Dalla musica al colore: storie di cantanti che diventano pittori

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Potrebbe sorprendere quanti cantanti e cantautori, dopo aver conosciuto la musica, provino ad approcciarsi alla pittura. In realtà quello dei cantanti-pittori è un fenomeno molto diffuso e che non accenna a diminuire, anzi. Sono molti i nomi noti e ci sono anche tantissimi italiani.



Da Bob Dylan a David Bowie, i cantanti-pittori

Se David Bowie crea volti espressionisti e vicini a quelli di Francis Bacon, Bob Dylan preferisce dipingere i temi che tanto riecheggiano nelle sue canzoni, come la ormai celebre . I due cantautori sono solo alcuni dei nomi noti della storia della musica che hanno trasferito le loro emozioni anche sulla tela.

Joni Mitchell non nasconde, nei suoi quadri, la sua raffinata sensibilità, rifacendosi alla malinconia di Van Gogh. Franco Battiato, invece, ha un tratto essenziale tanto quanto spirituale.
Anche i Beatles ci hanno provato: John Lennon ha preferito il disegno alla pittura, ritraendosi anche con Yoko Ono, mentre Ringo Starr e Paul McCartney hanno preferito dipingere su tela.

Paolo Conte, per esempio, non ne ha mai fatto mistero:

Nella mia vita il vizio della pittura è molto più vecchio rispetto a quello della musica. Risale a quando ero bambino, poi magari sono stato anni senza toccare pennelli o matite. Da piccolino disegnavo trattori. Crescendo ho disegnato donne nude e musicisti di jazz.

Proprio per via di questo suo lavoro pittorico consistente, ormai conosciuto anche grazie alle varie mostre, all’estero e in Italia, come quella a Castel Sant’Angelo con Battiato e Dario Fo, nel 2007 ha ricevuto la laurea honoris causa in Pittura dall’Accademia di Belle Arti di Catanzaro.

Diventa quindi interessante il paragone fra il lavoro pittorico e quello musicale: in un modo o nell’altro, c’è sempre una correlazione, l’anima dell’artista traspare necessariamente in ogni campo.
Non deve apparirci strano: gli artisti, ben prima dei musicisti, avevano già compreso come la pittura fosse simile alla musica. L’intero lavoro di Kandinskij era un tentativo di trasferire la musica, con tutte le sue regole, in pittura. Goethe, addirittura, sosteneva un paragone fra i colori, così come li percepiamo, e le ottave musicali.

L’arte (dei musicisti) in mostra

Sono ben note le mostre di Bob Dylan, come “The Beaten Path” nel 2016 e “Mondo Scripto” del 2018, entrambe a Londra. Abbiamo visto che anche Paolo Conte e Franco Battiato hanno esposto, il primo più del secondo.
C’è un interesse, nel mondo dell’arte, a congiungere queste due discipline. Ci sono stati vari tentativi nobili al riguardo, sia all’estero che in Italia, suscitando l’attenzione del pubblico.

Uno dei più interessanti, a livello italiano, è stato “In my secret life”, a cura di Massimo Cotto partita da  Forte di Bard in Val d’Aosta nel 2009, con molti nomi del panorama musicale italiano. Si sono riscoperti pittori Roberto Vecchioni, Vinicio Capossela, Jovanotti, Francesco Renga, Teresa De SioIvan Cattaneo – laureato all’Accademia di Belle Arti di Brera. La mostra, itinerante, ha raccolto i lavori di ben 104 artisti nella tappa di Genova e comprendeva anche opere di Dario Fo, Leonard Cohen, Janis Joplin, Miles Davis e Frank Zappa.

Insomma, non resta che stupirsi ogni volta sempre di più: l’arte, con la sua bellezza ed espressività, può contaminare ogni modalità espressiva di chi decide di lasciarsi incantare. Che sia con una tela o con un microfono, si possono creare magie.

Giulia Terralavoro

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