Un piccolo gesto di gratuità cambia la giornata: è una piccola rivoluzione, rinnova il grigiore quotidiano in cui troppo spesso ci si trova sommersi. Parlando di gesti quotidiani, la tradizione del popolo campano ha ancora molto da insegnare: il più emblematico è forse quello del “caffè sospeso“.
” ‘O cafè suspiso “: le origini
Secondo la tradizione napoletana, chi entra in un bar ordinando un “caffè sospeso” beve un caffè pagandolo al prezzo di due. Questo perchè il secondo caffè pagato rimane, appunto, in “sospeso”, a disposizione dei più bisognosi che non possono permetterselo, ricevendo un caffè gratis. Le origini di questo gesto d’altruismo non sono del tutto certe, diverse versioni si alternano tra loro.
Una prima versione sostiene che nasca in tempi di guerra, quando gli uomini più facoltosi, per sopperire alla fame e alla disperazione dei meno abbienti, offrivano loro un caffè rimanendo nell’anonimato. Ciò permetteva ai più poveri di gustare la prelibata bevanda napoletana e riposarsi al caldo dentro il bar.
Un’altra versione vedrebbe la sua nascita durante le dispute per pagare il caffè: capitava infatti tra amici, discutendo tra chi dovesse pagare o chi avesse già pagato, che si finisse a pagare un caffè che non si era preso. Nel caso in cui succedeva ciò si lasciavano i soldi a credito del cliente successivo, chiunque esso fosse. Quest’ultima versione è certamente più conforme all’indole napoletana; come disse Luciano de Crescenzo in un libro sul “caffè sospeso”:
Quando un napoletano è felice per qualche ragione, invece di pagare un solo caffè, quello che berrebbe lui, ne paga due, uno per sé e uno per il cliente che viene dopo. È come offrire un caffè al resto del mondo…
Una tradizione contagiosa
Nel 2012 nasce la Onlus “1Caffè” che propone durante l’anno eventi socio-culturali a sostegno dei più bisognosi. Negli scorsi anni, l’idea del caffè sospeso è stata accolta e portata ben oltre la regione campana, contagiando tutta la penisola (e non solo) con una particolarità: invece che offrire un caffè molti locali offrono chi una pizza, chi un panino o addirittura capi di abbigliamento. L’esempio più recente è quello di una giovane fornaia di Prato, che propone il “panino in sospeso“. Al “Panificio da Sara” è possibile lasciare, a discrezione del cliente, un’offerta che si converte in uno scontrino. Gli scontrini vengono poi esposti nel locale a disposizione dei più poveri.
Anche a Bologna sono numerose le iniziative. Si pensi che fu lo stesso Lucio Dalla nel 2012 (anno purtroppo anche della sua morte) a portare la tradizione nel capoluogo emiliano. L’iniziativa venne subito accolta dal “Caffè Accademia” di Via Guerrazzi, uno dei posti più amati dal cantautore. Oppure l’associazione “Alliance of Guardian Angels“, che lascia sparsi per la città capi di abbigliamento “in sospeso”. L’iniziativa più recente è quella del bar “Il panino” in via Galliera, la cui idea di offrire panini ha ispirato la giovane fornaia di Prato.
Carità e solidarietà
Nessuna carità, semmai solidarietà!
Questo è uno degli slogan proposti a sostegno della vendita di panini, ma cosa c’è alla base di un gesto così semplice? Da una parte vi è uno che offre qualcosa a qualcun altro gratuitamente. Dall’altra parte vi è il bisognoso, che non ha niente e cerca qualcosa che lo sazi. Quando si ha bisogno e non si sa come andare avanti, chiedere diventa l’unica cosa da fare, ma al tempo stesso la più difficile. La solidarietà, quella di chi sostiene e aderisce a queste iniziative, è degna di lode, se non di più, ma credo non sia sufficientemente adeguata a descrivere questa dinamica umana. Non si tratta solo di dire “Sono dalla tua parte”, ma “Ti voglio bene, chiunque tu sia”: come un abbraccio discreto e fraterno, quello della carità.
Jacopo Senni