Davanti alla ‘ndrangheta non ci si piega più: la storia del GOEL e di Maria Chindamo

GOEL

La lotta alla ‘ndrangheta continua, senza mai fermarsi, anche davanti agli assassinii più efferati. In Calabria non ci si piega più di fronte alla paura, né si ha intenzione di voltare la testa dall’altra parte. A testimoniarlo sono le azioni del GOEL, che lo scorso 7 ottobre, ha incluso l’azienda di Maria Chindamo tra i soci della cooperativa agricola.

Il GOEL è un gruppo cooperativo che racchiude in sé aziende calabresi impegnate nella lotta alla ‘ndrangheta. Nato nel 2003 in Calabria, il GOEL aspira al riscatto di una terra vittima, per lungo tempo, degli abusi della mafia. Comprendendo ben dodici cooperative sociali, due cooperative di conferimento agricolo, due associazioni di volontariato, una fondazione e numerose aziende agricole biologiche, il GOEL mostra, con genuinità e professionalità, la possibilità di percorrere una strada alternativa. Attraverso la vendita di prodotti tipici di alta qualità, si percorre la strada di un’imprenditoria sostenibile, etica e rispettosa del lavoro dei suoi dipendenti, quanto della scelta dei propri consumatori.

Il presidente Vincenzo Linarelloqui una sua intervista – definirà l’obiettivo del GOEL sia politico, che culturale. A rendere difficile il cambiamento in Calabria, infatti, non sarebbe solo la ‘ndrangheta, ma la stessa politica corrotta, assoggettata a leggi nascoste, rumorose, liberticide. Linarello dichiarerà a proposito del suo progetto:

Volevamo provare a innescare un percorso di riscatto e cambiamento in Calabria, perché eravamo stanchi di vedere questa regione in ginocchio, sotto scacco continuamente, non solo a causa della ‘ndrangheta, ma anche delle massonerie deviate, della politica corrotta, di tutto un sistema che sostanzialmente ha succhiato il sangue alla Calabria, impedendole di svilupparsi e di essere la regione che meriterebbe di essere.

Un’economia alternativa

In Italia c’è una credenza assai diffusa: l’onestà non porta soldi. Il GOEL, tra i suoi meriti, può vantare il principio attivo di volerla scardinare.

All’interno del GOEL, oltre alle cooperative sociali che si occupano di minori a rischio, migranti e disagi psichici, vi è anche una parte imprenditoriale costantemente impegnata all’interno del mercato privato. L’obiettivo è quello di costruire un’economia alternativa, una possibilità di scelta a lungo inesistente per gli imprenditori calabresi. Nello specifico, il GOEL si sviluppa su tre piani imprenditoriali:

  1. Il GOEL Bio. Formata da aziende agricole e agroalimentari con la vendita di prodotti tipici di alta qualità come agrumi, arance, limoni, bergamotto, olio d’oliva, cipolla, peperoncino e quant’altro;
  2. I Viaggi del GOEL. Un turismo responsabile per la valorizzazione dei territori, delle tradizioni e della cultura;
  3. Cangiari. Primo marchio in Italia di moda sostenibile, etica e di fascia alta.

Tuttavia, la realizzazione di un grande progetto come quello del GOEL, che mina fortemente i piani della ‘ndrangheta, comporta rischi altrettanto grandi. Aggressioni mafiose, appiccamento di incendi – come quello avvenuto a ‘A Lanterna nel 2015 che ha causato un danno da quasi 100mila euro – accadono e continuano ad accadere. Ad essere vittima della ‘ndrangheta sarà anche un’imprenditrice calabrese, la cui azienda, a seguito del suo assassinio, sarà proprio annessa al GOEL bio.

La sparizione – senza onore – di Maria Chindamo

Maria Chindamo, al momento della sua sparizione, aveva 44 anni. Scomparsa e mai più ritrovata a Limbadi, in provincia di Vibo Valentia, mentre si trovava di fronte ai cancelli della propria azienda, il 6 maggio del 2016.

Accreditata la tesi dell’omicidio, cosa ne fu fatto del suo corpo lo si scoprirà solo anni dopo, attraverso le parole agghiaccianti di un testimone di giustizia, Antonio Cossidente, ex componente del clan dei Basilischi.


Il corpo di Maria Chindamo, madre di tre figli, figlia a sua volta, sorella, commercialista e imprenditrice, sarebbe stato tritato con un trattore o dato in pasto ai maiali, in modo che non fosse più ritrovato, ricordato e pianto.
Lo scopo dell’uccisione, secondo quanto riportato da Cossidente, sarebbe stato quello di punirla per essersi rifiutata di cedere il proprio terreno. Inizialmente, ad essere accusato di favoreggiamento per la manomissione delle telecamere poste di fronte al luogo della sparizione, sarà Salvatore Ascone.  Ascone, però, verrà scarcerato per decisione del Tribunale del Riesame di Catanzaro, che sottolineerà: “La segnalazione di errore, riscontrato la mattina del 6 maggio 2016 sull’impianto, non conduce ad attribuire la mancata registrazione a interventi di manomissione. (…) Dal 21 aprile 2016 sono state riscontrate diverse interruzioni del normale periodo di registrazione, e ciò senza che sia ipotizzabile un intervento umano”. In seguito, la Cassazione dichiarerà inammissibile il ricorso della Procura. La fine di Maria Chindamo, ad oggi, continua a restare priva di colpevoli.

L’azienda che continua a vivere senza la ‘ndrangheta

Una nota di colore, in questa vicenda a tinte scure, arriva dal GOEL. L’azienda di Maria Chindamo, così come quella di suo fratello, Vincenzo Chindamo, continueranno a non appartenere alla ‘ndrangheta, diventando parte integrante del GOEL bio.

Nella nota stampa rilasciata dalla cooperativa, si può leggere: “La vicenda di Maria dimostra che la vigliaccheria della ‘ndrangheta non ha limiti. Come se non bastasse (…) la sua azienda agricola – unica fonte di sostentamento per i suoi tre figli – è stata ulteriormente violata attraverso il furto di numerosi attrezzi agricoli indispensabili per la coltivazione della terra. (…) Siamo onorati e fieri di accogliere l’azienda di Maria in GOEL Bio. Siamo e saremo al fianco di Vincenzo Chindamo e dei figli di Maria, i quali meritano tutto il nostro rispetto e la nostra solidarietà. La storia di Maria dimostra a tutto il mondo che la ‘ndrangheta non sa cosa siano l’onore e la dignità.

Per chiunque volesse sostenere il progetto presente dietro il GOEL bio, è possibile farlo anche con l’acquisto dei loro prodotti, venduti online, nei supermercati NaturaSì ed Eataly, nella Coop Svizzera e in un circuito equo e solidale in Germania. Infondo, è anche attraverso i piccoli gesti della quotidianità – come fare la spesa – che è possibile mostrare da che parte si decide di stare e in cosa si sceglie di credere.

Angela Piccolomo

 

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