David McBride, ex avvocato militare australiano, conduce una battaglia legale dal 2019 per aver denunciato crimini di guerra in Afghanistan.
Ma la sentenza di ieri potrebbe segnare la sua sconfitta
Tra il 2014 e il 2016, l’ex avvocato militare ed ex capitano dello Special Air Service d’élite britannico, David McBride, decide che non può ignorare ciò che succedendo in Afghanistan.
Ci chiedevamo se li consideravamo eroi [i membri dell’esercito], quando non erano eroi.
Se li consideravamo cattivi [gli afghani], quando non erano cattivi.
Ci rendemmo conto che a nessuno importava se stavamo vincendo, avevamo distribuito solo bugie agli australiani.
Quella guerra era solamente una pantomima politica
Tutti i reclami vengono ignorati, perciò McBride si rivolge alla stampa.
Raccoglie dati e informazioni direttamente dal quartier generale delle operazioni congiunte ad alta sicurezza, e invia tutto a due giornalisti investigativi della rete ABC (Australian Broadcasting Corporation), Dan Oakes e Sam Clark.
Questi, nel 2017, pubblicano un rapporto investigativo nominato: The Afghan Files.
I documenti, che fanno il giro del mondo, testimoniano omicidi e torture, tra cui l’uccisione di 39 afghani disarmati.
Parlano di una “cultura guerriera” caratterizzata da “deriva dei valori” e “desensibilizzazione”, e contengono persino accuse di abusi sessuali.
Il whistleblower è oggi accusato di cinque reati, tra cui: uno di furto, tre relativi alla divulgazione di informazioni a vari giornalisti, e un quinto relativo alla divulgazione non autorizzata.
Dal 2019, sta conducendo una battaglia legale per dimostrare che aveva il dovere di denunciare quei crimini, agendo nel nome dell’interesse pubblico.
Secondo il Tribunale di Canberra, tuttavia, non è così.
David McBride sconfitto: dovere verso l’esercito o verso il Paese?
Il processo a David McBride ha sollevato molti interrogativi sul ruolo dei militari nella società, come ha scritto il giornalista Joe Lauria di Consortium News.
Il processo si preannuncia come una battaglia tra idee distinte sul ruolo dei militari nella società: devono servire gli interessi dell’intera comunità, o una legge a sé stante
L’obbedienza al comando è essenziale per un’efficace forza di difesa
Inoltre, l’accusa sostiene che un soldato non debba poter godere del libero arbitrio di decidere cosa è nell’interesse pubblico e come agire.
Un soldato non serve il sovrano promettendo di fare tutto ciò che il soldato pensa sia nell’interesse pubblico, anche se contrario alle leggi fatte dal parlamento. A nostro avviso, questa è l’antitesi del servizio
Dall’altro lato, secondo l’avvocato di McBride, Stephen Odgers, il dovere di un militare non va solo verso l’esercito che ha servito, ma anche verso il Paese. Di conseguenza, questo ha un dovere anche verso gli interessi della società nel suo insieme.
Inoltre, stando alla Sezione 45 del Defence Act, un militare ha il dovere di disobbedire agli ordini illegali. Perciò, l’imputato aveva un dovere nei confronti dell’amministrazione della giustizia.
La sentenza, tra l’altro, rischia di sollevare molte preoccupazioni nel pubblico e nei media. Infatti, potrebbero arrivare alla conclusione che un membro della difesa australiana abbia l’obbligo di rispondere a qualsiasi ordine, legittimo o meno, pena l’accusa di reato.
La nostra impressione è che sia probabile che ci sia un significativo interesse pubblico, e una significativa preoccupazione pubblica, che la Corte Suprema dell’ACT abbia dichiarato che un membro delle forze di difesa australiane deve obbedire a ordini legittimi, non importa quanto irragionevoli o in violazione dei principi fondamentali di giustizia possano essere. E commetterà un reato penale se non lo farà
Dopo la pronuncia del giudice, Odgers ha immediatamente chiesto di di sospendere il processo e di portare la questione in Corte d’Appello, ma Mossop ha rifiutato considerando la proposta “inappropriata“. Inoltre, l’appello potrebbe richiedere diversi mesi.
In ogni caso, Odgers si rivolgerà alla Corte d’Appello per tentare di ribaltare la sentenza.
McBride, intanto, ha dichiarato di aspettarsi l’incarcerazione.
Sembra che sarò condannato e andrò in prigione. Spero che il caso vada all’Alta Corte in modo che stabilisca che c’è il dovere di servire l’interesse pubblico.
Aspetterò in prigione che questo accada
Eseguire gli ordini e niente più: la difesa di Norimberga
Dopo la pubblicazione della sentenza che ha sconfitto David McBride, in molti hanno sollevato il problema della cosiddetta “difesa di Norimberga“.
Il riferimento è al processo per crimini di guerra tenutosi nel 1945, a Norimberga, contro leader militari, politici e industriali di alto rango del Terzo Reich. Durante gran parte dei processi, la difesa si reggeva principalmente sul fatto che gli imputato avevano “eseguito il loro dovere e rispettato gli ordini dati dai superiori”.
In una lettera di Adolf Eichmann – uno dei principali responsabili dell’Olocausto – questo chiede infatti clemenza in quanto “non dovrebbe essere ritenuto responsabile delle sue azioni, perché lui e altri ufficiali di basso livello stavano eseguendo gli ordini dei loro superiori“.
Lo stesso argomento è stato utilizzato in altri grandi processi della Storia, pur risultando perdente.
Nel 1968, l’ufficiale dell’esercito William Calley fu portato dinanzi la Corte Marziale per il massacro di My Lai, in Vietnam. Calley si difese sostenendo che stava solo seguendo gli ordini. La Corte, infine, giudicò l’imputato colpevole di omicidio e dichiarò che, se un ordine è illegale, non può essere giustificato.
La giustificazione per gli atti compiuti in esecuzione di ordini non esiste se l’ordine era di natura tale che un uomo di buon senso e comprensione ordinaria saprebbe che è illegale
La stessa cosa avvenne durante i processi per i crimini compiuti ad Abu Ghraib, iniziati nel 2004.
La maggior parte degli accusati dichiarò di aver eseguito gli ordini impartiti dagli ufficiali dell’intelligence. Inoltre, gli avvocati della difesa sollevarono anche la possibilità che i soldati non conoscessero il limite tra intimidazione e abuso, e non sapessero quindi di star infrangendo la legge.
Chiedete a qualsiasi americano cosa prevede la Convenzione di Ginevra nella zona grigia dell’intimidazione. O chiedete a un giovane soldato semplice e non sofisticato che fa la guardia a una prigione mentre i suoi amici all’esterno vengono fucilati.
Farai esattamente quello che hanno fatto loro, se ti è stato detto di farlo
David McBride sconfitto, ma ancora in piedi
Nonostante McBride rischi di finire in carcere, ha più volte dichiarato di non essersi mai pentito delle proprie azioni.
E, sui social media, continua a sostenere la sua posizione.
Giudice: “nessun dovere di agire nell’interesse pubblico australiano in circostanze che erano in conflitto con gli ordini”.
L’ironia sarà che un giorno avrà bisogno di aiuto e la risposta sarà: “Non posso. Non è nei miei ordini”.
Si raccoglie ciò che si semina.
Io sono a testa alta