Dal Marocco alla Libia: cosa cambia dopo i disastri

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Dal Marocco alla Libia: cosa cambia dopo i disastri

L’Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) ha ospitato un incontro online, sui disastri che riguardano Marocco e Libia  devastati da due calamità naturali e sul loro impatto. L’evento si è svolto ieri  21 settembre in diretta sul sito, e i canali dedicati, dell’ISPI. Hanno partecipato: Riccardo Fabiani (International Crisis Group), Aldo Liga (ISPI), Federica Saini Fasanotti (ISPI), Michele Servadei (UNICEF).

Dal Marocco alla Libia: cosa cambia dopo i disastri. Qual è l’impatto? Si è svolto eri, in diretta streaming nel podcast The World This Week di ISPI, l’incontro online che ha affrontato le recenti catastrofi che hanno colpito il Marocco e la Libia. In particolare, il forte terremoto avvenuto l’8 settembre nella regione di Marrakech dell’Alto Atlante. Il più forte mai registrato nel paese, che ha causato almeno 3.000 morti. Inoltre, si è discusso dell’alluvione che ha portato al crollo di due dighe e all’inondazione della città di Derna nell’est della Libia. Causando danni significativi, con almeno 20.000 vittime e oltre 40.000 sfollati.

Questi due disastri naturali hanno sollevato preoccupazioni non solo in termini di perdite umane e danni materiali, ma anche per quanto riguarda le implicazioni politiche, sociali ed economiche. Oltre che la proiezione internazionale. Le disuguaglianze sociali, le problematiche socio-economiche e la gestione del territorio sono emerse come temi critici. Inoltre, l’impatto del cambiamento climatico è diventato sempre più evidente in una regione che si sta riscaldando più velocemente della media mondiale.

L’evento, si è proposto di andare oltre le circostanze specifiche di questi due disastri e di esplorare l’impatto geopolitico su tutta la regione del Maghreb. Compresi la Libia e il Marocco. Gli autori hanno discusso di come questi eventi possano influenzare la politica e la situazione geopolitica nella regione. Una “tavola rotonda” con esperti come Federica Saini Fasanotti del Quinn ISPI, Riccardo Fabiani del progetto Nordafrica presso l’International Crisis Group e Michele Servadei, rappresentante dell’Unicef.

Nel caso della Libia, Michele Servadei ha descritto la devastazione a Derna, le sfide umanitarie e logistiche e l’importanza del coordinamento degli aiuti internazionali per affrontare questa grave situazione

Alcuni punti chiave includono:




In generale, il dibattito evidenzia la gravità della situazione a Derna e la necessità di un intervento coordinato per affrontare le criticità immediate e prepararsi per la ricostruzione a lungo termine. Servadei nota che, in questa situazione, la Libia ha chiesto aiuto e ha ricevuto risposte positive da parte della comunità internazionale.

Tuttavia, gestire l’aiuto e la ricostruzione sarà un compito complesso, dato il contesto politico instabile del paese. Infine, si sottolinea che Derna era già una città martoriata prima di questa catastrofe, e la crisi attuale rappresenta un ulteriore aggravamento delle condizioni già difficili che la popolazione locale stava affrontando.

Federica Saini Fasanotti, esperta di Libia fornisce un quadro generale, ed esaustivo, della situazione e del ruolo di Derna e di ciò che rappresenta per la storia recente della Libia. Ma anche sulla coordinazione fra i diversi attori umanitari.

Derna è sempre stata una città problematica per qualsiasi governo che abbia governato la Libia dopo l’era di re Idris. Perfino Gheddafi ha represso duramente la città negli anni ’90, durante il periodo del grande terrorismo islamista. In quegli anni, chiunque fosse considerato diverso dal regime subiva una repressione violenta. Derna era un centro importante in questo contesto.

Inoltre, a partire dal 2014, l’ISIS (Daesh) ha iniziato a stabilire una presenza significativa a Derna, estendendosi inizialmente nella regione della Cirenaica e successivamente nelle zone circostanti. Tra cui Sirte nella parte centrale, fino a raggiungere la Tripolitania.

Il leader dell’ISIS, Abu Bakr al-Baghdadi, aveva menzionato specificamente un “vilayet” (provincia) cirenaico. Il generale Khalifa Haftar, sostenitore della fazione politica orientale nota come “House of Representatives” (HOR), abbia condotto una campagna militare dura contro la città. Mentre era impegnato anche in operazioni a Bengasi. Ciò ha causato danni urbani estesi e distruttivi.

Un problema aggiuntivo è la questione degli aiuti inviati per la ricostruzione di Derna. Sebbene siano stati raccolti notevoli fondi, sembra che gran parte di essi non sia mai stata utilizzata per la città. Anche il governo di unità nazionale di Tripoli ha stanziato fondi per la manutenzione delle dighe nella zona, ma è stato sollevato il dubbio che questi fondi possano essere mal gestiti o scompaiano.

