Dan Price il CEO e fondatore di Gravity Payments, annunciò nel 2015 di voler ridurre il suo stipendio a 70.000 dollari. Così facendo, avrebbe permesso ai tutti i suoi impiegati di guadagnare la stessa identica cifra. Una mossa molto azzardata, quella dell’ imprenditore americano, che gli poteva costare $24 milioni di accuse: da chi come lui guadagnava molto di più. Se non fosse stato per la sua sincerità profonda e per la fede, nella bontà delle sue azioni, quella di Dan Price non potrebbe essere un miracolo nella storia della gestione aziendale.
Inaspettata e teatrale, la decisione, fu ovviamente presa alle spalle dei suoi azionisti e familiari. Per questo, provocò a Dan due processi, uno dalla moglie e l’altra dal fratello, insieme a numerosi licenziamenti dal suo business. Non appena fu rilasciato, pressappoco intatto, la Gravity che Dan si era preso, registrò un sorprendente picco di nuovi clienti che si iscrivettero al servizio perchè affascinati dal nuovo approccio socialista dell’azienda.
Insieme, i fratelli Daniel e Lucas Price, avevano iniziato la Gravity Payments nel 2004. Gravity è sistema di interfaccia a pagamento per gestire le transazioni tra proprietari di negozi fisici e compagnie di carte di credito. Il fratello più grande, Lucas, doveva inizialmente controllare il 70% del business ma pensò che livellando la percentuale di interessi a un 50-50 avrebbe avuto rapporti migliori con suo fratello Dan, allora solo diciannovenne.
La prevaricazione di Dan Price su Lucas Price
Nel 2006, Lucas iniziava a risentire del carattere di Dan, che voleva gestire l’azienda nel suo stile ed aveva rivolto questo comportamento anche verso fratello. In principio Lucas lamentò soltanto di sentirsi come un assistente esecutivo delle decisioni di Dan. Ma poi nel 2008, Lucas si tirò fuori dall’accordo e i fratelli decisero che Lucas avrebbe ricevuto $400,000 e che avrebbe mantenuto il 33% di interesse nella compagnia. I due si lasciarono con la promessa che avrebbero fatto degli incontri privati tra di loro prima di prendere delle decisioni importanti per l’azienda.
Ma a un certo punto nel 2013, i fratelli Price si incontrarono nuovamente per discutere il salario di Dan. Dan aveva chiesto a Lucas un aumento di stipendio da $1.1 a $1.4 milioni, ma Lucas lo aveva respinto. Allora Dan aveva provato a convincere nuovamente il fratello, consegnandogli una ricerca che aveva fatto su altri CEO di compagnie pubbliche molto più grandi, mostrandogli come loro facessero almeno $5.5 milioni: in quel momento, più della metà delle entrate dell’azienda.
Dan sembrò ridicolo e allucinato, agli occhi di Lucas, ma si rivelò veramente scorretto più tardi, quando Lucas scoprì che molte decisioni, inclusa la quella dei 70K, erano state prese senza consultarlo. Così, poichè stanco degli atteggiamenti narcisistici del fratello, Lucas movette accusa di “oppressione delle parti” contro di lui.
Il sentimento del salvatore
Ma agli occhi di Dan, tutto questo appariva diverso. Proprio quando aveva ottenuto quasi tutto il controllo sull’azienda, invece di aumentarsi lo stipendio, aveva realizzato di avere finalmente un occasione per fare qualcosa di eroico agli occhi della sua azienda.
Secondo i reporter di Esquire , che hanno seguito la vicenda di Price accostandosi a lui per due settimane: la sua spinta verso questo atto di bontà proviene principalmente dalla vicinanza al gioco del poker e dall’educazione domiciliare. Sebbene figlio di un predicatore evangelista e speaker motivazionale, Dan abbandona la fede piano piano per dedicarsi sempre di più al business, alla self-promotion e a viaggi di volontariato in compagnia di modelle e miss.
