Curcuma: si fa presto a parlare di scoop
Le proprietà medicinali della radice di Curcuma sono note in Oriente da millenni. Essa è l’ingrediente di antiche preparazioni fitoterapiche cinesi ed indiane, oltre ad essere la spezia base per la composizione del curry.
Le virtù della Curcuma nonché il suo meraviglioso color giallo oro sono dovuti ai curcuminoidi e in particolare alla curcumina, una molecola altamente poliedrica. Essa è infatti in grado di interagire con diversi target biologici agendo da vero e proprio fitoterapico multitarget.
Alla curcumina sono state attribuite diverse attività benefiche per la salute dell’uomo, quali: antitumorale, antiossidante, antinfiammatoria, antimicrobica, antivirale, ipoglicemica e cicatrizzante; inoltre la curcumina è indicata per la sua efficacia terapeutica in numerose malattie croniche come: psoriasi, malattie infiammatorie intestinali, artrite reumatoide, lupus eritematoso sistemico, sclerosi multipla ed il diabete. Tuttavia, alcuni ricercatori sostengono che, all’interno di quella spezia dall’aspetto giallo dorato che è la curcuma, si celi un ingannatore chimico. L’annuncio proviene da uno studio scientifico di Kathryn Nelson e dei suoi colleghi e la notizia rimbalza poi su alcuni giornali. Secondo tale studio retrospettivo, la curcumina, il principio attivo della curcuma, sarebbe una delle sostanze naturali tra le più ingannevoli. “La curcumina è un monito“, afferma Michael Walters, un chimico farmaceutico dell’Università del Minnesota a Minneapolis, e co-autore principale della revisione critica sulla curcumina, pubblicata l’11 gennaio 2017 (K. M. Nelson et al. J. Med. Chem).
Gli screening farmacologici controllano se una sostanza chimica si attacca ad un sito di legame di una proteina implicata in una malattia, un indizio che può essere il punto di partenza per lo sviluppo di un nuovo farmaco. Ma alcune molecole, come la curcumina, sembrano mostrare una simile attività specifica pur non presentandola. Queste sostanze rientrano tra quelle definite PAINS (pan-assay interference compounds) e IMPS (invalid metabolic panaceas), ovvero sostanze in grado di interferire con i test in vitro ed in vivo. “La curcumina è un po’ un testimonial di queste molecole promiscue che si manifestano spesso nei test”, afferma James Inglese, che dirige la sezione per lo sviluppo dei test e della tecnologia di screening al National Center for Advancing Translational Sciences del prestigioso National Institutes of Health (NIH), Stati Uniti. Ma com’è possibile tutto questo? Può bastare davvero una revisione critica a smontare antiche tradizioni ed anni di studi che avvalorano i benefici della curcuma e della curcumina? Assolutamente no. Basta consultare la banca dati on line sugli studi scientifici (PubMed), e cercare curcumina per intuire in fretta quanto le conclusioni a cui giungono gli autori di questa revisione siano superficiali ed affrettate.
In letteratura scientifica ci sono oltre 12.000 studi pubblicati sulla curcumina; più di 80 di questi studi sono proprio quelli cosiddetti molto rigorosi (cioè in doppio cieco verso placebo).
Inoltre, in diretta contrapposizione alle affermazioni di Nelson e colleghi, altri studiosi, medici e ricercatori, hanno pubblicato in riviste scientifiche lettere e lavori che rivedono ed evidenziano i punti deboli condotti in quella ricerca, e nelle conclusioni in essa riportate.
Come ogni cosa, la revisione di Nelson e colleghi ha luci ed ombre. Leggendo attentamente il lavoro pubblicato, si può notare come la prima parte, molto tecnica e comprensibile solo a chi è del settore, mette in evidenza alcune verità reali ed importanti relative alla curcumina. Essa infatti ha una cattiva ADME cioè, un pessimo Assorbimento, scarsa Distribuzione all’interno dell’organismo, cattivo Metabolismo ed una rapida Eliminazione. Tutte queste sono caratteristiche ben note della curcuma e del suo principio attivo curcumina ed è per tale motivo che da tempo gli studiosi sanno che occorre migliorare le composizioni a base di curcuma affinché aumenti l’assorbimento della curcumina ed anche la durata della sua vita nel nostro corpo.
Così, dei sopra citati 80 studi rigorosi, la maggior parte sono con curcuma formulata.
A conferma di ciò, uno studio recentemente pubblicato dai ricercatori dell’Università dell’Illinois, ha evidenziato che combinando la curcuma con il platino si possono risolvere i problemi di assorbimento della curcumina, aprendo una porta per combattere efficacemente alcuni tumori.
Tale notizia viene ripresa in diverse testate giornalistiche proprio in questi giorni.
Paradossalmente, con la revisione critica di Nelson e colleghi, è stato ulteriormente amplificato il tam tam che sottolinea i benefici della Curcuma e del suo principio attivo, la curcumina; quindi quello che appariva come uno scoop si è rivelato presto un flop, dando ulteriore slancio alla ricerca scientifica sugli effetti salutistici di questa molecola.
Maria Di Naro