Si tende a guardare al presepe quale simbolo indiscusso della nascita di Cristo e a considerare l’abete quale mero simbolo della commercializzazione del Natale. Alle origini pagane dell’albero si fondono, in realtà, elementi biblici, i quali hanno contribuito a definire l’attuale significato della festività natalizia.
Agli albori del Natale: la festività del Sol Invictus
La tradizione dell’albero di Natale affonda le sue radici nel mondo pagano. Tutto avrebbe avuto origine nella Roma del tardo Impero, ove, in aderenza alla religione del Sol Invictus, si era soliti celebrare il Dies Natalis Solis Invicti, ossia il “Giorno della nascita del Sole Invitto”. A fine dicembre, il sole andava incontro a una vera e propria rinascita, preparandosi a regalare all’uomo, mediante giochi di luce, nuovi spettacoli naturali. La luce del giorno cominciava, infatti – a seguito del solstizio d’inverno -, a dominare sul buio della notte.
I festeggiamenti prevedevano l’intonazione – intorno ad un cipresso – di canti utili all’invocazione del dio Sole, appellativo con cui si faceva, più propriamente, riferimento alle divinità di Helios, El-Gabal, Mitra e Apollo. Oggetto dell’orazione era, inoltre, la fertilità: fili d’argento, simbolo della dimensione femminile, e fili d’oro, simbolo della dimensione maschile, ornavano il cipresso, intrecciandosi – in allusione al mito greco di Amore – reiteratamente. All’intonazione dei canti faceva seguito la distribuzione di doni, quali frutta secca e frutta fresca, rispettivamente simbolo del vecchio -e, cioè, della continuità con il passato – e del nuovo.
La festività conobbe numerosi adepti anche tra i primi cristiani. Sarà, poi, l’imperatore Costantino – a seguito della sua conversione al cristianesimo – a trasformare il Dies Natalis Solis Invicti nel giorno della Natività del bambino di Betlemme, attribuendo valenza cristiana a una celebrazione pagana. L’albero come simbolo della solennità sarebbe, da quel momento, scomparso, per poi riaffiorare – in maniera definitiva – assai più tardi.
Il simbolismo dell’albero nella sacra Bibbia
L’elemento dell’albero sembrerebbe fare, a più riprese, la sua comparsa all’interno della Bibbia. Il destino stesso dell’umanità sarebbe derivato – stando al libro della Genesi – da un albero. Non è, forse, a causa dell’albero della conoscenza che Dio avrebbe privato l’uomo dell’immortalità? Non è, forse, a causa del frutto di quell’albero che l’uomo sarebbe stato condannato a fronteggiare le avversità dell’esistenza?
All’albero della conoscenza – albero divenuto simbolo del peccato – si affiancava e si contrapponeva, nel giardino dell’Eden, l’albero della vita, simbolo, invece, di una vita esente da preoccupazioni. È proprio da un ramoscello dell’albero della vita che – secondo una leggenda – sarebbe stato ricavato il legno della croce. L’albero della vita è, pertanto, connesso alla missione salvifica di Cristo nei confronti dell’umanità: il figlio di Dio, al fine di liberare l’uomo dal peccato originale, avrebbe deciso di morire sulla Croce.
I cattolici stessi avrebbero, poi, fornito un’interpretazione allegorica dell’usanza dell’albero: intento dell’addobbo era quello di celebrare il legno della Croce, croce attraverso cui Cristo aveva redento il mondo. La solennità del Natale sembrava, dunque, incentrarsi sulla celebrazione del figlio di Dio quale “Salvatore del mondo”, alludendo già alla resurrezione mediante la quale Dio incitava il popolo alla conversione. Emblematico è, a tal proposito, l’uso della similitudine – tra albero della vita e Croce – ad opera di alcuni missionari cristiani: questi se ne sarebbero serviti al fine di convertire, tra l’VIII e il X secolo, i popoli germanici dell’Europa centro-settentrionale.
Nel Medioevo si cominciò a guardare ai riti pagani come a una prefigurazione della rivelazione di Cristo: l’albero si faceva simbolo di Gesù, inteso quale linfa vitale, e della Chiesa, intesa quale giardino di Dio sulla terra. Ricreare il paradiso in terra era l’obiettivo cui mirava un gioco all’epoca praticato in Germania, il “gioco di Adamo ed Eva“. Nelle piazze – e davanti le chiese – venivano addobbati, con luci, festoni e cibo, alberi di frutta. Questi sarebbero stati, in seguito, sostituiti da abeti, ritenuti – poiché sempreverdi – magici: la tradizione narra che a conferirgli il colore sarebbe stato lo stesso Gesù, come ringraziamento per la protezione che gli alberi gli avevano offerto mentre era inseguito dai nemici.
L’abete tra passato e presente
La comparsa dell’abete nelle case si deve probabilmente a Martin Lutero, fondatore del protestantesimo. Si narra che, durante la notte di Natale, egli avesse deciso di sradicare un abete del bosco e di portarlo, come simbolo della nascita di Cristo, ai propri bambini. Egli avrebbe, inoltre, introdotto l’uso di posizionare le candele sui rami dell’albero: come le stelle di Dio illuminavano la notte, le candele avrebbero illuminato le case.
Le luci elettriche fecero la loro comparsa tra i rami del sempreverde solo nel 1822, quando Edward H. Johnson, socio dell’inventore Thomas Edison, illuminò, con ben 80 lampadine, il proprio albero di Natale sulla Fifth Avenue. A ricalcare le orme di Johnson sarebbe stato, nel 1895, il presidente degli Stati Uniti, Grover Cleveland, sponsorizzando, alla Casa Bianca, il primo albero di Natale illuminato con lampadine elettriche.
Pioniera nell’addobbo dell’albero di Natale in Italia fu la regina Margherita, la quale, nella seconda metà dell’Ottocento, ne fece erigere uno al Quirinale.
Ad introdurre la tradizione di innalzare l’abete in Piazza San Pietro sarebbe stato, invece, Giovanni Paolo II: egli si sarebbe, così, fatto portavoce dei significati cristiani dell’albero, quei significati che, col tempo, avevano soppiantato le allegorie pagane.