Damiano e Margherita Tercon sono fratello e sorella. Insieme, mano nella mano, hanno affrontato la vita e la Sindrome di Asperger di Damiano
Parlando di legami, si può parlare di ciò che è in noi. Si può parlare di amore, di momenti vissuti, della ricerca dei nostri sogni. Si parla di tante cose, quando si parla di legami.
Non esistono legami perfetti, né tantomeno interi. Si fa spesso a pugni con l’altro, e si cerca di sorridere anziché piangere. Sono i legami che ci segnano, e che disegnano la strada che dovremmo percorrere. Sono i legami…
Questo di cui vi parlerò è però un legame che va oltre: non ci sono regole, o limiti. Va oltre persino le parole che scrivo, e persino il mondo che l’ha creato. E’ il legame tra due persone, e che ha potuto costruire una nuova vita.
E’ il legame tra Damiano e Margherita Tercon: fratello e sorella. Un legame naturale, direte voi. Un legame straordinario, direi io. Sì, perché ciò che li lega è molto più profondo, spesso anche molto più importante.
Damiano ha la Sindrome di Asperger, ma nell’anima ha solamente tanti sogni. Margherita è il suo punto di partenza, da cui sono cominciate tutte le avventure.
Le loro fragilità sono dunque diventate punti di forza e oggi sono più felici che mai. Dopo una vita travagliata, Damiano sogna oggi di essere cantante lirico, Margherita attrice. Ma, insieme, sono semplicemente una squadra, come dimostrano nei loro video pubblicati spesso online e grazie al quale hanno avuto la visibilità che meritavano. Il loro legame è stato infatti scritto sulle pagine di un libro: “Mia sorella mi rompe le
Un legame magico, dunque, che resterà. Che esisterà. E che spesso continuerà a volare. Come i loro pensieri, le parole che dicono, come la loro capacità di amarsi e di essere finalmente e straordinariamente sé stessi.
A loro la parola!
Siete fratello e sorella. Cosa vi lega principalmente e quali sono invece le vostre differenze?
Noi siamo legati dai nostri sogni. Dal desiderio reciproco di vedere l’altro felice. Dalla voglia di percorrere questa vita, questa strada insieme. Siamo diversi in tante cose, ma è anche questo il bello: ci compensiamo. Io, Margherita, sono molto organizzata e mi agito facilmente, Damiano è una persona che non segue un programma ed è sempre calmo. Io ho paura e lui non si spaventa mai. Io sono un po’ troppo realista e lui mi insegna a sognare.
Leggendo la vostra storia su internet, possiamo scoprire chi siete stati e chi siete ora. Se dovessi chiederlo a voi direttamente, come mi rispondereste? Chi è Damiano e chi è Margherita?
Damiano era un bambino solitario, chiuso, introverso. Si incantava davanti all’oblò della lavatrice, alle trottole, a tutto ciò che girava. Damiano è cresciuto come un bambino incompreso, ha subito bullismo, è stato rifiutato dal mondo. Gli hanno chiuso porte in faccia e lo hanno privato di tante possibilità.
Anche Margherita era una bambina introversa e con pochi amici. Piena di insicurezze, è cresciuta soffrendo di disturbi alimentari. Poi ha preso la sua strada, lontano dalla famiglia e da tutti.
Un giorno Damiano le ha chiesto aiuto, le ha chiesto di dargli quella possibilità che in tanti gli avevano negato. E lei, che viveva dall’altra parte del mondo alla ricerca della sua strada ha detto sì. Lo ha aiutato.
Insieme, oggi, si sentono due persone realizzate e felici.
Damiano, questa domanda è per te. Qual è il tuo rapporto con la tua sindrome di Asperger? Come la descriveresti?
Il mio rapporto con la mia sindrome di Asperger varia da momento a momento. Spesso non vorrei averla perché le persone mi giudicano per quella e perché mi fa fare delle cose che mi fanno innervosire. Altre volte invece mi dà delle capacità particolari o non mi ostacola. La mia sindrome di Asperger, quando ero un bambino, da piccolo mi permetteva di stare fin troppo da solo e di rimanere infastidito dal mondo esterno. Mentre adesso è l’esatto contrario per merito di tutte le terapie che ho fatto. La sindrome di Asperger mi costringe a parlare con i muri, gli oggetti e le cose e a sgridarli quando mi fanno arrabbiare: per esempio vado a sbattere contro il muro, io non mi arrabbio con me stesso ma mi arrabbio con il muro, sgridando e rimproverando l’oggetto o il punto; il tutto con tanto di stress (di stress che a me fa male). La sindrome di Asperger, quando mi sono arrabbiato, mi costringe a tirare i pugni dove capita facendomi molto male alle mani: sul tavolo, sul muro e sul letto. La sindrome di Asperger ogni tanto mi fa prendere delle fisse o fissazioni che io sono capace di portarmi avanti per degli anni o, come succede negli ultimi tempi, dei mesi oppure, come succede negli ultimi giorni, dei giorni. La Sindrome di Asperger mi permette di parlare tartagliando e non mi permette di parlare scorrevole. La Sindrome di Asperger la descriverei fastidiosa in senso generale. E’ un po’ di tempo che non sto più andando d’accordo né con la mia sindrome di Asperger né con il mio autismo. Vorrei essere come tutti, un tuttofare. Vorrei essere anche un presentatore. Ma soprattutto vorrei lavorare normalmente e senza la borsa-lavoro da invalido. So che con la mia sindrome di Asperger ho anche dei lati positivi: ad esempio io conosco tantissima musica e so a memoria l’origine e le declinazioni di centinaia di cognomi. Allo stesso tempo so che posso sempre migliorarmi e superare i miei limiti e che grazie all’autismo io non penso che molte cose che gli altri reputano impossibili, siano poi così difficili da realizzare.
