Dario Buffa condannato per aver cancellato alcune svastiche a Massa

Dario Buffa

Nel cuore di Massa, città della Toscana che da sempre ha visto una continua fusione di tradizioni e modernità, un episodio accaduto un anno fa ha suscitato un dibattito acceso e ha portato a una condanna opinabile. L’episodio in questione risale a un giorno di dicembre del 2023, quando Dario Buffa, militante del collettivo della Casa Rossa Occupata di Montignoso, aveva deciso di agire per cancellare un simbolo che, per alcuni, è sinonimo di odio e intolleranza. Armato di una bomboletta spray e a viso scoperto, Buffa aveva rimosso alcune svastiche tracciate sui muri dell’ex mercato coperto di Massa, in pieno giorno. Quello che era sembrato inizialmente un atto di protesta contro l’odio razziale, si è trasformato in un caso giuridico che, a distanza di un anno, ha visto una sentenza che ha sollevato nuove polemiche. La condanna è stata di quattro mesi di reclusione, oltre a una multa di 1800 euro, con l’accusa di imbrattamento di suolo pubblico.

Il gesto di Buffa non è stato solo un atto di vandalismo, come sostenuto da alcuni detrattori, ma è stato anche letto come una risposta forte e simbolica a un fenomeno che, purtroppo, continua a riemergere in diverse città italiane e non solo: l’uso di simboli fascisti e neonazisti. In questo contesto, la condanna di Buffa è stata vista da una parte della cittadinanza come un attacco alla libertà di espressione e al diritto di reagire contro forme di fascismo. Altri, invece, hanno sottolineato come la legge debba essere rispettata, anche quando si tratti di un atto che si vuole giustificare come un “bene sociale”.

L’atto di vandalismo e la denuncia

Il caso ha avuto inizio proprio nel dicembre 2023, quando Dario Buffa, insieme ad altri attivisti, aveva notato delle svastiche disegnate sui muri dell’ex mercato coperto, un edificio che si trova nel centro di Massa. La scelta del luogo non era casuale: l’edificio, che un tempo ospitava un mercato di generi alimentari, era già da tempo diventato uno spazio simbolico, punto di riferimento per diverse attività culturali e sociali della città. Ma soprattutto, era divenuto un luogo di ritrovo per il collettivo della Casa Rossa Occupata di Montignoso, uno dei gruppi più attivi nella difesa dei diritti civili e contro ogni forma di discriminazione.



Nonostante l’apparente atto di ribellione, Buffa aveva scelto di affrontare la situazione con una certa determinazione, e in un momento di pieno giorno, senza mascherarsi, aveva preso in mano una bomboletta spray per cancellare quei segni di odio. La sua intenzione era chiara: eliminare simboli legati al nazismo e al fascismo, simboli che secondo il suo punto di vista, non avevano alcun posto nella società contemporanea.

Tuttavia, il gesto non è stato visto da tutti nella stessa luce. Il fatto che Buffa fosse stato denunciato per imbrattamento di suolo pubblico non è stato sorprendente, ma quello che ha suscitato scalpore è stata la sentenza successiva. La giustizia, infatti, ha deciso di non sminuire la portata del suo gesto, applicando la legge sul danneggiamento di beni pubblici e imponendo una condanna che ha avuto ripercussioni sia a livello legale che sociale.

Le reazioni al caso

Una parte della cittadinanza ha visto nel suo gesto un atto di coraggio, un atto simbolico contro una storia di violenza che ha macchiato l’Europa durante il Novecento e che, purtroppo, sembra essere tornata a galla in alcune aree del Paese. Per questi sostenitori, le svastiche non sono semplici graffiti, ma rappresentano un messaggio pericoloso che non va tollerato. La cancellazione dei simboli fascisti, quindi, è stata vista come una necessità, una risposta a un pericolo concreto per la memoria storica del Paese.

Al contrario, un’altra parte della comunità ha criticato l’approccio di Buffa, ritenendo che il rispetto della legge e delle proprietà pubbliche fosse prioritario rispetto a qualsiasi tipo di manifestazione. Secondo questa visione, la distruzione di simboli, anche se legati a ideologie odiose, non giustificherebbe l’imbrattamento di spazi pubblici, in quanto esistono altri metodi legali per contrastare la diffusione di tali ideologie. Per loro, la condanna non è stata solo una conseguenza della violazione delle leggi, ma anche un monito a non far passare messaggi di intolleranza attraverso azioni di questo tipo.

Il peso della giustizia e delle leggi

A un anno dall’episodio, il tribunale di Massa ha emesso una sentenza che ha sorpreso molti. La condanna di Dario Buffa a quattro mesi di reclusione e una multa di 1800 euro ha riaperto il dibattito sulla libertà di espressione, la giustizia e il ruolo che i simboli rivestono nella società odierna. La giustizia, secondo il tribunale, ha dato un chiaro segnale: l’imbrattamento di spazi pubblici, a prescindere dalle motivazioni, non può essere giustificato, anche se il gesto è stato compiuto con un intento che, per molti, avrebbe dovuto essere lodevole.

Tuttavia, non sono mancate le discussioni anche a livello giuridico. Alcuni giuristi hanno messo in evidenza che il caso avrebbe potuto essere trattato diversamente, considerando l’aspetto simbolico e sociale dell’atto. In effetti, in altre circostanze, gesti che si configurano come una forma di protesta contro il razzismo e la xenofobia hanno visto attenuanti in altre giurisdizioni, facendo nascere interrogativi sulla possibilità di una revisione delle normative in Italia riguardo atti di disobbedienza civile in casi estremi.

Le svastiche in Italia

Il simbolo della svastica, e più in generale la presenza di ideologie fasciste, è un tema che in Italia continua a suscitare polemiche, soprattutto nelle città e nei territori dove il passato della Seconda Guerra Mondiale è ancora vivo nei ricordi e nelle testimonianze storiche. Nonostante la Costituzione repubblicana italiana condanni ogni forma di fascismo e neghi la legittimità di organizzazioni che ne fanno apologia, la presenza di simboli legati al regime fascista non è una rarità.

I gruppi neofascisti, purtroppo, continuano a operare in alcune zone d’Italia, e il dibattito su come contrastare questa realtà è aperto da anni. L’attività di gruppi come quello della Casa Rossa Occupata di Montignoso, e la posizione di Buffa, si inserisce in un contesto di difesa dei diritti civili e di lotta contro ogni forma di fascismo, che trova in questo caso una manifestazione concreta nella cancellazione delle svastiche. Ma la domanda che rimane aperta riguarda la risposta giuridica alle forme di protesta civile che, pur mirando a un fine condivisibile da molti, violano le leggi in vigore.

 

 

 

 

Patricia Iori

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