Il padre rimane sempre legato al business dei suoi figli ma Price trova il vero luogo della sua ispirazione ai tavoli da poker. Qui vede chiaramente il valore della collaborazione sottobanco, del bluff e la volatilità del denaro. Educato però a fare del bene, Dan si mostra come un ottimista sfrenato e un “santone” leader, destreggiandosi così sotto tutti i riflettori che lui stesso si è acceso intorno. Nelli spazi ritagliati tra un processo all’altro Dan ha infatti ammesso la sua colpa e insieme rassicurato i giornalisti con questa affermazione “Sono un narcisista, e come tutti i millennial desidero essere un eroe. Chi non desidera essere l’eroe”.
E’ Dan Price il CEO illuminato o il povero illuso?
Nonostante il suo rilascio e le effettive buone intenzioni, il personaggio di Dan Price lasciò fortemente sconcertato il pubblico americano. Tutt’ora il pubblico rimane molto sospettoso sul valore del signor Price: l’andamento della sua società viene riportata di anno in anno, come se non si volesse darla vinta a quest’uomo così naif.
Qualche giorno dopo il suo processo USA Today ha pubblicato il primo dei numerosi articoli sull’esperimento di successo della Gravity Payments. Pochi giorni dopo l’annuncio di Price la lista di clienti era cresciuta del 55% ed i profitti erano cresciuti da $3.5 milioni da $6.5 milioni. Lasciato solo, alla gestione dell’azienda e senza la moglie (che lo aveva lasciato ed accusato di abusi in un TED Talk), Price era rimasto scottato dalla sua grande impresa. Tutt’altro lavoro poi, dev’essere stato, ritrovarsi a riorganizzare la sua azienda a partire da politiche molto più uniformanti rispetto a quelle del sistema in cui era nata.
A partire dal 2015, ciò che ha reso Dan Price il CEO indiscusso di Gravity è stata la realizzazione che nella diversità ci sia anche un sentimento di coesione. Negli anni a seguire, Price si è infatti dedicato ad alimentare la fedeltà dei suoi impiegati. Facendo uso sagace del suo storytelling, imparato dal padre, e delle sue soft skills da millennial ha continuato a motivare l’etica non troppo meritocratica dell’azienda e la sua fondamentale struttura orizzontale delle finanze. La vita di Price e quella dell’azienda sono diventate notoriamente famose come modelli sui social . Recentemente Dan ha pubblicato l’atteso libro “Worth It” che ha rivelato il suo stile di leadership aziendale e il suo esperimento dei 70K.
La fede e la resilienza
Nel 2020, a causa dell pandemia, Price ha potuto veramente avvalersi della tanto predicata efficienza della Gravity proprio per poter salvare la sua l’azienda. La Gravity Payments processa pagamenti attraverso carta di credito per più di 20.000 piccoli business. Con l’arrivo della pandemia il reddito di questi clienti è andato praticamente scomparso e così, anche quello dell’azienda. Si andavano perdendo circa $1.5 milioni al mese e secondo l’annuncio di Price, avevano tre mesi prima della chiusura.
Dopo il suo discorso sulla situazione, davanti al suo team di 200 persone, gli impiegati hanno portato avanti una proposta. Per evitare i licenziamenti, avrebbero donato volontariamente e in modo anonimo, parte del loro stipendio. Inizialmente, Price pensò che fosse una follia e una perdita di tempo, ma in verità, il suo lavoro sulla coesione lo ripagò. Finora il fedele team è riuscito a raccogliere quasi $500.000 al mese. Riducendo, chi del 50% chi del 5%, il loro salario, questo movimento rivitalizzante ha potuto ritardare il decollo dell’azienda di un anno.
Dan Price è ottimista che il tempo guadagnato darà la possibilità alla compagnia di risollevarsi e di ripagare i suoi impiegati. Se andrà tutto bene, forse il mondo vedrà con occhi meno sospettosi le stravaganze della Gravity Payments; un posto a metà fra un culto e un’azienda, dove la realtà aziendale è distorta e in cui l’unica cosa certa è che l’unione fa la forza?
Elisa Melodia