Dall’arbitro Taylor al Brescia, il seme della violenza

arbitro Taylor al Brescia

Fabrizio Bocca www.ultimavoce.it

– di Fabrizio Bocca –


Dai tifosi della Roma che incontrano l’arbitro Taylor all’aeroporto di Budapest e scatenano il caos, passando per i  tifosi del Brescia che, a seguito della partita di ritorno dei play-out di Serie B tra Brescia e Cosenza, hanno dato alle fiamme diverse auto, creando  caos e tensione. E poi ci sono gli innumerevoli casi di razzismo che ormai si sono sostituiti al lancio di bottigliette e di sassi in campo, Il diritto di perdere e il diritto di sbagliare non sembrano più ammessi nel nostro calcio, anzi sono utilizzati come ottimo innesco del peggio di se stessi.


Non possiamo nemmeno chiamarli preoccupanti segnali dal mondo del pallone. Non sono segnali, ma una realtà vera, concreta, oppressiva, preoccupante, deviata e seriamente inquinata. E ormai consolidatasi negli anni. Il Brescia retrocede in Serie C e gli ultras invadono il campo, fanno interrompere la partita, mettono a soqquadro stadio e città, scontri con la polizia, arresti, caos. All’aeroporto di Budapest tifosi della Roma assediano l’arbitro Taylor e la sua famiglia, lo insultano, tentano di aggredirlo in massa – 100 contro uno… – e un colpo arriva pure alla figlia, spaventosissima. Il piccolo gruppo deve fuggire e la sicurezza lo fa riparare in altra zona. Se Taylor può aver sbagliato nel suo compito – ma anche questa alla fine è un’opinione – bisogna ribadire che nel calcio non esiste la verità opinabile degli ultras. Casomai esiste la verità dell’arbitro. Che non solo applica la legge, ma è la legge.

Al di là delle dichiarazioni e degli atteggiamenti aizza folle – José Mourinho che insulta l’arbitro Taylor pesantemente in conferenza stampa e poi lo aspetta addirittura nel garage della Puskas Arena per insultarlo di nuovo e in maniera diretta – è proprio la superlegittimazione del mondo ultrà ad aver ormai preso il sopravvento. Questo concepire i tifosi ultrà come gli unici padroni del calcio e dello stadio, l’accettazione e la santificazione dei loro comportamenti estremi, violenti e spesso razzisti. Pensare che il calcio senza di loro non possa esistere, perché loro e solo loro ne sono il motore, il cuore, l’anima. Per cui vengono considerati indispensabili all’esistenza e alla sopravvivenza del calcio stesso.

No, è invece esattamente l’opposto, gli ultras hanno usurpato il calcio, si sono impadroniti di uno sport che non è loro per definizione e attribuzione divina.

Un arbitro può arbitrare bene o male, in ogni caso non sarà l’ultrà il giudice e tantomeno quello che deve fare giustizia. Una squadra può perdere e retrocedere e l’ultrà se ne deve tornare a casa, deluso certo, ma buono e tranquillo, come tutti gli altri. Tribuni populisti come Mourinho devono finirla di accarezzare e lusingare le folle. E poi avere comportamenti indegni di un allenatore e di un personaggio di quel livello. Che si approfitta della popolarità e della sua posizione per dire e fare qualsiasi cosa. Come appunto aspettare l’arbitro in un garage o affermare di avere un microspia addosso per registrare gli scambi verbali con arbitri, guardalinee, quarto uomo etc. Perché contribuisce all’imbarbarimento del calcio, al suo degrado verso il circo e l’arena dei gladiatori. Ora vedi, quando l’Uefa lo squalificherà, giustamente, se non farà gridare al complotto, al sistema che vuole annichilirlo etc. E comunque non sono certo le squalifiche da 2 o 3 giornate a fermarlo, ormai ce ne siamo resi conto. Anzi contribuiscono a fare ancora di più personaggio antisistema, quando invece Mourinho – Porto, Chelsea, Inter, Real Madrid, Manchester United, Tottenham, Roma etc – è il sistema. E dunque tutto questo lo fa abbastanza impunemente e convintamente da anni, anzi da sempre. Da quando fa l’allenatore. Proprio perché José Mourinho è uomo di potere e di sistema.

Abbiamo avuto una stagione disseminata di casi di razzismo, di buu, insulti di tutti i tipi e versi di scimmia rivolti a giocatori e allenatori: da Lukaku a Juric è quasi impossibile citarli tutti. Il razzismo ormai si è sostituito al lancio di bottigliette, di razzi e di sassi in campo. Non ferisce fisicamente, ma colpisce in maniera altrettanto profonda e vile. Ognuno si nasconde dietro un buu anonimo che 90 volte su 100 non verrà mai individuato e fatto penalmente pagare.

Ma il momento più basso secondo me lo abbiamo raggiunto quando il Milan sconfitto ha accettato di andare a farsi catechizzare dalla curva ultrà, con tutti i giocatori e l’allenatore muto ad annuire, dai capoccia rossoneri, la maggior parte dei quali con precedenti penali. In curva comanda questo tipo di gente e comportamenti come quelli del Milan legittimano tale potere anomalo e distorto. E’ successo qualcosa, in conseguenza di questo? No, nulla. Una semplice chiacchierata rossonera…

Inglobato in un sistema esagerato, costretto a soddisfare troppi altri interessi, e sostanzialmente non suo, lo sport è ormai scardinato dai suoi principi. Il diritto di perdere e il diritto di sbagliare non sono più ammessi, anzi sono utilizzati come ottimo innesco del peggio di se stessi. La figura dell’ultrà guardiano e sacerdote del calcio vero deve finire. Deve essere estirpata e stroncata, perché il calcio è di tutti e non solo loro. Che ce lo hanno rubato.

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