Senza consenso è stupro: la Danimarca approva la nuova legge

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Senza consenso è stupro, ovvero: “se non dico chiaramente sì, non voglio”

La nuova legge sul consenso è un passo avanti storico per la Danimarca. Approvata all’unanimità dal Parlamento, entrerà in vigore a gennaio 2021 e stabilisce che un atto sessuale senza consenso è stupro. Il percorso che ha portato all’approvazione della nuova legge, con i voti favorevoli di tutti e 96 i membri del parlamento danese, è iniziata nel 2008. Grazie alla denuncia di Amnesty International erano venute alla luce cifre preoccupanti. La legge in vigore non considerava violenza neppure un rapporto sessuale a cui una parte non aveva potuto opporsi perché incosciente.

Il primo passo è stato approvare, nel 2013, una nuova legge che considerava stupro un rapporto a cui la vittima non poteva opporsi, ma che ancora poneva l’accento sulla violenza e non sul consenso. Ma ancora non era sufficiente. Secondo i dati del Ministero di Giustizia, ogni anno più di 11.000 donne sono vittime di stupro o tentato stupro, ma nel 2019 ci sono state solo 1017 denunce che hanno portato a meno di 80 condanne. Numeri spaventosi. Che finalmente hanno portato a una nuova legge storica che afferma chiaramente che un atto sessuale senza consenso è stupro.

Il modello vincolato e quello consensuale

La nuova legge danese sposa appieno il modello consensuale puro. Significa che si tratta di stupro in tutti i casi in cui non ci sia il consenso valido di tutte le persone coinvolte. Tale consenso dev’essere esplicito e valido per tutta la durata del rapporto. Può essere revocato in qualunque momento e rispetto a qualunque pratica in atto.

Il modello consensuale limitato, invece, richiede che ci sia un manifesto dissenso.

Il modello vincolato – purtroppo, il più diffuso – non pone l’accento né sull’assenso né sul dissenso. Perché sia considerato stupro, un atto deve avere necessariamente caratteristiche di: violenza, coercizione, minacce.

Senza consenso è stupro: un passo avanti storico

Come ha affermato Kristian Hegaard, membro della Sinistra Radicale, la nuova legge sul consenso sembra una “cosa ovvia”, ma si tratta di una conquista storica.

Secondo Anna Błuś, ricercatrice per i diritti delle donne di Amnesty International:

Incredibilmente, la Danimarca è diventata solo il dodicesimo paese in Europa a riconoscere il sesso senza consenso come stupro.

augurandosi però che la Danimarca costituisca un esempio per i paesi che ancora devono adeguare la propria legislazione a un più pieno rispetto dei diritti umani.

Passi avanti, effettivamente, ne sono stati fatti negli ultimi anni, a partire dalla Convenzione di Istanbul del 2011 , il primo documento giuridico vincolante – per i paesi che lo hanno ratificato – in materia di violenza sessuale. D’altra parte, non tutti i paesi dell’UE si sono ancora adeguati e il documento stesso contiene alcuni punti controversi. Un rapporto OSCE giudica comunque positivamente il suo impatto sulla tutela dei diritti umani in diversi paesi, come il Montenegro.

Anche la Germania ha fatto dei passi avanti in questo campo. Considerato che fino al 2016 veniva considerato stupro solo quello avvenuto contro un dissenso ritenuto sufficientemente esplicito e deciso. Con la nuova legge, invece, vengono puniti tutti gli atti compiuti contro la volontà della vittima, senza necessità di violenza o minacce. Ma si può fare sicuramente di meglio, avvicinandosi, per esempio, al modello californiano della legge “Yes mean yes” (sì significa sì), che pone l’accento sulla presenza di un consenso chiaro affinché l’atto sessuale non sia considerato violenza.

In Europa è probabilmente la Gran Bretagna quella più avanti da questo punto di vista, sin dal Sexual Offences Act del 2003, che dà una definizione precisa del consenso sessuale, che dev’essere per scelta, libero e con la persona nella piene capacità di poterlo esprimere.

A che punto siamo in Italia

Anche l’Italia ha ratificato la Convenzione di Istanbul con la legge 77 del 2013. Nel corso degli anni sono stati fatti innegabili passi avanti, considerando che, fino al 1996, quello di violenza sessuale era ancora considerato un delitto contro la morale pubblica e non contro la persona. Nonostante ciò, la legge prevede ancora la presenza della violenza, fisica o psicologica, affinché si configuri il reato. Sentenze successive da parte della Cassazione  hanno portato in direzione di una maggior tutela dei diritti della persona, orientando la giurisprudenza verso il modello consensualistico.

Ma permane lo spazio per sentenze controverse, come quella dello stupro della Fortezza da Basso (chiamato così per il luogo in cui avvennero i fatti) del 2008. Sentenze che fanno rabbrividire, ma che – purtroppo – sono ancora legalmente valide secondo la legislazione italiana. La sentenza fu ampiamente criticata, perché basava il proprio giudizio sulla condotta della ragazza, che – secondo la corte – certificava la non costrizione all’atto incriminato. D’altra parte, anche culturalmente, l’idea della necessità di un consenso valido in tutti i casi e per tutta la durata di un rapporto, che non tiri in ballo presunti aspetti morali delle persone coinvolte, fatica ad affermarsi in senso universale.

Come dimostrano affermazioni controverse – per non dire odiose – di discutibili giornalisti che hanno sentito il bisogno di partecipare al dibattito sul caso Genovese.  O le terribili cose che si sono lette sui social e che confermano come la “cultura dello stupro” sia ancora tristemente diffusa nel nostro paese. Ecco perché si può affermare la necessità urgente di una legge che porti l’Italia ad essere un paese pienamente rispettoso dei diritti umani – senza se e senza ma e senza moralismi e discriminazioni di genere.

In questo senso si muove la campagna di Amnesty International, che ha come parola chiave l’hashtag #iolochiedo.

Gradisci una tazza di tè?

Quello che sembra ovvio è perciò – purtroppo – ancora un evento da festeggiare. Perché l’idea del consenso su cui si basa la nuova legge danese e su cui dovrebbero basarsi tutte le legislazioni in materia, resta ancora un’idea che deve affermarsi. Eppure basterebbe sostituire all’atto sessuale un qualunque altro comportamento, per rendersi conto di come ogni giustificazione al sesso senza consenso non sia solo odiosa, ma anche assurda. Ad esempio: vorreste che qualcuno vi imponesse di bere una tazza di tè quando non ne avete voglia? Anche se siete notoriamente amanti del tè. Vorreste che qualcuno vi costringesse a finirla, se via accorgeste che quel tè non vi piace o, semplicemente, non vi va più?

L’augurio è che anche l’Italia si adegui a livello legislativo – e culturale – all’idea che il consenso sia sempre necessario e che debba essere libero, esplicito, non negoziabile. Per dirla con un hashtag: #iolochiedo

Simone Sciutteri

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