Un rapporto di un analista libico, datato novembre 2022, indica che in passato erano stati stanziati fondi, seppur in quantità limitate, non utilizzati. Quindi il problema riguarda l’ultimo stanziamento di fondi, provenienti dall’interno della Libia e non da fonti esterne. Capire se questi fondi verranno effettivamente utilizzati per il loro scopo previsto o se finiranno persi nella corruzione e nell’inefficienza amministrativa libica.

L’impatto economico e politico del terremoto che ha colpito Marrakech lo scorso 8 settembre è stato rilevante, come osservato da Riccardo Fabiani, direttore del progetto Nordafrica presso International Crisis Group.

In Marocco, la situazione politica ed economica dopo il terremoto di Marrakech è diventata una questione di legittimità e legittimazione per la monarchia. Principale attore politico del paese. Il terremoto, inizialmente un’emergenza umanitaria, ha assunto nel tempo anche un ruolo di conferma o contestazione dell’autorità politica.

La monarchia marocchina sta cercando di rafforzare la sua legittimità agli occhi della popolazione, dimostrando capacità di gestione delle emergenze. Questo sforzo è parte di una narrativa sovranista e nazionalista che è stata predominante in Marocco negli ultimi anni. Il messaggio principale del re è stato che il Marocco non è un paese debole e può affrontare l’emergenza da solo, senza bisogno di aiuti internazionali.

La discussione si sposta sulla ricostruzione, con un ambizioso piano quinquennale del valore di 12 miliardi di dollari. Questo solleva domande sulla fonte di finanziamento e sull’impatto economico a breve termine del terremoto. Oltre ai 3000 morti, ci sono sfollati, danni all’agricoltura e la necessità di supportare economicamente coloro che hanno perso le loro attività.

In sintesi, il terremoto ha influenzato la politica e l’economia marocchina, con la monarchia che cerca di rafforzare la sua legittimità attraverso una gestione efficace dell’emergenza e un ambizioso piano di ricostruzione. Tuttavia, rimangono sfide significative per il paese in termini di finanziamento, impatto economico e supporto alle comunità colpite.

Il Marocco ha adottato una politica di selezione degli aiuti internazionali in seguito al terremoto. Accetta assistenza solo da quattro paesi: Spagna, Emirati Arabi Uniti, Qatar e Regno Unito. Questa scelta è una chiara strategia di diplomazia degli aiuti mirata a rafforzare legami specifici e ad evitare coinvolgimenti scomodi.

La Spagna è diventata un alleato strategico del Marocco, specialmente dopo un cambio di posizione del governo spagnolo sulla questione del Sahara occidentale. Gli Emirati Arabi Uniti e il Qatar sono anch’essi considerati alleati chiave del Marocco nel Golfo, con posizioni simili sulla sovranità del Sahara occidentale. Anche il Regno Unito, sebbene non sia parte degli alleati più stretti, mantiene relazioni diplomatiche cordiali con il Marocco.

Il Marocco ha rifiutato l’assistenza offerta dalla Francia e dall’Algeria a causa delle posizioni di questi due paesi che il Marocco considerava contrarie ai suoi interessi nazionali. Questa politica serve a preservare l’immagine di forza del Marocco sia internamente che internazionalmente, specialmente riguardo alla questione del Sahara occidentale.

Inoltre, il Marocco considera il Sahara occidentale come una lente attraverso cui guarda le sue relazioni internazionali, sottolineando quanto sia centrale questa questione nelle sue decisioni diplomatiche.

La situazione umanitaria in Libia presenta diverse sfide. Michele Servadei afferma che, sebbene il paese abbia fatto progressi economici grazie ai ricavi petroliferi, manca un budget ufficiale a causa dell’assenza di elezioni.

Ciò ha portato a una carenza di investimenti nei servizi sociali. Influenzando l’istruzione, la sanità e l’accesso all’acqua. Il settore dell’acqua è critico poiché le risorse sotterranee non si ricaricano, creando potenziali conflitti futuri. Nel sud della Libia, la situazione sociale è peggiore rispetto alla media nazionale.

La migrazione è un problema significativo, con oltre 800.000 migranti e rifugiati in Libia, di cui 50.000 sono rifugiati. La recente crisi in Tunisia ha ulteriormente complicato la situazione. Molti migranti si trovano in situazioni precarie e molti sono detenuti illegalmente. La questione è complessa e la Libia ha obblighi internazionali.

Gli sforzi sono concentrati sulla prevenzione della migrazione verso l’Europa, ma ciò ha portato a una limitazione dell’attenzione sui servizi sociali per coloro che sono già in Libia. Questa situazione rappresenta una sfida nel soddisfare le esigenze dei migranti e stabilizzare il paese.