Margherita, invece, cosa ti ha spinto ad abbandonare il tuo lavoro e la tua vita milanese per stare accanto a tuo fratello?
Avevo un ottimo lavoro, ruolo manageriale con un contratto a tempo indeterminato in un’azienda a Milano. Stringevo forte tra le mani la mia vita, avrei potuto avere una carriera. Avevo 28 anni. Mio fratello, però, ne aveva 36 e viveva a casa con i genitori, era depresso e nessuno riusciva a dargli una mano. Quando ha avuto la forza e il coraggio di chiedermi aiuto, mi sono resa conto di essere io la persona che sarebbe stata davvero in grado di aiutarlo, di fare qualcosa. Abitavo a Milano, nella pausa pranzo mi mettevo a lavorare ad un progetto che potesse includere entrambi e tutti i week-end tornavo a Rimini da mio fratello. Pensavo ad un progetto di vita comune che potesse allo stesso tempo unire le nostre passioni: la sua per il canto lirico e la mia per la scrittura e lo spettacolo. Quando abbiamo iniziato a fare i primi video insieme, Damiano ha ritrovato il sorriso. Ha trovato degli amici, un modo di comunicare con il mondo. Per la prima volta nella sua vita, lui aveva delle possibilità. Ed io, a vederlo così sorridente e grazie al suo coraggio di credere nei sogni, ho provato quella che viene chiamata “felicità”. Come avrei potuto continuare a vivere a oltre 300km di distanza da lui?
Raccontate che Damiano è stata vittima di bullismo e di una società che non lo comprendeva, come anche Margherita ha avuto le sue difficoltà. Adesso, com’è diventata la società nei vostri confronti?
Purtroppo però dobbiamo ammettere che siamo stati fortunati, perché è ancora pieno di donne e uomini con autismo che vengono maltrattati, presi in giro ed esclusi. È davvero difficile, nella vita di tutti i giorni, trovare persone che vedano gli autistici come persone e non come malati.
E se li si guardano come malati, le possibilità sono poche: o si ha pietà di loro o li si lascia chiusi in casa per paura che si facciano o ci facciano male. Ci vuole ancora tanto lavoro prima di arrivare all’inclusione.
Con la forza, ci si può sempre rialzare e realizzare i propri sogni. E’ sempre questo il vostro motto – scritto anche all’interno del vostro libro – con cui cercate di comunicare al mondo. Pensate che la sindrome di Damiano vi abbia aiutato a raggiungere questa consapevolezza? Quali sono stati i suoi punti di forza?
Siamo pienamente convinti che non ci si debba mai arrendere e crediamo davvero che con l’impegno si possano raggiungere obiettivi che ci sembravano impossibili. La sindrome di Asperger ha inizialmente posto dei limiti a Damiano (o almeno così hanno detto i dottori). Ma è proprio il desiderio di superare questi limiti che ci ha convinti che nulla è impossibile.
I punti di forza non sono della sindrome di Asperger, ma di Damiano: la sua caparbietà, il suo desiderio di realizzarsi, il suo essere solare (quando non è infastidito da qualcosa ahah) che mette a proprio agio le persone che ha davanti e le spinge a credere di più in se stesse.
Cosa vi ha portato a scrivere la vostra storia su un libro? Quali sono le vostre speranze a riguardo?
Abbiamo scritto un libro perché è un nostro desiderio profondo, una voglia di aprirsi al mondo e al prossimo, un bisogno di comunicare. Abbiamo anche pensato che la nostra storia potesse raccontare da un punto di vista diverso l’autismo, che lo facesse da dentro. Abbiamo pensato che le nostre cadute, le nostre paure e gli sbagli potessero essere d’aiuto al prossimo, a chi sta vivendo momenti difficili. Questo perché, oltre ai periodi più brutti, raccontiamo anche una rinascita, la presa di coscienza di chi siamo e delle nostre possibilità. Speriamo che molte persone riescano a coglierne tutte le sfumature e si sentano un po’ meno sole e più positive, una volta finito il libro. Ah, si intitola “Mia sorella mi rompe le balle – una storia di autismo normale” (Mondadori, 2020).
Quali sono i vostri futuri progetti?
Damiano ha il grande sogno di cantare a Sanremo. Lo dice da anni e sono sicura che prima o poi ci arriveremo. Magari come ospiti, magari da dietro le quinte, magari fuori dal teatro (ahahah), ma ci andremo! Non abbiamo fretta, le cose belle vanno costruite con il tempo… E poi gli piacerebbe molto incidere un album. Ad oggi siamo un trio, non un duo. Con noi c’è Philipp Carboni, che oltre ad essere attore e recitare negli spettacoli che portiamo per l’Italia, è anche un bravissimo fumettista. Sta raccontando la nostra storia e l’autismo attraverso vignette divertenti e ci piacerebbe molto poterne fare un fumetto, un giorno.
Damiano sogna di fare il lirico, Margherita l’attrice e scrittrice. Cosa è per voi l’arte e quanto questa ha contribuito alla realizzazione dei vostri sogni?
L’arte è stata ciò che ci ha permesso di esprimerci, di raccontare davvero chi siamo. È stata la nostra salvezza. Servirebbero pagine e pagine per raccontare cos’è l’arte e non si arriverebbe comunque ad una definizione perfetta. Sicuramente, però, possiamo affermare che è ciò che oggi ci rende felici.
“…è ciò che oggi ci rende felici”.
Ed è ciò che dovremmo fare tutti.
Stefania Meneghella