze di tutti i cittadini e per dare risposte concrete alle loro preoccupazioni. Dobbiamo continuare a difendere ed a promuovere la libertà e la solidarietà oltre che la dignità e questi valori dovranno essere perseguiti dentro e fuori l’Unione Europea”.
La politica migratoria secondo i valori che contraddistinguono l’Europa
Fa indispettire i sovranisti che il neo presidente David Sassoli si rivolge alle Ong con toni di apertura, di collaborazione e di riconoscenza. Quelle Ong tanto bistrattate da coloro i quali ritengono che la chiusura dei porti possa essere una soluzione, oppure semplicemente un’efficace strumento di propaganda. I migranti che fuggono da situazioni di fame e guerra stanno aumentando e aumenteranno ancora di più i migranti climatici. L’Europa deve sforzarsi nel ricercare soluzioni al problema migratorio, ma nel rispetto dei valori sopracitati da Sassoli, e che tali strategie si affianchino a riflessioni profonde e globali rispetto alla sostenibilità di un sistema foriero di diseguaglianze e fughe.
“Pensiamo più spesso alla fortuna che abbiamo e a alle libertà di cui godiamo”, ha esortato Sassoli in seduta plenaria di insediamento, aggiungendo che “molte cose ci rendono diversi dagli altri, non migliori, e noi europei dimostriamo al mondo le nostre diversità con orgoglio“. Nessun governo europeo difende la pena di morte, come nessun governo europeo può chiudere la bocca agli altri. Nessuno potrà mai essere condannato per il proprio credo religioso o politico. Nessun cittadino europeo potrà mai essere umiliato o emarginato per il proprio orientamento.
Nel segno del recupero dello spirito dei padri fondatori in confino a Ventotene, David Sassoli ribadisce più volte che “L’Unione europea non è un incidente della storia”. La nostra storia è scritta sul dolore, sul desiderio di libertà, sull’ansia di giustizia, sulle primavere represse all’Est. L’Unione europea quindi come “l’antidoto alla degenerazione nazionalista, che produce virus e conflitti distruttivi”.
Giulia Galdelli