Il ritratto dell’attuale situazione politica in Libia e delle possibili prospettive concrete per una soluzione unitaria in un futuro prossimo

Federica Saini Fasanotti offre un’analisi complessiva della situazione politica in Libia caratterizzata da una serie di conflitti e cambiamenti di governo. Descrive un paese diviso in due fazioni con un governo frammentato, un alto grado di armamentismo e un’assenza di controllo statale effettivo. Una politica marcata da cambiamenti frequenti nei leader politici e dalla mancanza di un governo centrale forte. Evidenzia anche l’importanza dei personaggi chiave come Fayez Serraj, Dbeibeh, Haftar e Fathi Bashagha nella politica libica. E come abbiano cambiato ruoli nel corso del tempo.

Inoltre, sottolinea che la situazione politica è ulteriormente aggravata dalla mancanza di unità tra i politici libici e dalla loro incapacità di soddisfare le aspettative dei cittadini. La negligenza politica. La mancanza di un centro di potere reale.  La mancanza di leadership efficace e di azioni politiche adeguate ha portato a gravi conseguenze in Libia. Nonché alla delusione nei confronti della classe politica libica sono evidenziati come problemi fondamentali.

Infine, confronta la situazione in Libia con quella in Marocco, notando che mentre in Marocco è stato un terremoto a causare danni imprevedibili, in Libia, la mancanza di azione da parte dei leader politici ha portato a gravi conseguenze, come nel caso della diga di Derna.

La fase di “poli crisi” del Nord Africa, caratterizzata dalla convergenza di diverse crisi simultanee. Compresa la crisi climatica, che ha impatti politici ed economici significativi nella regione

Questi impatti, afferma Riccardo Fabiani, includono la diminuzione dei raccolti e la ridotta resilienza delle risorse naturali in paesi come il Marocco e l’Algeria. Tuttavia, manca un adeguato sforzo di adattamento climatico in questi paesi, nonostante la necessità di investire in strategie per mitigare gli impatti negativi del cambiamento climatico.

Un problema fondamentale è la fragilità politica e la governance in questi paesi, che rende difficile pianificare e attuare misure di adattamento climatico. La situazione politica instabile, l’instabilità economica e il crescente costo del debito aggravano ulteriormente le sfide. Inoltre, la mancanza di leadership globale nell’affrontare la crisi climatica crea ulteriori incertezze e complessità.

In sintesi, il Nord Africa è già colpito dal cambiamento climatico, ma la complessa situazione politica ed economica nella regione rende difficile prepararsi in modo adeguato a questi cambiamenti. Le sfide includono la mancanza di risorse finanziarie, le tensioni geopolitiche e l’incertezza globale sulla leadership nella lotta contro il cambiamento climatico.

L’impatto politico delle proteste a Derna

Federica afferma che, attualmente, è difficile prevedere un rovesciamento del potere in Libia a seguito delle proteste a Derna. La situazione è ancora nell’ambito dell’emergenza e il generale Haftar ha affrontato sfide significative in passato. Inoltre, il portavoce dell’esercito di Haftar ha espresso sorpresa per le proteste attuali, suggerendo una mancanza di consapevolezza della gravità della situazione. Con una popolazione così devastata e provata dagli eventi recenti, è improbabile che ci siano proteste significative nel breve termine, sebbene possano verificarsi in futuro.

L’impatto psicologico e le difficoltà nella gestione degli aiuti dovute alla divisione politica tra i due paesi

Per Michele Servadei, l’evento a Derna ha avuto un impatto psicologico sulla popolazione, con alcuni segnali positivi di solidarietà tra i libici. Tuttavia, è improbabile che questo impatto psicologico si traduca immediatamente in cambiamenti politici significativi. O nell’accordo per le elezioni. La presenza di due entità governative in Libia e la coordinazione degli aiuti da parte delle Nazioni Unite sono sfide complesse.

Ci sono molte “coordination cells” locali che gestiscono gli aiuti, alcune direttamente all’est e altre all’ovest. Questa complessità nella distribuzione degli aiuti può rendere difficile la coordinazione. Attualmente, gran parte degli aiuti destinati a Derna è controllata dall’est. La frustrazione della popolazione locale potrebbe influenzare la situazione di sicurezza, il che a sua volta può ostacolare gli sforzi di assistenza e le operazioni delle Nazioni Unite.

La legittimità performativa cercata dalla monarchia marocchina

Riccardo fabiani parla dell’assenza frequente del re dal Marocco e come questa assenza sia legata alla governance del paese. Evidenzia che il Marocco ha un modello di governo estremamente verticale, con il potere concentrato nelle mani del re e del suo circolo di consulenti. L’assenza del re rende il sistema di governo meno efficiente e più lento.

Tuttavia, nonostante ciò, la monarchia continua a essere vista positivamente dalla maggior parte dei cittadini marocchini. Poiché offre stabilità e benessere rispetto ad altri paesi della regione. La questione sollevata è come funzioni la macchina decisionale in assenza del re e come questa situazione possa influire sul paese. Si nota che negli ultimi mesi, la presenza del re è aumentata. Specialmente dopo il terremoto, e il re ha cercato di mandare segnali di leadership attraverso canali politici e di comunicazione.

 

Felicia Bruscino 

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