È ancora in fase di sperimentazione il nuovo programma che permetterà chi è affetto da daltonismo di godere di tutte le sfumature cromatiche delle collezioni dei musei.
L’iniziativa è stata proposta da EnChroma azienda produttrice di lenti speciali.
Pare che la tecnologia sia basata sulla rimozione delle lunghezze d’onda che non permettono di percepire tutti i livelli di colore.
Il daltonismo è un disturbo che porta ad un’alterata percezione dei colori.
Colpisce l’8% della popolazione e non ha caratteristiche omogenee. Vale a dire che ogni paziente ha un’alterazione individuale specifica, che varia a seconda della propria condizione.
Ed ecco che rosso, arancione e marrone diventano verde, il blu è scambiato con il grigio ed il verde chiaro con il giallo.
Una vera sfortuna per gli amanti dell’arte impossibilitati a cogliere sfumature e giochi di colore di molte opere.
Ma grazie a questa nuova invenzione le cose potranno cambiare.
Gli occhiali sono stati testati in diversi musei americani (il Nelson-Atkins Museum of Art di Kansas City, il Crystal Bridges Museum of American Art, nell’Arkansas, il Museum of Contemporary Art di Chicago, il Museum of Contemporary Art di Denver e il Museo Georgia O’Keeffe di Santa Fe) ed europei (il Centraal Museum di Utrecht).
La nuova tecnologia non è giunta nei musei italiani. Al di là delle nuove invenzioni, c’è ancora molto da fare per migliorare l’inclusione nelle realtà museali del Belpaese.
Nel 2008 il MIBAC ha pubblicato le “Linee guida per il superamento delle barriere architettoniche nei luoghi di interesse culturale”. Da allora, si sta procedendo a rendere agibili i percorsi nei musei a chi ha inabilità motorie.
Ma non dimentichiamo altre tipologie di disabilità.
La vista è un senso indispensabile per la comprensione delle collezioni. Di conseguenza, Ipovisione e cecità impediscono inevitabilmente la fruizione museale.
Purtroppo non tutte le realtà posseggono misure idonee come percorsi tattili e pannelli con sistema Braille.
Stesso discorso per le barriere cognitive. Riguardano principalmente chi ha disturbi nel capire la realtà che lo circonda. Dunque sarebbe opportuno rendere più “comprensibile” il contesto museo.
Insomma c’è ancora molto da fare, ma dobbiamo aver fede nella tecnologia e nella scienza. Partendo da un paio di occhiali che regala colori a chi è affetto da daltonismo, potremo fare molti passi avanti con l’inclusione nei musei.
Maria Luisa Ancona