Le stazioni… oh, adoro le stazioni, dei treni come della metropolitana.
Quando mi ritrovo al loro interno, mi risulta difficile anche tenere il capo chino sul libro e leggere: mi piace guardarmi in giro, osservare i volti di chi le percorre in su è in giù, di chi attende, di chi si innervosisce, di chi corre, di chi si arrende davanti al binario vuoto mentre il treno o la metro si allontana, di chi si precipita ad accogliere, di chi saluta, di chi cerca la sua corsa (o la sua fuga o il suo ritorno) sulla schermata, di chi sfoglia il giornale, di chi morde il panino, di chi indica a bambini e a bambine i treni o le metro che arrivano… le stazioni hanno una loro filosofia, una loro poesia.
Per questo, l’iniziativa Metro Poetry rende onore alla stazione della metropolitana di Torino: dagli altoparlanti non verrà trasmessa solo musica ma anche degli splendidi versi poetici tra cui quelli di Shakespeare, di Whitman, di Prévert, di Rimbaud, di Foscolo, di Leopardi, di Baudelaire e di Neruda.
L’associazione culturale Yowras (Young Writers & Storytellers) è la mente ideatrice di questa originale e bellissima iniziativa: perché la poesia è memoria, è emozione, è nostalgia ed è quello che non si è potuto o voluto dire… prima che lei o lui salisse sulla metro; la poesia è la celebrazione, come direbbe il grande Walt Whitman, di chi la scrive e di chi la ascolta e di chi la rende propria, la poesia è l’amore esaltato da Pablo Neruda e l’inquietudine descritta da Rimbaud; la poesia è la bellezza di Baudelaire e la tragedia di Shakespeare… e come rifiutare la compagnia di questi (ed altri) artisti durante l’attesa, nel momento della partenza o in quello dell’arrivo? Come riuscire a non conferire al proprio viaggio (seppur breve) il titolo o il verso di una delle diciannove opere poetiche scelte dalle case editrici (Guanda, Adelphi, Giunti e Newton Compton) che hanno accolto l’idea?
Chi legge lo sa che il ricordo di ogni viaggio corrisponde a quello di un libro e viceversa: in tutte le stazioni della metropolitana di Torino, sarà la voce di otto persone a concedere un’emozione, un ricordo.
Perché la poesia, così come il viaggio, cambia in base alla persona e al suo stato d’animo. Chiudere il libro o metter via il giornale e lasciarsi andare alla sua bellezza, potrà consistere anche in un buon motivo per prendere la metro anche quando non se ne avrà voglia.
Buon viaggio, quindi, e lunga vita alla poesia!
Deborah Biasco