Dal gioco d’azzardo al caporalato: i nuovi business dei clan criminali pugliesi

business dei clan criminali pugliesi

Sempre più gruppi criminali ma propensi a stringere alleanze per scopi economici. La recente relazione della DIA offre un aggiornamento sulla situazione dei nuovi business dei clan criminali pugliesi e sulle loro interazioni con figure di potere, che spaziano dalla sfera politica all’ambito economico.

La relazione del Ministero dell’Interno al Parlamento sulle attività della Direzione investigativa antimafia (DIA) ha rivelato un panorama criminale pugliese caratterizzato da frammentazione e una spiccata capacità di costruire alleanze. La focalizzazione principale della relazione è sulla criminalità organizzata presente in Puglia, con un approfondimento che si estende su circa cinquanta pagine. Questa analisi dettagliata include mappe che illustrano, provincia per provincia, la dislocazione dei vari clan criminali che operano nella regione.

Uno degli aspetti salienti evidenziati nella relazione è la tendenza dei gruppi criminali a “esercitare variegate modalità di controllo militare del territorio“. In particolare, emergono tre principali ramificazioni criminali: le mafie foggiane, la camorra barese e la sacra corona unita. Queste organizzazioni, storicamente legate alla ‘ndrangheta e alla camorra cutoliana, hanno sviluppato “elaborazioni criminali originali e autoctone” alimentate soprattutto dal narcotraffico ed estorsioni.

Tuttavia, le attività criminali di questi gruppi non si limitano a queste fonti di guadagno. La relazione mette in luce l’approccio “marcatamente imprenditoriale” dell’infiltrazione mafiosa, che cerca di intercettare risorse pubbliche e private. Questi gruppi criminali si sentono a proprio agio nei mercati emergenti, come il gioco d’azzardo online e le risorse pubbliche destinate a grandi appalti e affidamenti diretti. La reazione alle infiltrazioni mafiose ha portato allo scioglimento del consiglio comunale di Foggia e, più recentemente, di Orta Nova nell’ottobre 2022.

La relazione descrive due aspetti distinti delle attività criminali dei clan. Da un lato, ci sono gruppi specializzati nella ricettazione di veicoli rubati e nell’assalto a blindati portavalori e bancomat. Dall’altro lato, questi gruppi criminali mostrano una disponibilità ad affiancare l’economia convenzionale, come nel caso del caporalato nell’agricoltura, sfruttando la manodopera dei migranti, spesso in condizioni disumane.


Leggi anche “Repubblica fondata sul lavoro, non sul caporalato”

Nelle campagne, è comune l’azione di gruppi che impongono servizi di guardiania abusiva, minacciando danni alle coltivazioni, agli allevamenti e agli impianti fotovoltaici. La relazione mette in evidenza anche l’ingerenza delle organizzazioni criminali nel settore agroalimentare, noto come “agromafia”, che esercita un notevole controllo sul settore agroalimentare nella regione.

Mentre la violenza e l’abbondante disponibilità di armi continuano a caratterizzare l’azione dei gruppi mafiosi nella metà settentrionale della regione, nelle restanti provincie sembra che i clan riescano a mantenere il controllo del territorio grazie a una capacità di intimidazione radicata nel tempo. La relazione sottolinea che, in alcune circostanze, la violenza è funzionale al reclutamento di nuove leve, creando una “dinamica darwiniana” che mira a “selezionare i più forti”.

La relazione del Ministero dell’Interno offre uno sguardo dettagliato sul complesso panorama criminale della Puglia, evidenziando la necessità di affrontare in modo decisivo le attività criminali che minano la sicurezza e l’integrità della regione.

Exit mobile version