La Rotta del Darién: flussi migratori in aumento lungo la tratta più pericolosa del mondo

Da inizio anno oltre 80.000 migranti hanno cercato di raggiungere gli Stati Uniti attraversando una delle zone più pericolose del mondo sfidando i pericoli della foresta del Darién e le organizzazioni criminali colombiane

Nel cuore della giungla del Darién, una delle regioni più impervie e inospitali al mondo, si svolge una tragica odissea che coinvolge migliaia di migranti in cerca di una vita migliore. Questa rotta migratoria, spesso definita come il “passaggio infernale”, si snoda attraverso la foresta pluviale tra il confine tra Colombia e Panama, rappresentando una delle vie più pericolose e disperate per raggiungere il Nord America.

 

Il contesto migratorio

La crescente instabilità politica, l’insicurezza economica e le violazioni dei diritti umani in diversi paesi dell’America Latina spingono molte persone a intraprendere questa rischiosa traversata. Governi corrotti, povertà dilagante e conflitti interni spingono le famiglie a cercare un futuro migliore al di là delle loro frontiere.

I migranti che attraversano questo percorso infernale provengono dalle parti più disparate del mondo; in prevalenza si tratta di persone in fuga dalle drammatiche situazioni politiche e sociali del Venezuela, dell’Ecuador e di Haiti; ma non è raro trovare esuli di paesi dell’Africa sub-sahariana, del Medioriente e dell’Asia Centrale.

Differenti sono le storie e i paesi di origine dei migranti, comune è l’obiettivo: cercare una vita migliore negli Stati Uniti.

 

L’inospitale foresta del Darién

Il “tappo del Darién” è una vasta regione che segna il confine naturale tra sud e centro America. Con le sue fitte foreste e vaste paludi rappresenta l’unico punto di interruzione dell’autostrada Panamericana, la strada più lunga del mondo che collega l’Alaska alla Patagonia. Nonostante il suo inospitale ecosistema, la regione è una tappa obbligatoria nella tratta migratoria che dall’America Latina porta verso gli Stati Uniti.

La rotta del Darién impone ai migranti di affrontare una devastante traversata di dieci giorni attraverso una delle giungle più fitte e pericolose del mondo. Tra i pericoli ci sono serpenti velenosi, insetti portatori di malattie e condizioni meteorologiche estreme. Molti migranti, spesso mal equipaggiati, anziani o privi di esperienza nella giungla, si trovano di fronte a sfide che mettono a dura prova la loro resistenza fisica e mentale.

Durante la traversata le scorte finiscono molto rapidamente, soprattutto l’acqua per via dell’asfissiante caldo tropicale; la disperazione e la sete porta molti a bere l’acqua non potabile dei fiumi andando incontro a malattie e disidratazione. A questo si aggiungono gli infortuni legati al terreno accidentato e gli annegamenti nei fiumi per via delle forti correnti.

 

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Le organizzazioni criminali

Dopo quello del narcotraffico, la tratta di esseri umani rappresenta uno di principali “business” dei clan criminali del centro e sud America. I migranti che arrivano nella zona, nello specifico nella città di Necoclí nel dipartimento di Antioquia, si trovano costretti a trattare un passaggio con i trafficanti locali.

I percorsi indicati dai criminali variano, per difficoltà e durata, a seconda della disponibilità economica dei migranti. I più fortunati possono permettersi una traversata “rapida” via mare di soli due giorni al costo di 500 dollari.

I più sono però costretti ad attraversare l’inferno della foresta, qui i criminali sfruttano la loro posizione e la loro conoscenza della zona per mettere in atto le più disparate forme di soprusi nei confronti dei migranti.

Sono numerose le testimonianze che raccontano di furti, estorsioni e stupri commessi da gang panamensi che attaccano i convogli o dagli stessi trafficanti; tuttavia, una delle tecniche di guadagno extra maggiormente utilizzata dai coyotes (così vengono chiamati i membri dei clan) consiste nel richiedere un pagamento di 50 dollari per estrarre le persone che rimangono intrappolate nel fango.

 

Flussi in aumento: i dati dell’emergenza

Secondo i dati forniti dalle ONG e dalle autorità panamensi nel 2023 quasi mezzo milione di migranti ha attraversato il Darién, tra questi oltre 120.000 sono minori. Da inizio anno solo oltre 80.000 i migranti che hanno fatto ingresso nel paese centroamericano contro i 48.000 dei primi due mesi dello scorso anno.

Poco si sa invece sul numero di decessi durante la traversata. Le autorità locali (Panama non dispone di un esercito) raramente si addentrano della foresta, per cui molto raramente vengono recuperati dei corpi, se non quelli restituiti dal fiume Chucunaque. Quelli ufficialmente dichiarati da inizio anno sono 194.

I numeri raccontano di una vera e propria emergenza umanitaria, la cui risoluzione viene ostacolata dallo stesso governo panamense. È infatti di questi giorni la notizia della sospensione delle attività di Medici Senza Frontiere nella zona, una delle poche ONG che opera nel Darién, per via del mancato rinnovo dell’accordo con il governo di Panama.

 

La situazione geopolitica

Le complesse relazioni tra il governo panamense e quello colombiano non fanno che rendere la situazione ancora più tragica e complessa.

La Colombia è impegnata nella guerra al Narcotraffico e il governo del paese sta ignorando la grave situazione migratoria, in particolare al confine con il Venezuela. Proprio il narcotraffico rappresenta una delle principali criticità nei rapporti tra i due stati americani.

Panama è infatti l’unico collegamento terrestre tra la parte meridionale e settentrionale del continente e, di conseguenza, una zona di passaggio obbligatoria per il traffico di stupefacenti. Per questa ragione il paese del canale ha più volte minacciato la chiusura della frontiera con la Colombia.

Sullo sfondo di questo complicato rapporto non è assolutamente marginale il ruolo degli Stati Uniti. Gli States, oltre ad essere il principale obiettivo di gran parte dei migranti che attraversano il Darién, sono tra i diretti responsabili della crisi migratoria. In particolare, per via delle sanzioni imposte al Venezuela che hanno contribuito a fomentare la gravissima crisi economica che imperversa nel paese di origine di molti migranti.

Quello dell’immigrazione rappresenterà un tema chiave nelle elezioni di novembre; considerato dall’opinione pubblica una delle maggiori debolezze dell’attuale presidente Joe Biden; è invece uno degli storici cavalli di battaglia elettorali dello sfidante repubblicano Donald Trump.

 

Alessio Ricciuto

 

 

 

 

 

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