Dalla Sicilia un “cunto” per non dimenticare Genova, il G8, vent’anni dopo…

Francesca de Carolis

Di Francesca de Carolis


Un “cunto” siciliano per non dimenticare Genova, il G8: una storia archiviata troppo presto.


Fra meno di un mese l’anniversario di quel terribile fine luglio di vent’anni fa… I giorni del G8 di Genova, che videro una città sconvolta dalla violenza di cui furono vittime uomini e donne, giovani e vecchi, di ogni nazionalità e professione. Una violenza inaudita di cui vittima sarebbe potuto essere chiunque di noi.

E fra le narrazioni e i ricordi che ci saranno, c’è un’iniziativa particolare che ha la bellezza e il fascino delle cose che nascono, come si dice, dal basso. Lo spettacolo viaggiante di Area Teatro, compagnia teatrale siciliana fondata da Alessio e Ivano Di Modica. Che, rielaborato, rimette in scena lo spettacolo, il primo che allora ne parlò, realizzato subito dopo quei giorni.
Alessio e Ivano erano fra i giovani arrivati a Genova per manifestare pacificamente contro i Grandi della Terra, e subito sentirono l’urgenza di raccontare quel che accadde. Urgenza che non è mai morta, anzi.
Per sostenere il loro progetto negli ultimi tre anni la compagnia Area Teatro ha messo in piedi, e con successo, una campagna crowdfunding iniziata il 15 aprile 2020 e che finirà il prossimo 12 agosto (altro giorno della nostra memoria da non perdere, giorno della strage di Stazzema). E ora il “Partigiani della Memoria Tour” è pronto per partire con lo spettacolo, “20 ANNI- Cronache di inizio millennio dal G8 di Genova”. Ancora risalendo l’Italia. Si inizia a Bologna il 4 luglio. Poi la Spezia, Padova, Trento…
Per raccontare intanto a chi oggi ha vent’anni, far incontrare loro le parole, le testimonianze di chi vent’anni aveva allora, e anche “per rimettere in circolazione il sogno di un mondo più giusto, che aveva messo in moto tanti giovani, e che in quei giorni si infranse”…
Ma è un ricordare e testimoniare che farà bene a tutti. Tanto più importante, ritengo, perché mi sono sempre chiesta, da allora, se questo nostro paese ha davvero capito quel che di tremendo accadde in quel fine settimana di luglio del 2001… cosa hanno significato per la nostra democrazia quei terribili giorni di sospensione di ogni diritto, dove la vita delle persone è stata prigioniera di una violenza indiscriminata e arbitraria. Una storia troppo presto archiviata, perché se dopo tanti anni sappiamo tutto, ancora nulla delle responsabilità politiche, su cui sembra caduto un velo. Mentre chi ricorda ancora rabbrividisce all’eco di nomi di luoghi che evocano pestaggi, torture, morte…: Diaz, Bolzaneto, piazza Alimonda… (E, una cosa che ripeto spesso, le cose rimosse sono destinate a ripetersi. Personalmente penso ci sia un unico filo rosso che parte da lontano, attraversa Genova e arriva fino alle ultime vittime nella rivolta delle carceri del marzo dello scorso anno… e mai sarà spezzato, quel filo, se continuiamo a non chiedere conto, come fossero questioni che non ci appartengono).

“La memoria di Genova deve essere della gente”, dicono Alessio e Ivan Di Modica richiamando il motto delle madri di Plaza de Mayo:

“La memoria è la vera libertà del popolo”

E proprio le madri di Plaza de Mayo sono state tra le prime sostenitrici del progetto, insieme alla famiglia di Carlo Giuliani, che in quei giorni perse la vita, e tanti altri… (fra cui, per la cronaca: Vittorio Agnoletto, che fu portavoce del Genova Social Forum nel 2001, il vignettista Vauro, Il musicista e scrittore Massimo Zamboni, la scrittrice Maria Rosa Cutrufelli, il documentarista Antonio Bellia, il giornalista Marco Ciriello, il cantante Cisco Bellotti, il cantautore Enrico Capuano, Renato Di Nicola, del Foro Italiano ed Europeo dei Movimenti per l’Acqua).

E’ ammirevole che tutto questo si sia sviluppato in tempo di pandemia, momento difficile per tutta la cultura. E questo ha un significato non da poco: “è il sintomo di una necessità di teatro e che il teatro indipendente è vivo”.
Due parole su Area Teatro, compagnia indipendente di Augusta, nel cuore del polo petrolchimico più grande d’Europa, che da quando è nata è alla ricerca di un linguaggio universale “che possa parlare alle persone come ascoltatori e portatori di vissuti ed emozioni al fine di creare l’immaginario collettivo, perché le storie non raccontano la realtà ma la forgiano”.

La tecnica narrativa è quella del cunto siciliano, dove il racconto non è solo narrazione orale, ma anche forma, gesto, immagine. E lo spettacolo è la restituzione di una narrazione collettiva che nasce dall’incontro fra chi cunta e chi non passivamente ascolta, ma restituisce l’immagine del proprio cunto. Metodo molto affascinante, che ha fra i riferimenti culturali Mimmo Cuticchio, lo straordinario erede della tradizione dei cuntisti siciliani. E allora, davvero auguri ad Alessio e Ivano di Modica e alla loro compagnia per l’inizio di questo nuovo viaggio che sarà “ballata metropolitana in cui l’antica arte del Cunto siciliano si fa linguaggio vivo e contemporaneo, per trasportare il pubblico in un viaggio lungo… vent’anni.

Ancora una nota, sempre a proposito di Genova.

L’ultimo numero di Internazionale, nell’editoriale annuncia una serie di puntate che racconteranno a chi oggi ha vent’anni cos’accadde quel fine settimana. Limoni, il titolo del podcast sul G8, che è il titolo di una poesia di Montale, che è nato a Genova. Limoni, ancora si ricorda, sono i frutti che Berlusconi chiese di appendere alle fioriere di Palazzo Ducale.

Che coincidenza… Limoni, ancora, sono arrivati quest’inverno dalla Sicilia, come profumato ringraziamento per chi ha sostenuto il progetto “per non dimenticare il G8 di Genova”.

Avrà il sapore aspro del limone questa narrazione… ma anche del colore dei limoni, ne sono certa, la luce…

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