“Entro in casa e quasi come abitudine prendo il telecomando in mano, si accende la tv e guarda caso il telegiornale è appena iniziato, cosa succede oggi nel mondo?Metto l’acqua per la pasta a bollire.”
Corre l’anno 2016, si sta parlando a riguardo dell’ennesimo omicidio e sta volta ad averci rimesso sembra essere proprio una bambina indifesa, come se la violenza sulle donne adulte non fosse abbastanza. Lanciata dal balcone come un sacco dell’immondizia, un episodio carico di orrore, simbolo di umanità sull’orlo del fallimento. Scorrono nuove immagini sul display e compaiono volti scuri, ammassati, disorientati, confusi, sconnessi, prosciugati a tal punto da non riuscire a reagire, da non dare nemmeno più direzione allo sguardo, in attesa che qualcuno li venga a tirare fuori da quel barcone traballante e dondolante, in cerca di un equilibrio precario dalla loro partenza, avvenuta qualche giorno prima. Eppure quel viaggio l’avevano pagato caro, i risparmi di qualche anno di lavoro stavano svanendo per un biglietto d’ingresso agli inferi. Questa volta però la sorte di quegli esseri umani è stata sottratta a un mare che spesso non perdona chi dal continente nero va a caccia della propria dignità perduta e che rischia allo stesso tempo di essere inghiottito dall’abisso della discriminazione, proprio dove gli era stata promessa una vita lussuosa. Pian piano vediamo ergersi un altro muro in Europa e nel mondo, quello dell’omertà nei confronti di chi ha la colpa di essere nato nel posto sbagliato e lotta per vivere ancora per un po’.
“Intanto inizio a perdere l’appetito, all’improvviso non vado più matta per le penne con pomodoro fresco, mozzarella e basilico.
Cerco di cambiare canale ma sento la voce dell’inviato per i fatti del 22 Marzo a Bruxelles, farsi quasi commossa nel descrivere come la quotidianità belga sia lentamente ripresa mentre tutti i giorni i cittadini si imbattono nel mare di nomi che sono scritti sul muro della fermata della metro, in ricordo delle vittime di tutto il mondo. “Ok, dico tra me e me, per oggi è abbastanza.” Non vorrei che si parlasse di un altro caso di malasanità o di inquinamento ambientale, magari di altro smaltimento improprio di rifiuti tossici o per citarne un altro, magari comparirebbe una bella parata di bruti dittatori che puntano mitra alla testa di qualche ostaggio .
“Spengo la tv, ripongo l’olio nel mobiletto e leggo la scritta Dante. Sentendomi particolarmente ispirata mi domando: Se Dante esistesse ai giorni nostri in che parte dell’Oltretomba collocherebbe tutti questi peccatori e, soprattutto, quale sarebbe la pena adatta a questi peccati contemporanei?”
Mi immagino, gli stupratori e i pedofili collocati nel girone dell’inferno, a ripetere quotidianamente quell’atto di estrema violenza all’infinito, fino a quando per la disperazione supplicherebbero di essere cancellati dalla Terra. Sempre per la legge del contrappasso vedo gli scafisti dei barconi di immigrati andare avanti e indietro per il mediterraneo inseguiti dagli squali mentre immagino i trafficanti di essere umani, essere utilizzati come valuta di scambio per pagare armi. Penso poi a chi è responsabile di inquinamento ambientale e di malasanità, vivere per sempre in una discarica, sorvolata da sgorbi. Gli assassini di guerra si troverebbero invece nel girone dell’orrore, costretti a dover camminare tutto il giorno con un cecchino che li punta da poca distanza.
Il mondo è sempre stato in perfetto equilibrio: i buoni, i cattivi, i ricchi e i poveri, la fame e l’abbondanza. Ultimamente mi sembra però pendere da un lato, cosa possiamo inventarci per non affondare? Niente di così strano. Credo che ognuno di noi possa fare una piccola parte, offrendo la propria positività ogni giorno e con il proprio esempio influenzare chi da tempo non assapora un semplice sorriso, attirandolo verso una dimensione che non conosce odio ma ordinaria quotidianità, ricca di fatica ma di attimi di pura felicità. Fermarsi un attimo, ammirare un paesaggio mozzafiato, i papaveri che colorano di puntini rossi i prati, i ciliegi in fiore, riscoprire la semplicità che da sempre ci circonda ma che avevamo dimenticato, potrebbe salvarci la vita per sempre.
Sara Trinchero