Dalla stimolazione elettrica transcranica una nuova terapia oncologica

Una recente ricerca italiana, guidata dalla neuroscienziata Giulia Sprugnoli, ha dimostrato l’efficacia della stimolazione elettrica transcranica nel ridurre l’apporto di sangue ai tumori maligni del cervello.

La ricerca, pubblicata ad agosto nella prestigiosa rivista Science Advances, ha preso in esame 8 pazienti5 maschi, 3 femmine, con età compresa tra 45 e 80 anni – ospiti del reparto Neurochirurgia all’Ospedale Santa Maria alle Scotte a Siena, che di lì a poco avrebbero subito un intervento chirurgico per rimuovere la massa tumorale. Tutti i pazienti sono stati scelti seguendo le linee etiche di ricerca e sottoposti alla stimolazione elettrica transcranica per tentare di ridurre la massa tumorale.

I risultati sono stati sorprendenti.

Per la prima volta, un gruppo multidisciplinare composto da medici e neuro-scienziati dell’Universita degli Studi di Siena in collaborazione con la Harvard Medical School, ha applicato con successo la tES a pazienti con tumori maligni al cervello.



“Nonostante il trattamento aggressivo che combina neurochirurgia, radioterapia e chemioterapia, i pazienti con glioblastoma o metastasi cerebrale presentano una finestra di sopravvivenza post-diagnosi di circa 12 mesi

introduce Giulia Sprugnoli, prima firma della ricerca.

Cos’è l’elettroterapia o stimolazione elettrica?

L’elettro-terapia (ET) prevede l’applicazione di una corrente elettrica a bassa intensità direttamente nella massa tumorale tramite due o più elettrodi di platino o, indirettamente con elettrodi posti sul tessuto circostante.

La stimolazione elettrica come terapia oncologica è già stata testata in altri studi su numerosi tumori viscerali, da quello ai polmoni a quelli al pancreas. Tutti gli esperimenti confermano la riduzione della massa tumorale – e alcuni persino della recidiva – senza nessun effetto collaterale dopo la terapia.

stimolazione elettrica
La risonanza magnetica funzionale è una metodica di visualizzazione non invasiva dell’attività cerebrale. La fMRI si basa su principi fisici della Risonanza Magnetica Nucleare scoperti negli anni ’40. La fMRI non misura direttamente l’attività cerebrale, ma le risposte emodinamiche (volume sanguigno, flusso cerebrale, ossigenazione dei tessuti, che accompagnano l’aumento dell’attività cerebrale.

Ad esempio in uno studio pionieristico, Jarm e colleghi hanno somministrato per un’ora l’elettroterapia a un gruppo di pazienti con un fibrosarcoma, mediante l’utilizzo di elettrodi posti ai margini del tumore. La perfusione tumorale si è ridotta del 50% a partire da 15 minuti dopo la stimolazione elettrica e ha continuato a ridursi per 24 ore. Inoltre, alla riduzione della perfusione ha fatto eco il restringimento della massa tumorale il giorno dopo l’intervento elettro-terapeutico.

Nonostante l’efficacia comprovata della stimolazione elettrica in tumori somatici, questo è il primo studio che approfondisce la possibilità di trattare il tumore cerebrale mediante una stimolazione elettrica non invasiva.

Inoltre, lo studio prevede l’applicazione della tES in combinazione alla risonanza magnetica, con lo scopo di creare dei modelli cerebrali bio-fisici personalizzati per paziente e rendere così più preciso l’induzione elettrica sulla massa tumorale.

“Negli ultimi due decenni, la stimolazione elettrica transcranica (tES) è stata testata tanto sui soggetti sani quanto sui soggetti con disturbi neuropsichiatrici, con l’obiettivo di modulare o recuperare le funzioni cognitive, motorie e psicologiche. Solo una manciata di studi ha esplorato l’applicazione della tES per modulare il flusso sanguigno nel cervello, e nessuno di questi prevedeva pazienti con tumore al cervello”

continua la scienziata Giulia Sprugnoli nel testo della ricerca.

La riduzione dell’apporto sanguigno causa un diminuito apporto di ossigeno alle cellule tumorali, promuovendo così la necrosi tumorale. Tutta l’elettro-terapia in campo oncologico si basa su questo meccanismo di causa-effetto.

In particolare, nello studio in questione, la riduzione del flusso sanguigno è stata del 26%, nei pazienti con glioblastoma, e del 45%, in quelli con metastasi cerebrale.

I miglioramenti registrati nello studio sono il frutto strabiliante di una singola sessione di stimolazione elettrica da 20 minuti, con un’intensità totale in linea con gli standard di sicurezza di soli 4 mA.

Prima di giocare al lancio delle speculazioni mirabolanti, occore tenere a mente le notevoli limitazioni dello studio.

Innanzitutto, il campione dei soggetti sperimentali è molto piccolo – includendo tra l’altro solo due pazienti con metastasi cerebrale – e rende preclusa l’eventuale generalizzazione dei risultati. In aggiunta, proprio per la limitatezza del campione, lo studio ha grosse limitazioni nell’approfondire un’eventuale correlazione tra la risposta alla stimolazione elettrica e l’esito clinico dei soggetti.

Detto ciò, i risultati incoraggiano e aprono le porte a scenari terapeutici ben al di là dei classici trattamenti oncologici, che hanno il grande inconveniente dell’invasività.

“Noi abbiamo dimostrato che la stimolazione elettrica transcranica consente di ridurre in maniera sicura e non invasiva il flusso sanguigno alla massa tumorale […]. Senza apportare modifiche alle altre regioni cerebrali. […] La stimolazione elettrica sui tumori corporei sembra potenziare l’effetto della chemioterapia. […] La riduzione della perfusione tumorale nei nostri pazienti apre alla possibilità di integrare la tES con la chemioterapia nel trattamento oncologico”.

L’auspicio è quello di aprire una breccia nella ricerca oncologica per indirizzarla verso terapie meno invasive e maggiormente efficienti.

Axel Sintoni

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