È il 13 aprile 1985 e gli esponenti del Partito del Reich Nordico sfilano in un corteo declamando slogan nazisti. Danuta Danielsson, presa dalla rabbia, colpisce con la borsetta uno di loro. Scopriamo la sua storia per ricordarla in questo giorno dopo più di 30 anni
Nata in Polonia nel 1947, Danuta Danielsson era la figlia di una donna ebrea sopravvissuta al campo di concentramento di Auschwitz e aveva così ascoltato, durante la sua giovinezza, i racconti sulle violenze e gli orrori vissuti dalla madre.
Una volta adulta Danuta si trasferì a Växjö, in Svezia, e proprio qui, in quel fatidico giorno, assistette a un corteo di neonazisti. Il Partito del Reich Nordico era stato fondato nel 1956 da Göran Assar Oredsson che ne fu leader a lungo, candidandosi anche alle elezioni parlamentari svedesi del 1973.
Danuta, vedendo questi uomini che si erano riuniti per sostenere ancora gli ideali di Hitler, ricordò certamente la madre e il sentimento di rabbia si fece prepotente. Fu così che con il primo oggetto a disposizione, la sua borsetta, colpì alla testa un giovane manifestante. L’uomo in questione era Seppo Seluska, che si scoprì aver torturato e ucciso una persona omosessuale e verrà per questo imprigionato poco tempo dopo.
Il resto del corteo presente quel giorno fu costretto a ritirarsi poiché colpito da insulti e dalle uova lanciate dalla folla che si fece coraggio dopo il gesto di Danuta.
La fotografia che la consacrò alla storia come “La donna con la borsetta”
Quel giorno si trovava per quelle strade il fotografo Hans Runesson che riuscì a suggellare il momento. Vediamo l’uomo dalla testa rasata che marcia ignaro e la donna dietro di lui: determinata, furiosa, con il pugno stretto e l’espressione di disprezzo.
La fotografia fece rapidamente il giro del mondo pubblicata dalle maggiori testate britanniche e rendendo Danuta un’eroina coraggiosa.
Purtroppo però le pressioni mediatiche derivate da questa fama inaspettata e indesiderata furono troppo da sopportare per una donna comunque fragile e segnata dalla vita. Danuta non voleva parlare con i giornalisti della madre, di cui non rivela neanche il nome, e abbiamo poche informazioni sulla sua vita. Dopo un periodo di cura a causa dell’ansia e la depressione, nel 1988 si suicidò gettandosi da una torre.
Una scultura per renderla immortale
Nel 2014 la scultrice Susanna Arwin realizzò una piccola scultura per ricordare l’accaduto ispirandosi proprio alla fotografia. Così molti abitanti proposero di scolpirne una in bronzo a grandezza naturale da collocare nella piazza cittadina. Le autorità inizialmente si opposero poiché consideravano il gesto come un inneggiamento alla violenza. In risposta, la città venne invasa da borsette appese ai monumenti per dimostrare la vicinanza a Danuta Danielsson.
Finalmente nel 2019 la statua venne eretta nello stesso luogo in cui si erano svolti gli eventi, per ricordare per sempre la forza di una donna capace di ribellarsi con un gesto semplice, spontaneo, ma incisivo. In questo modo la borsetta potrà colpire simbolicamente tutti coloro che non rispettano la vita umana e cercano di sottomettere chi considerano “inferiore”.